ARRIVEDERCI, AMORE MAO - IN CINA L'ASSISTENTE DELLA CORRISPONDENTE DEL QUOTIDIANO TEDESCO “DIE ZEIT” FATTA SPARIRE NEL NULLA - LA GUERRA DI PECHINO AI MEDIA STRANIERI, PUGNO DI FERRO SUGLI INTERPRETI

Giampaolo Visetti per “la Repubblica”

MIAO ZHANG KOECRITZMIAO ZHANG KOECRITZ

 

Gli assistenti cinesi dei corrispondenti esteri dai sei mesi vivono nel terrore. Temono per se stessi e per i propri famigliari. I media per cui lavorano chiedono loro di supportare i giornalisti nella ricerca della verità sui fatti che stanno mutando il profilo della Cina.

 

Traducono i documenti ufficiali, sbrigano le pratiche, fanno gli interpreti, rintracciano le fonti. Le autorità da cui dipendono, a partire dal ministero degli Esteri, li sottopongono però a crescenti pressioni quotidiane, minacciando il pugno di ferro contro i «comportamenti anti-patriottici ». La definizione vaga serve a punire chiunque e in qualsiasi momento, senza la necessità di accuse precise.

 

L’assistente cinese, oltre che un obbligo, per un corrispondente è una necessità. Diversi collaboratori rifiutano ora di essere impiegati in servizi e trasferte politicamente sensibili. Osservano che un corrispondente straniero rischia di non vedersi rinnovare l’annuale permesso di soggiorno. Gli assistenti cinesi invece, adesso è chiaro, vengono arrestati e spariscono. Chiedono così di essere protetti dalla comunità internazionale, di non essere costretti a «diventare vittime ed eroi» della repressione. Mettere in carcere uno straniero per far tacere un giornale o una tv oggi è costoso anche per Pechino.

 

MIAO ZHANGMIAO ZHANG

Sequestrare un cinese che lavora per la stampa estera, diffondere il panico, resta una gratuita «questione interna». Zero rischi, stesso risultato: rendere impossibile l’accertamento di fatti cruciali. L’intimidazione contro la libertà di espressione, dopo l’ascesa del presidente Xi Jinping, è esplosa. La sua missione, definita «il sogno cinese», è salvare il partito comunista per evitare che la Cina faccia la fine dell’Urss di Gorbaciov.

 

Per riuscirci ha dichiarato guerra alla corruzione di funzionari e generali, ma anche all’«influenza dei valori occidentali», resa incontrollabile dai social media. La democrazia e la libertà d’espressione, con il dovere di denunciare gli abusi del potere, sono tra i suoi nemici più pericolosi.

foto time 7 novembre 2014  cerimonia in cinafoto time 7 novembre 2014 cerimonia in cina

 

Miao Zhang ha 40 anni e lo scorso 2 ottobre è stata arrestata per questo. È scomparsa a Pechino e ogni tentativo di rintracciarla è fallito. Miao Zhang era l’assistente di Angela Koeckritz, corrispondente dalla Cina del settimanale tedesco Die Zeit . Gli agenti l’hanno bloccata il giorno successivo al rientro da Hong Kong, dove aveva seguito la rivolta degli studenti pro-democrazia contro la legge elettorale truffa imposta dal potere cinese. I servizi di sicurezza l’accusano di «incitamento al disordine pubblico », imputazione standard che il regime applica ai dissidenti.

 

Miao Zhang rischia dieci anni di carcere. Angela Koeckritz il 14 ottobre ha lasciato Pechino ed è rientrata ad Amburgo, costretta a interrompere la corrispondenza dopo quattro anni. Per mesi, sostenuta dai diplomatici tedeschi e dalla cancelleria, ha cercato invano di far liberare la sua assistente. Ha infine raccontato questa impressionante storia normale sul suo giornale. Il resoconto è stato ripreso dalla stampa internazionale, contribuendo se possibile a peggiorare la situazione.

 

Nel terribile diario della sua scomparsa, Angela Koeckritz ricostruisce eventi che tutti i corrispondenti da Pechino, l’autunno scorso, hanno vissuto. Miao Zhang l’aveva seguita a Hong Kong quando la polizia, per la prima volta nella storia dell’ex colonia britannica, aveva sparato gas lacrimogeni contro gli studenti che chiedevano elezioni libere nel 2018. Le manifestazioni di Hong Kong sono state le più massicce in Cina dalla rivolta in piazza Tiananmen del 1989, repressa nel sangue.

 

putin xi jinping   6putin xi jinping 6

Durante gli scontri Miao Zhang aveva inviato online alcune fotografie agli amici di Pechino. L’1 ottobre, anniversario della rivoluzione, è stata costretta a rientrare perché le era scaduto il visto. Il giorno seguente è andata a trovare i famigliari di un poeta vicino di casa, arrestato per aver sostenuto la “rivoluzione degli ombrelli” su Wechat. I poliziotti l’hanno intercettata e portata via su una volante.

 

Per giorni nessuno ha saputo dove fosse finita, sorte comune ad oltre 200 simpatizzanti cinesi di Occupy Central. I servizi di sicurezza di Pechino hanno infine ammesso che «l’agitatrice » era «detenuta». Dal primo centro di custodia preventiva della capitale è stata trasferita nel carcere di Tongzhou. I funzionari hanno tentato di farle firmare un atto di accusa per sostenere che Angela Koeckritz era una spia inviata a Hong Kong da «forze straniere». Pechino aveva bisogno di un capro espiatorio per dimostrare al mondo che la voglia di libertà di Hong Kong non è che un’altra «rivoluzione a colori», come quelle contro Mosca, ispirata dai nemici occidentali. Il bersaglio principale è stato mancato, quello secondario no.

 

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Dopo sei mesi, dell’assistente Miao Zhang non c’è traccia e i suoi colleghi cinesi sono costretti a limitarsi a tenere i conti dei corrispondenti. Le riforme di Xi Jinping per ora finiscono qui. Forse è per questo che lo chiamano «il nuovo Mao».

 

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