GUERRA TECNICA - IL GOVERNO SI SPACCA SULLE NOMINE RAI (OF COURSE), MONTI: “NON VOGLIO FARE LA FIGURACCIA DEI PARTITI. DECIDERÒ IO NOMI IMPARZIALI” COME REICHLIN, CAIO, ANSELMI O KOSTORIS PER LA PRESIDENZA, E MONTANINO AL CDA. OGGI IL CDM - GRILLI E IL PREMIER SILURANO IL DECRETO SVILUPPO, UNICO PRODOTTO DI PASSERA, PRIVO DI COPERTURA ECONOMICA, E IL MINISTRO MINACCIA LE DIMISSIONI: “SE NON MI OCCUPO DI QUESTO, CHE CI STO A FARE QUI?”(BRAVO, E’ QUELLO CHE SI CHIEDONO TUTTI) …

1- GRILLI,NESSUN RITARDO,NO PROBLEMI CON PASSERA
(ANSA) - "Non si può parlare di ritardi", e non ci sono problemi con il ministro Corrado Passera ("Assolutamente no"), dice il viceministro dello Sviluppo, Vittorio Grilli, del Dl Sviluppo 'Non mi riconosco nelle ricostruzioni che leggo sui giornali'', sottolinea: "C'é grande collaborazione".

Il ministro Passera si è arrabbiato? "Dovete chiederlo a lui, risponde Grilli, a margine del convegno dei giovani industriali. "Dal mio punto di vista - sottolinea il viceministro dell'Economia - non ho assolutamente nessuna evidenza di qualcosa che non sia grande collaborazione e spirito di intesa". "Sono abbastanza sorpreso - dice Grilli - nel leggere i giornali perché con il ministro Passera, sia io personalmente, che il ministero dell'economia, e la ragioneria, abbiamo un rapporto collaborativo, stiamo continuando a lavorare insieme per trovare le soluzioni migliori per il Paese e per tutti".

Direi, aggiunge, "che la ricostruzione giornalistica dal mio punto di vista non rispecchia assolutamente lo stato dell'arte, di cosa stiamo facendo e di come stiamo collaborando insieme. L'Italia ha molti problemi, abbiamo tutto ben presente, stiamo lavorando". Ed il fronte del Dl Sviluppo "e" uno dei tanti problemi di ristrutturazione e riforma del nostro PAese, la sua complessità richiede una analisi attenta e collaborazione da parte di tutti". E' in corso un lavoro di "affinamento" del testo, con tempi ancora non prevedibili ("Stiamo lavorando", risponde sui tempi), "in un momento delicato per l'Italia, l'Europa, e l'economia Mondiale".


2 -L'IRA DEL PREMIER
Claudio Tito per "la Repubblica"

«Questo governo non è nato per queste cose. Non siamo stati chiamati per fare certe nomine. E io non intendo fare il bis della figuraccia che hanno fatto ieri i partiti». Le ultime 48 ore hanno lasciato il segno. Anzi, nelle stanze di Palazzo Chigi hanno scavato un vero e proprio solco. Un monito che ha scosso in primo luogo Mario Monti.

Il pasticcio sulle authority, lo scontro con il ministro Passera sul decreto Sviluppo, il mancato cambio della guardia ai vertici Rai, la lentezza con cui si sta finanziando la ricostruzione post-sismica in Emilia e i nervosismi che agitano le forze della maggioranza tornate a minacciare le elezioni anticipate.

Tutti fattori che non solo hanno fatto scattare l´allarme nell´esecutivo, ma stanno inducendo il Professore a cambiare la marcia. A provocare una sorta di "strappo" rispetto all´andamento lento delle ultime settimane.

E lo spunto gli è stato fornito proprio dalle ultime nomine gestite dalle Camere. Voti che hanno suscitato scandalo e provocato ripercussioni a catena sull´intero "sistema politico". Compreso il governo. «Ecco - si è sfogato ieri il premier - io quella figura non la voglio fare». Sulla presidenza dell´Agcom - l´importante autorità sulle Comunicazioni - e su quella della Rai, allora, Monti si è convinto di dover procedere a colpi di cannone. Con nomi di assoluta professionalità e imparzialità, e in ogni caso non riconducibili ai partiti. Come Lucrezia Reichlin, Giulio Anselmi, Francesco Caio e Fiorella Kostoris.

Ma il nodo non è solo la tv pubblica. Le scelte che riguardano Viale Mazzini, rappresentano solo l´ultimo passaggio di due giorni vissuti pericolosamente. E che hanno avuto il culmine nel duro scontro che si è consumato ieri prima del consiglio dei ministri. I protagonisti: il Professore, Passera e il viceministro all´Economia Grilli. L´oggetto: il decreto sviluppo. Un provvedimento su cui il ministro dello Sviluppo, appunto, sta lavorando da tempo.

E sul quale ha ingaggiato un braccio di ferro con il Tesoro. Nella stanza attigua a quella del consiglio dei ministri i toni si sono alzati quasi immediatamente. Il confronto durissimo. «Non ci sono i soldi per finanziare le tue norme», è stata la sentenza irrevocabile di Grilli, l´uomo che ha in mano i conti pubblici.

«Se insisti - ha proseguito - devi svuotarle dalle voci si spesa». Una condizione inaccettabile per l´ex banchiere. Che ha reagito con altrettanto durezza fino a minacciare le dimissioni. «Senza soldi, non si fa sviluppo. Se è così, ditemelo. Allora che ci sto a fare io qui?». La tensione si è impennata. Il presidente del consiglio ha provato a mediare. Ma alla fine ha dovuto condividere gli allarmi di Grilli. E il decreto è stato accantonato.

Una scelta che in parte ha gettato nello sconforto gli altri ministri. Quando la riunione del consiglio dei ministri ha preso il via, molti hanno manifestato riservatamente questo malessere: «Un segnale dobbiamo darlo», era l´espressione più diffusa. E che è risuonata più volte all´orecchio di Monti. Il tutto mentre il dibattito politico sembrava ancora monopolizzato dal metodo con cui Montecitorio e Senato avevano provveduto alle nomine per le authority. Un colpo che, secondo gli uomini di Palazzo Chigi, rischia comunque di riflettersi sull´immagine anche del governo.

Un insieme di "incidenti", quindi, che stanno persuadendo l´ex rettore della Bocconi a dare una scossa. «In qualche modo bisogna reagire - è il ragionamento degli uomini del premier - non possiamo accettare supinamente».

«Io - è allora la posizione del premier- non voglio ripetere quella figura. Il metodo delle nomine deve essere inattaccabile. Massima professionalità e imparzialità. Al limite preferisco che vengano bocciate dai partiti. Ma saranno loro ad assumersene la responsabilità, non io».

Per questo è orientato a "comunicare" oggi in consiglio dei ministri i suoi nomi per la Rai: Reichlin, Caio, Anselmi o Kostoris per la presidenza e Andrea Montanino come rappresentante del Tesoro. Alla presidenza dell´Agcom Angelo Cardani, suo ex vice capo di gabinetto a Bruxelles. Del resto, i vertici Rai e dell´Authority seguono un iter identico: indicazione governativa e elezioni in commissione con maggioranza qualificata. I partiti, insomma, «se lo credono devono assumersi la responsabilità di far saltare tutto».

Monti, dunque, prova a rilanciare. Una mossa per evitare che il suo mandato si impantani nelle paludi dei veti incrociati delle forze politiche. Le quali negli ultimi giorni hanno ripetutamente bombardato Palazzo Chigi con la minaccia del voto a ottobre. Già l´altro ieri, del resto, il Professore si era lamentato di come la sua maggioranza - in particolare il Pdl - stesse seguendo gli sforzi dell´esecutivo per controllare i conti pubblici e convincere la Merkel a cedere sul piano europeo: «Non si rendono conto della situazione. Ma il governo ha bisogno dell´appoggio pieno o tutto diventa più difficile. Sono stati loro a chiamarmi per affrontare il disastro. Non capiscono».

E, appunto, serve uno "scarto" rispetto a quel che è accaduto nelle ultime settimane. Riattivando il motore trainante del governo rispetto alla sua maggioranza. Di tutto questo ha parlato a lungo con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha avallato il "contrattacco" del Professore. Facendo peraltro sapere ai partiti che lo scioglimento anticipate delle Camere con la crisi economica ancora in devastante effervescenza, se lo possono scordare.

E non è un caso che l´ultimo elemento su cui il presidente del consiglio intende dare un colpo di acceleratore è la ricostruzione in Emilia. Ieri proprio nelle zone terremotate Napolitano ha sperimentato la prima contestazione. Il governo sta studiando un pacchetto per far risorgere una delle regioni più produttive del Paese. Provvedimenti shock da varare forse già oggi in consiglio dei ministri.

 

 

CORRADO PASSERA E MARIO MONTI VITTORIO GRILLI ANDREA MONTANINOGiulio Anselmi Fiorella Kostoris CV_Lucrezia_ReichlinANGELO CARDANIMONTI E PASSERA

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...