HOLLANDE ADIEU - ELETTO APPENA DUE ANNI FA, ABBANDONATO DAI FRANCESI, CHE LO CONSIDERANO UN BUGIARDO, FA MEA CULPA: “NON HO RIVELATO LA CRISI DELL’ECONOMIA. E SULLA DISOCCUPAZIONE PER ORA HO FALLITO”

1. HOLLANDE, IL RE E' NUDO, ANZI, SOLO - IL PRESIDENTE E' STATO ABBANDONATO DAI FRANCESI...
Marco Moussanet per "Il Sole 24 Ore"

Nonostante il cambio di Governo (e soprattutto di premier), l'annuncio delle prime (certo timide) riduzioni fiscali, le apparizioni radio-televisive meno formali (come quella, inusuale, di ieri mattina) e la moltiplicazione delle visite in provincia (spesso, a dire il vero, accolto da fischi e proteste), François Hollande non ce la fa. Il presidente francese più impopolare di sempre non riesce a invertire la curva dei sondaggi (alla pari di quella della disoccupazione), come se qualcosa si fosse definitivamente rotto nel rapporto con l'opinione pubblica.

E anzi perde ancora colpi, in una caduta senza fine. In concomitanza con il secondo anniversario dell'ingresso all'Eliseo, le rilevazioni dicono che ormai solo il 18-20% dei francesi hanno fiducia nel loro presidente. Un dato sceso al di sotto del 50% anche tra chi l'ha votato al primo (48% di soddisfatti) e al secondo turno (38%).

Solo un francese su cinque crede insomma che Hollande sia «in grado di affrontare efficacemente i principali problemi» del Paese. Mentre la grande maggioranza ritiene che non sia «all'altezza degli eventi», che «non sa dove va» e ovviamente, che «non mantiene le promesse» fatte in campagna elettorale.

I francesi, spiegano all'unanimità gli esperti dei grandi istituti di sondaggio, «non sopportano la successione di solenni dichiarazioni sul miglioramento della situazione senza che loro se ne accorgano». Ed esprimono «una diffidenza che si sta trasformando in rifiuto».

Tanto più che i paragoni sono davvero umilianti: due anni dopo la vittoria, Mitterrand era al 49%, Chirac al 38% e Sarkozy al 32 per cento. E fino a oggi i livelli più bassi erano quelli di Chirac nel maggio 2006 (26%) e Sarkozy nel marzo 2011 (30%). D'altronde persino Hollande sembra in qualche modo riconoscere la propria inadeguatezza quando dice: «Nel 2012 non ho vinto perché avevo un programma particolarmente brillante, ma senza dubbio perché il mio predecessore aveva fallito».

Il presidente socialista ha iniziato quasi subito a perdere punti. Per non aver rispettato l'impegno a rinegoziare il trattato europeo e a modificare il ruolo della banca centrale europea. Perché Mittal ha chiuso gli altoforni di Florange quando Hollande aveva promesso agli operai che questo non sarebbe mai accaduto. Perché nell'estate di due anni fa, mentre la crisi mordeva forte, i settimanali people facevano le copertine sulla coppia presidenziale in vacanza al forte di Brégançon.

Hollande non sembra rendersi conto del clima del Paese (certo non più di rabbia, è vero, quanto di rassegnazione) e vara uno degli aumenti fiscali più imponenti di sempre. Motivato con la necessità di rispettare gli impegni presi con Bruxelles in tema di riduzione del deficit. Peccato che le tasse siano effettivamente aumentate (nell'ordine dei 40 miliardi in due anni) ma il target del deficit non sia stato raggiunto. E continui a sembrare un obiettivo difficile.

Da allora al disastro del recente voto amministrativo ci sono stati lo scandalo dell'ex ministro del Bilancio Cahuzac (quello che non aveva conti all'estero e che invece c'erano), la promessa sempre rinviata di una grande riforma fiscale, fino alla gestione dilettantesca degli amoretti del presidente. E la lista potrebbe continuare a lungo.

Ci sono state anche cose buone (come le recenti misure in tema di riduzione del costo del lavoro), ma l'impressione è che Hollande sia sempre arrivato in ritardo, al traino degli avvenimenti. Ma soprattutto c'è la questione, cruciale, dell'occupazione.

Un po' superficialmente, Hollande aveva garantito una svolta entro la fine dell'anno scorso, puntando sulle centinaia di migliaia di posti creati grazie agli aiuti pubblici, che non c'è stata. E che, stando almeno a tutte le previsioni, non ci sarà per un altro anno.

2. IL PENTIMENTO DEL BUDINO - HOLLANDE PROVA A USCIRE DAL BARATRO FACENDO MEA CULPA
Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

Il 6 maggio 2012 François Hollande ha vinto la corsa all'Eliseo. Il 6 maggio 2014, ieri, alle 8h30 del mattino, il presidente della Repubblica si è prestato a un esercizio inedito e difficile - a metà tra mea culpa e rinnovata determinazione - con un'intervista in diretta radio (Rmc ) e tv (Bfm ) al conduttore radiofonico Jean-Jacques Bourdin, noto per lo stile diretto e popolare, accettando poi di rispondere alle domande degli ascoltatori.

Se nel 1983 il suo modello François Mitterrand, dopo la sconfitta alle elezioni locali, aveva scelto di rinchiudersi nel Palazzo per ridare statura e solennità a una presidenza in difficoltà, Hollande ha scelto per una volta la strategia opposta: mostrarsi vicino ai francesi, accessibile, affabile, pronto a riconoscere gli errori per provare a ripartire con più forza e passare «dal rammarico al rimbalzo». Una penitenza catodica, eseguita però con la convinzione di meritare ampiamente il perdono.

Impopolare (l'indice di apprezzamento non supera il 18% secondo i sondaggi), quasi travolto dalla batosta delle municipali, il presidente si è mostrato fedele a se stesso, un uomo che - subissato dalle critiche - si aggrappa alle sue qualità invece che inventarsi all'improvviso un altro stile.

E quindi, ecco la capacità di ammettere gli sbagli: «Non ho detto abbastanza, all'indomani dell'elezione, che la situazione da me trovata era grave? Sì, non l'ho detto abbastanza» (questo assomiglia più che altro a uno scarico di responsabilità sul predecessore Nicolas Sarkozy, ma andiamo avanti).

Poi, le tasse troppo alte. «La classe media ha la sensazione di pagare per tutti. È per questa categoria che dobbiamo fare degli sforzi adesso, le tasse scenderanno già nel corso del 2014». E ancora, Hollande ammette reazioni poco incisive, per esempio sul matrimonio degli omosessuali, «avrei dovuto reagire in modo più fermo, chiudendo prima un dibattito che è durato troppo a lungo».

Ma il dispiacere vero, quella che lo stesso presidente definisce «la mia ossessione», è il non essere riuscito a diminuire il numero dei senza lavoro (il tasso di disoccupazione è al 9,8 per cento). «Se fallimento c'è stato - dice Hollande -, è sulla promessa fatta e ripetuta di invertire la tendenza della disoccupazione, e questo non è ancora accaduto».

Il presidente ribadisce che se non vincerà questa battaglia non si candiderà per una rielezione nel 2017. «Come potrei, alla fine del mio mandato, se avessi fallito sulla crescita, sulla disoccupazione, come potrei dire "ho la soluzione per il futuro?"».
E cosa gli permette invece di sostenere adesso di avere la ricetta giusta, dopo due anni all'Eliseo?

Perché i francesi dovrebbero dargli ancora fiducia per i tre anni di mandato che restano? Perché «la crescita riparte, i francesi hanno motivi per sperare», e il patto di responsabilità (sgravi fiscali alle aziende che assumono) secondo Hollande riuscirà a restituire competitività all'economia francese. «Io non ho niente da perdere, quel che conta è che il Paese abbia tutto da guadagnare, la mia rielezione non mi interessa».

Solo in un'occasione il presidente ha mostrato insofferenza per una domanda. Quando l'intervistatore ha evocato lo scandalo Gayet-Trierweiler chiedendogli se il suo comportamento nella vita privata fosse stato sempre decoroso. «Sì lo è stato - ha risposto Hollande - e lei non può lasciare pensare il contrario. Non mi sono mai lasciato andare a non so quale confusione, non sono mai stato volgare o grossolano. La vita privata deve restare vita privata, ai francesi chiedo di giudicarmi sui fatti».

Ma la frase forse davvero da Hollande, uomo più caparbio che mite, il presidente l'ha sepolta in mezzo al discorso: «I francesi non mi hanno certo eletto perché avevo un programma sfavillante». Come a dire: non lamentatevi troppo, perché ad avermi scelto, così come sono, esattamente due anni fa, siete stati voi.

 

 

VALERIE TRIERWEILER PARLA A PARIS MATCH DELLA STORIA CON HOLLANDEIl giorno della elezione di Hollande hollande-gayet-trierweilerhollande segolene royal trierweiler julie gayet Julie Gayet incontrava il Presidente a casa di una amica manuel valls francois hollande

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