HOLLANDE IN UN CUL DE CAHUZAC: IL FRONTE NAZIONALE ALLA CONQUISTA DELL’EX “ROCCAFORTE ROSSA”

Alberto Mattioli per "La Stampa"

I conti che non tornano, il rapporto deficit-Pil al 3,7% invece che al 3%, gli editoriali critici o allarmati o tutti e due insieme dei giornali per lettori intelligenti, i dati della disoccupazione e quelli del gradimento di François Hollande, egualmente pessimi, le interminabili «concertazioni» governative che sfociano in mezze misure e mezze riforme: dell'attualità il catalogo è questo.

Però forse per capire la Francia impigliata in una crisi che è economica e politica, ma soprattutto di nervi, è meglio uscire dai salotti di Parigi. E fare un viaggetto (interminabile) a Villeneuve-surLot, 23 mila abitanti, grosso modo a metà strada fra Bordeaux e Tolosa, cittadina bruttina in mezzo a una campagna magnifica, piena di negozi e ristoranti con i cartelli «affittasi» e «vendesi» sulla vetrina vuota, più eloquenti di ogni statistica.

Normalmente, qui il problema principale è evitare di slogarsi la mascella a forza di sbadigli. Da una settimana, però, Villeneuve-surLot è la capitale politica della Francia. Perché qui si celebrano delle elezioni che sono diventate una specie di funerale per una classe politica forse morta o che almeno non si sente troppo bene.

Villeneuve era il feudo di Jérôme Cahuzac, per undici anni (dal 2001 al 2012) sindaco, poi deputato e padre-padrone. Ma Cahuzac era anche il ministro del Bilancio che per mesi ha giurato a Hollande e ai suoi onorevoli colleghi di non aver nascosto i soldi all'estero. Poi, beccato con i conti in Svizzera, ha ammesso e si è dimesso. Fra gli effetti collaterali dello scandalo, la necessità di rimpiazzarlo all'Assemblée nationale.

Domenica, il primo turno ha dimostrato che gli elettori si sono stufati. Il ministro fellone, l'anno scorso, aveva preso il 46% al primo turno e più del 60% al secondo. Stavolta, il candidato socialista, Bernard Barral, la metà: il 23%, anche perché, pare, giocando al tanto peggio tanto meglio Cahuzac gli ha remato contro. Fatto sta che Barral si è classificato terzo, quindi non andrà al ballottaggio di domani. Se lo giocheranno Jean-Louis Costes dell'Ump, destra moderata, al 28,7% ed Etienne Bousquet-Cassagne, Front national, destra dura, al 26%.

Con 879 voti di distacco, c'è la possibilità, e secondo molti la probabilità, che il Fn di madame Le Pen porti all'Assemblée un terzo deputato. Tanto più che ha scelto bene il suo candidato. Basta con i vecchi fascistoni che parlano ancora dell'Algeria francese. Bousquet Cassagne ha 23 anni, è caruccio, elegante, profumato, moderato, beve Martini (ma la «preferenza nazionale» all'aperitivo non vale?), sbatte gli occhioni e piace alle signore. Per sostenerlo, è venuta anche la bionda giovin deputata Marion Le Pen, nipote di, ventitreenne anche lei. Jérôme Schrepf, capo della redazione locale della «Dépêche du Midi», li ha twittati con la seguente didascalia: «La Barbie e il Ken della destra».

In realtà, il candidato è stato scelto bene. Papà è un notabile, presidente degli agricoltori, conosce tutti e tutti lo conoscono. Personalmente di destra moderata, fa sapere che al ballottaggio è diviso fra ragione, che gli imporrebbe di votare Ump, e sentimento, e allora per il figlio. Puro Corneille. In realtà, si sa che ha mobilitato gli amici per il pupo. «Eh, oui!», ammette quest'ultimo sorridendo dietro il suo vermuth.

La gauche, al solito, è in pieno psicodramma. A Villeneuve, tutti dicono che Cahuzac è stato un ottimo sindaco che per la città ha fatto molto: solo il nuovo ospedale è un cantiere da 130 milioni di euro. Come, del resto, tutti a Parigi dicono che Cahuzac era il miglior ministro del governo Ayrault.

Ma il suo «affaire» è stato l'ennesima picconata a una classe politica screditata. Gli elettori socialisti indignati non hanno scelto né la sinistra estrema né la destra moderata, entrambe inchiodate a percentuali deludenti. No: o non sono andati a votare (un elettore su due è rimasto a casa) o hanno votato per il Fn. Lo hanno fatto in molti; qualcuno lo dice anche. Tipo Jacqueline: «Sì, sono di sinistra. Ma ho votato la destra. Perché? Perché non ne posso più di questa politica corrotta». Amen.

Di fronte al pericolo dei «fachos», è scattato il riflesso condizionato del «fronte repubblicano» che così bene funzionò nel 2002 per far vincere Chirac contro Le Pen senior. Da Parigi, i cacicchi del Ps invitano a votare per il candidato Ump. Ma a Villeneuve nessuno se li fila, nemmeno i loro dirigenti. Così Marie-Françoise Béghin, vicesindaca appunto socialista, annuncia che domani si asterrà. E Bousquet-Cassagne ha gioco facile a inveire contro le «élite corrotte», il «regime Umps» e i «tous pourris», tutti marci.

Stando ai sondaggio, alle Europee del 2014 il Fn diventerà il secondo partito, di poco dopo l'Ump, molto davanti al Ps. Di certo, dopo un anno di Hollande, i francesi si dividono in due categorie: i delusi e gli arrabbiati. Il 71% si dice pessimista sul futuro. La rassegnazione è generale. Attenzione, però: questo è il Paese delle rivoluzioni...

 

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