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PECHINO HA SUONATO IL GONG SU HONK KONG - I LEADER DELLA PROTESTA SI ARRENDONO AI MANGANELLI: “CI RITIRIAMO” - DAVANTI ALLA VIOLENZA DELLA POLIZIA, NON SONO DURATI PIÙ DI 24 ORE

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1. HONG KONG, I LEADER DELLA PROTESTA SI CONSEGNANO ALLA POLIZIA ED ESORTANO GLI STUDENTI A RITIRARSI

AdnKronos - I tre fondatori del movimento pro-democrazia di Hong Kong, Occupy Central, hanno annunciato che si consegneranno alla polizia e hanno esortato gli studenti a ritirarsi. "Noi tre abbiamo sempre rispettato la legge ma, per sfidare questo sistema ingiusto, siamo pronti ad affrontare le conseguenze. Arrendersi e sopportare le conseguenze significa rispettare la legge", si legge in un documento congiunto di Benny Tai Yiu-ting, Chan Kin-man e Chu Yiu-ming che aggiungono: "Mentre ci prepariamo ad arrenderci, esortiamo gli studenti a ritirarsi, a radicarsi profondamente nella società e a trasformare il movimento per estendere lo spirito della protesta degli ombrelli".

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L'annuncio dei tre leader giunge dopo che nella notte fra domenica e lunedì vi sono stati violenti scontri fra polizia e manifestanti pro democrazia, i più gravi dall'inizio della protesta due mesi fa. La scorsa notte è invece trascorsa relativamente tranquilla.

 

Non è chiaro se gli studenti accoglieranno l'esortazione di Occupy Central. Il giovane leader degli studenti del gruppo Scholarism, il 18enne Joshua Wong, ha annunciato ieri sera l'avvio di uno sciopero della fame per chiedere un incontro con il governo dell'ex colonia britannica, durante il quale discutere della riforma elettorale.

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Occupy Central e Scholarism rappresentano due anime e due diverse generazioni del movimento per la democrazia, che protesta perchè le elezioni dirette per il capo del governo di Hong Kong si svolgano senza interferenze di Pechino.

 

Occupy Central with Peace and Love, che considera la non violenza uno dei suoi principi cardine, è un gruppo della società civile fondato l'anno scorso dal cinquantenne Benny Tai, professore di diritto all'università di Hong Kong, assieme al sociologo Chan Kin-man e al sacerdote battista Chu Yiu-ming.

 

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Quest'ultimo è un veterano delle lotte per la democrazia, in prima fila nell'aiutare nella loro fuga gli attivisti di piazza Tienanmen dopo l'intervento dell'esercito cinese contro gli studenti il 4 giugno 1989. La loro protesta si è intrecciata con quella degli studenti del movimento Scholarism e della Federazione degli Studenti di Hong Kong.

 

2. CARICHE E ARRESTI A HONG KONG

Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera

 

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Sono immagini di violenza quelle che arrivano da Hong Kong. La polizia ora tira raffiche di manganellate, usa gli spray urticanti come pistole, sparando i getti direttamente contro il volto dei manifestanti. E alcuni di questi, con la faccia coperta da mascherine chirurgiche, occhialoni, elmetti da cantiere in testa, rispondono lanciando bottiglie. Nel quartiere centrale di Admiralty ci sono stati almeno 40 feriti l’altra notte, 11 tra gli agenti, e decine di arresti. La protesta democratica, cominciata il 28 settembre per ottenere elezioni libere e non pilotate dal Partito comunista di Pechino, rischia di finire nella repressione violenta. 


Il governatore filocomunista CY Leung in televisione dice che la polizia finora ha mostrato «la massima tolleranza e autocontrollo» nella reazione, ma che questo «non deve essere scambiato per debolezza, gli agenti agiranno in modo risolutivo». 

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Il Tribunale di Hong Kong ha emesso un ordine di sgombero per Admiralty, dove da 66 giorni gli studenti si sono accampati con le loro tende colorate e i blocchi stradali. Una gran parte dei sette milioni di cittadini è per la democrazia e il mantenimento della semi autonomia da Pechino, ma la maggioranza è anche estenuata da quella che sembra sempre più una situazione senza sbocchi, dannosa per gli affari e la vita quotidiana. 


Anche i leader del movimento studentesco si sono resi conto che la loro tattica non sta pagando. Domenica notte avevano lanciato un appello a convergere intorno ai palazzi governativi di Admiralty. «Il piano è fallito, la polizia ci ha sgomberato subito», ha detto Alex Chow, capo della «Federation of Students». Il suo compagno Joshua Wong ha annunciato uno sciopero della fame. Questi giovani tra i 18 e i 24 anni, che si sono trovati a guidare un movimento che nei giorni più belli ha portato in strada fino a centomila persone, sono nel guado. 

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I professori che avevano lanciato Occupy Central si sono defilati e come ultimo gesto vogliono consegnarsi alla polizia. C’è una frangia di attivisti che ora cerca lo scontro a costo di provocare una repressione dall’esito tragico. «Questi giovani capi non hanno il coraggio di fermarsi, temono i fischi della loro piazza», ha detto già qualche settimana fa il cardinale cattolico Joseph Zen al Corriere , supplicando la massa degli attivisti a ritirarsi e riorganizzarsi «seguendo la tattica di Napoleone». 

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A Hong Kong non ci sono vincitori. «La linea del governo locale sta danneggiando il futuro di Hong Kong, alle richieste del movimento democratico bisognerebbe rispondere con un dialogo politico, ma le autorità della città non lo fanno», spiega Steve Vickers, capo dell’intelligence nella polizia coloniale britannica fino al 1997 e ora alla guida di un’agenzia di consulenza che ha le finestre proprio su Admiralty, la roccaforte di Occupy Central. «Ma anche i manifestanti hanno responsabilità, si sarebbero dovuti ritirare per elaborare nuovi mezzi di pressione. Ormai le decisioni verranno prese da Pechino e questo snaturerà il sistema di Hong Kong». 

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