1. UNO DEI MAGGIORI INDUSTRIALI DEL PAESE SI ALZA E DICE CHE “SE MORETTI AVESSE IL CORAGGIO E LA DIGNITÀ DI ANDARSENE, TROVEREBBE MILIONI DI ITALIANI PRONTI AD ACCOMPAGNARLO A CASA”. SOLO CHE A PARLARE COSÌ NON SONO UN LEONARDO DEL VECCHIO E, PURTROPPO, NEPPURE SQUINZI. NO, A PARLARE COSÌ È QUEL MIX DI ARROGANZA E SUPPONENZA CHIAMATO DIEGO DELLA VALLE CHE INSIEME A MONTEZEMOLO, PUNZO E INTESA SANPAOLO È IL PRINCIPALE CONCORRENTE DI TRENITALIA, GIÀ IMPIOMBATO DI DEBITI E INTERESSATO SOLO A GESTIRE LE TRATTE PIÙ RICCHE E REMUNERATIVE DELLA RETE FERROVIARIA. ALTRO CHE PROCLAMI DA CAPOPOPOLO DEI PENDOLARI 2. IL FATTO CHE LO SCARPARO A PALLINI SIEDA REGOLARMENTE IN TRIBUNA D’ONORE AL FIANCO DI PITTIBIMBO GLI CONSEGNA EVIDENTEMENTE UNA RINNOVATA SUPERIORITÀ MORALE. “TUTTI A CASA!” (I MIEI NEMICI) È L’URLO DI BATTAGLIA DI QUESTA LACCATISSIMA COMPAGNIA DEL CAPELLO SVENUTO. UNA BANDA, QUESTA DEI NUOVI AMICI DEL PREMIER, CHE TRA UN GIUBBOTTINO DI RENNA E UNA CREMINA PER IL CONTORNO OCCHI E UNA DECINA DI BRACCIALETTI, RISCHIA DI FARCI RIMPIANGERE I LOTHAR DI D’ALEMA A PALAZZO CHIGI

a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)


1 - FECCIA TRICOLORE
Arroganza, incapacità, supponenza, ipocrisia, autoreferenzialità, irresponsabilità, rapacità, vocazione naturale alla guerra per bande. Lo status morale di buona parte della classe digerente italiana è perfettamente illustrato dalla triste baruffa tra capitreno pubblici e privati che si è scatenata per la (mezza) minaccia del governo Renzie di riportare a livelli meno scandalosi le retribuzioni dei manager pubblici.

Mauro Moretti, ex sindacalista Cgil entrato in Ferrovie nel 1978, forte di aver miracolato i conti di FS, difende con i denti i suoi 850 mila euro annui e minaccia di andarsene se il governo prova a toccarglieli. Il premier Renzie dice che lui "tira dritto", ma gli risponde mollemente: "Quando vedrà la ratio del provvedimento, capirà". Non sarebbero stato così dolci e comprensivi né un Craxi né un De Mita.

Uno dei maggiori industriali del Paese si alza e per fortuna dice che "se Moretti avesse il coraggio e la dignità di andarsene, troverebbe milioni di italiani pronti ad accompagnarlo a casa: sono tutti quei passeggeri costretti a viaggiare su treni vecchi e ad usare stazioni decrepite e poco sicure". Solo che a parlare così non sono un Leonardo Del Vecchio e, purtroppo, neppure Quinzio Squinzi. No, a parlare così è un caro amico di don Clemente Mastella. Quel Diego Della Valle che insieme a Montezemolo, Punzo e Intesa Sanpaolo è il principale concorrente di Trenitalia, già impiombato di debiti e interessato solo a gestire le tratte più ricche e remunerative della rete ferroviaria. Altro che proclami da capopopolo dei pendolari.

Il fatto che lo Scarparo a pallini sieda regolarmente in tribuna d'onore al fianco di Pittibimbo gli consegna evidentemente una rinnovata superiorità morale. "Tutti a casa!" (i miei nemici) è l'urlo di battaglia di questa laccatissima Compagnia del Capello. Una banda, questa dei nuovi amici del premier, che tra un giubbottino di renna e una cremina per il contorno occhi, rischia di farci rimpiangere i Lothar di D'Alema a Palazzo Chigi.

2 - NE' CON LO STATO NE' CON LE FERROVIE
Il Corriere delle banche, e della finta battaglia contro la "Casta", non sa letteralmente da che parte stare. Della Valle è pure azionista di via Solferino, seppure di opposizione rispetto alla Fiat di Kaki Elkann. E allora se la cava così: "Il caso degli stipendi d'oro da tagliare. Della Valle: ‘Moretti vada a casa'. Il premier: sui supermanager vado avanti, questione di giustizia sociale". Segue pezzullo didascalico ("Trenitalia e Ntc, concorrenti a confronto", ma va?) e velina di Moretti: "Lo sfogo del manager: potrei lavorare gratis, ma la mia squadra no. Senza mercato si chiude" (pp. 8-9).

Il Giornale di Paolino Berlusconiano, pur generalmente molto comprensivo, fa capire a Renzie che certe compagnie si pagano: "Dopo la casa i treni. Il cerchio magico di Renzi. Dietro la polemica sullo stipendio del capo delle Ferrovie ci sono alleanze e interessi: Moretti è il grande nemico dei grandi amici del premier, Montezemolo e Della Valle". Moretti viene addirittura incensato così da Sallustioni: "Si vuole sputtanare uno dei pochi manager pubblici di valore, un comunista alla rovescia: detestato dai lavoratori pendolari ma amato dai borghesi che finalmente possono attraversare l'Italia su treni veloci, puliti e in orario" (p. 1). Dentro, pezzaccio su Ntv, "il gruppo che ha sfidato Fs e si aspettava 1,5 milioni di passeggeri in più" (p. 3).

La Stampa ci fa sognare così: "Il Frecciarossa verso Piazza Affari. Privatizzazioni, ipotesi scorporo dell'Alta Velocità. Grandi Stazioni può valere fino a un miliardo" (p. 8).
Il triste quadretto è completato dal geloso Pierfurby Casini che non si schiera più con Luchino di Montepariolo e la sua band, ma a questo giro difende pubblicamente l'onore (e il portafogli) di Moretti.

3 - IL BERLUSCONISMO SENZA BERLUSCONI (ALMENO, ALL'APPARENZA)
Mentre dalle elezioni amministrative francesi, con la grande affermazione del Front National, arriva un bell'avvertimento a tutti i governi dell'Eurozona da parte del "populismo cattivo", Renzie continua a lanciare la sfida del suo "populismo buono". E allora eccolo qui, sull'adorante Repubblica del Sorgenio De Benedetti: "Penso alle famiglie, non a Cgil e Confindustria'. Renzi: ‘Camusso-Squinzi, una strana coppia. Si sono arrabbiati e ce ne faremo una ragione. E' più importante che l'Italia cambi" (p. 4).

Va giù dura Susanna Camusso, intervistata dalla Stampa: "Le posizioni di Renzi indeboliscono la democrazia. Il premier non può gridare ‘aiuto mi attaccano' ogni volta che c'è dissenso. Il duo Renzi-Landini? Mi pare una coppia che spesso si usa reciprocamente. Auguro a entrambi di non farsi male" (p. 9). Come avvertimento non è male.

Il Corriere si fa illuminare dall'ex direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli, oggi giustamente deputato del Pd: "Da Camusso al massimo non ostilità. Ma Squinzi può essere un sostegno: come ogni imprenditore crede più ai fatti che alle promesse. E crede molto nei rapporti personali" (p. 5). Anche l'onorevole Galli dev'essere uno che crede molto nei rapporti personali. Sarebbe bellissimo vederlo in un collegio elettorale a cercarsi i voti e non cooptato dal segretario di turno.

Anche il Messaggero dà spazio ai malumori di Viale dell'Astronomia: "Gelo degli industriali verso Matteo: non siamo noi la palude". Splendido il sommarietto: "A fine settimana un convegno del centro studi sarà l'occasione per una replica più meditata" (p. 2). Ok, intanto si mediti.

4 - LA BAVA SEPARATA DALLE NOTIZIE
Ma il piatto forte del giornale romano oggi è questo "retroscena" di vasto respiro atlantico: "Il leader incassa il sì di Obama all'asse anti-rigore con Bruxelles. L'assedio della ‘conservazione' finisce solo per potenziare l'agenda renziana. La sintonia con gli Usa a partire dal tema lavoro dà forza al piano dell'esecutivo" (Messaggero, p. 3).

5 - IL MAGO DEI NUMERI
Su taglio del cuneo fiscale e coperture, ballon d'essai di Repubblica: "Il governo accelera sul Def, ma al posto del taglio Irpef spunta il bonus in busta paga. Risorse concentrate sui redditi bassi". Il bonus in busta paga si riconoscerà facilmente perché sarà quello nella casella vicino alla faccetta di Matteuccio che sorride e dice: "Grande!".

Ma veniamo al vero portento sul quale il ministro Padoan pare sia pronto a giocarsi la reputazione: "Se le misure annunciata da Renzi - Irpef, Irap, piano casa, sconto sulla bolletta energetica delle imprese, edilizia scolastica - producessero uno 0,5% extra di Pil, il prodotto interno lordo potrebbe salire all'1,1% rispetto allo 0,6% stimato per il 2014 dal governo Letta. Un Pil più alto significa un rapporto tra deficit e Pil più basso: dal 2,6% attuale al 2,4%. Dunque, oltre 3 miliardi spuntati quasi dal nulla, la metà di quanto necessario per mettere 80 euro in busta paga a qualche milione di lavoratori" (p. 7). Semplice, no? Come non averci pensato prima.

6 - NANO DECADENCE E LA TENTAZIONE DELL'EURO-CIARPAME
Si avvicina l'appuntamento con il Tribunale di Milano e le liste per le europee sono ancora in alto mare. Corriere: "Gli incontri di Berlusconi con familiari e fedelissimi. E il partito preme: decida. Le riserve sulla candidatura di Fitto: se lo faccio correre poi si scatenano gli altri" (p. 10). Stampa: "Europee, la guerra della vecchia guardia per un posto in lista. Verdini pronto a lasciare la politica se uscirà sconfitto" (p. 10).

Poi arriva Repubblica e spara un notizione che farà felice Veronica Lario, l'ex signora Berlusconi che vedendo le liste per le politiche parlò di "ciarpame": "Forza Italia, la battaglia finale. La Pascale pronta a candidarsi e l'ipotesi del fallimento tecnico. I ‘vecchi' minacciano: faremo saltare il bilancio, il partito chiude. Oggi il summit di famiglia ad Arcore. Ancora in pista l'ipotesi di candidare Barbara" (p. 10).

Il Giornale di famiglia si distrae con i grandi progetti del Padrone ("studia il restyling di Forza Italia", p. 6) e con i problemi dei nemici: "Incubo 4%, Alfano pensa all'alleanza con Casini" (p. 6).

7 - DEPISTARE PER SEMPRE
A 36 anni dall'assassinio di Aldo Moro, restano ancora tanti punti da chiarire, ma come sempre le nuove "rivelazioni" dividono. Per la Stampa, "Moro, il giallo degli agenti segreti. ‘In via Fani con il commando Br'. Un ex ispettore di polizia: aiutarono i brigatisti a fuggire. I dubbi della Procura di Roma" (p. 19).

Non ci sta Giovanni Pellegrino, ex senatore Ds, per anni alla guida della Commissione parlamentare d'inchiesta: "Mi sembra solo l'ennesima bufala. Chi esplose quei colpi era un pasticcione. L'ipotesi più credibile è che i centauri fossero esponenti del mondo dell'Autonomia in cerca di gloria" (p. 14). Scettico anche il Corriere: "Il giallo della lettera sugli 007 che coprirono i brigatisti in via Fani. La rivelazione di un ex poliziotto. Ma l'inchiesta è già archiviata. Con altre fonti il caso fu seguito da tre Procure: venne chiuso perché gli investigatori non trovarono conferme" (p. 16).

8 - EXPO2015, SALVARE LA TORTA (E I PASTICCERI)
Pisapippa e Maroni litigano sull'Expo, ma serve solo a nascondere la paura di nuove manette. Si espone il ministro (non per caso) Maurizio Lupi, garante al governo degli interessi di Comunione & Fatturazione: "Gli appalti sono sani. Non blocchiamo le opere per i contestatori". Poi, il messaggio di stima al manager arrestato Rognoni: "I miei tecnici, i manager di Expo e io stesso abbiamo sempre avuto grande stima della professionalità e della managerialità di Rognoni" (p. 13). Su, Rognoni, tieni duro che non ti mollano.

9 - ACEA, IL VANTO DI ROMA? SI', ALLA VOCE "BOLLETTE PAZZE"
"Dall'Acea al cemento, la guerra impari del sindaco Calimero contro Caltagirone" è il titolo della durissima requisitoria di Alberto Statera, su Affari&Sfiganza di oggi (p. 5). "Sindaco di Roma da neanche un anno, dopo il disastro amministrativo ed etico del predecessore Gianni Alemanno, non c'è praticamente chi non si senta in diritto di ridicolizzarlo o di oltraggiarlo.

Dalle opposizioni in Consiglio comunale, come è naturale, al Partito Democratico, di cui invece fu il candidato; dal segretario della Fondazione Italianieuropei di Massimo D'Alema, Andrea Peruzy, al Vicariato (per le posizioni sui diritti civili); dagli animalisti (per la vivisezione) al nuovo governo di Matteo Renzi, fino al Wall Street Journal, che paragona la decadenza di Roma a quella di Detroit. Fuoco nemico e fuoco amico".

Ma al di là della guerra per bande, con Repubblica che accusa Caltagirone di usare il suo Messaggero come "un randello" per difendere il proprio potere in Acea, ecco il passaggio migliore del pezzo di Statera: "I caltagironiani di destra e di sinistra rivendicano i buoni risultati finanziari dell'azienda, ma evitano di parlare della pessima qualità dei servizi, delle migliaia di bollette pazze, della burocrazia asfissiante, dei call center fantasma e così via".

I romani lo sanno: se vi arriva una bolletta pazza da 2.000 euro dell'Acea, o trovate il canale giusto per la spintarella, o siete condannati a un calvario tra telefoni che non rispondono, raccomandate che misteriosamente si perdono, società del medesimo gruppo che non dialogano tra loro. Di questo dovrebbero occuparsi i redattori economici, anziché smarchettare management e azionisti in una imbarazzante gara tra chi invita e omaggia di più.

10 - FREE MARCHETT
Imperdibile pezzo sul CorrierEconomia (p. 6) di oggi. Tema: "Intesa, la visione di Messina e il risparmio (forse) da quotare". Svolgimento: "Venerdì mattona Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, prima banca sul territorio italiano, svelerà la sua Weltanschaung, la personale visione del mondo che ha maturato da quando ha sostituito Enrico Tomaso Cucchiani al vertice dell'istituto di credito". Il resto dello svolgimento conferma che a volte il valore aggiunto del giornalismo economico, rispetto alle cartelle stampa, si limita allo sfoggio di una discreta cultura liceale.

Di altissimo profilo, sempre sul supplemento economico del giornale diretto da don Flebuccio de Bortoli, la bella favola pubblicata a pagina 11: "Prada. Riportate in Italia tutte le società estere. Dopo la collaborazione volontaria con il Fisco, pagata la multa e quasi completato il riassetto della struttura".

 

MAURO MORETTI FS MAURO MORETTI CON UN CANE MORETTI E MONTEZEMOLO LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO CORRADO MORETTI Montezemolo e Della Valle all evento CAssina per il Salone del Mobile foto Corriere DELLA VALLE LETTA SCIARRONE MONTEZEMOLO BOMBASSEI TAGLIANO IL NASTRO DI ITALO de bortoliSALLUSTIAGNESE LANDINI FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE SQUINZI E CAMUSSO Agnese-Landini-e-Matteo-Renzi.RENZI E PADOAN PRADA MARFA

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