UN PIRELLONE DA CIUCCIARE - CHIUSE LE INDAGINI SUI CONSIGLIERI REGIONALI DELLA LOMBARDIA, DA MINETTI AL TROTA, CHE SI FACEVANO RIMBORSARE TUTTO, COMPRESI TORRONI, PROVOLE E SUSHI - RINVIO A GIUDIZIO PER 64 EX CONSIGLIERI?

Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

Dal gratta e vinci ai giornali, dalla consulenza al biglietto del tram, dalle fettine al caffè: è un campionario inquietante di spese personali fatte passare come legate al mandato politico quello che la procura di Milano compone chiudendo le indagini nei confronti di 64 consiglieri regionali lombardi, tra cui cinque assessori, accusati di peculato per rimborsi illegali da quasi tre milioni di euro.

Sono le due legislature precedenti all'ultima a finire sotto l'osservazione dei pm Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Antonio D'Alessio che hanno chiesto anche l'archiviazione per 22 posizioni di altri assessori e consiglieri. A rischiare il rinvio a giudizio sono 31 consiglieri del Pdl, 23 della Lega, 5 del Pd, due dell'Udc e uno ciascuno di Sel, Idv e Partito dei pensionati.

Sotto accusa dopo le indagini della Gdf di Milano migliaia di rimborsi chiesti e ottenuti dai politici che talvolta sembrano avere una vera passione per l'elettronica, visto che acquistano smartphone, tablet, macchine fotografiche e tv a profusione, specie all'approssimarsi del Natale.

In questo modo, dalle casse della Regione dal 2008 al 2011 sono usciti illegalmente 2.941.721,29 euro tra cui i 61,50 spesi in macelleria da Alessandro Marelli (Lega) o i 162 ottenuti da Giovanni Bordoni (Pdl) per prodotti della Valtellina. Renzo Bossi, figlio del senatùr Umberto, ha ottenuto rimborsi per 15.757,21 euro, per pagare anche una spremuta d'arancia e brioche farcite (3,30 euro), caramelle e salatini (18,05), una Red Bull e le sigarette (17,85), ma anche un tv color da 32 pollici (428,90 euro), iPad, iPhone e accessori vari (1.515), un rilevatore di autovelox, tutor (188,90), «due spazzolini con nome» un frigorifero (159) e invitare undici persone al «Ristorante del bolognese» (850 euro).

Nei guai anche alcuni capigruppo per le spese dei rispettivi gruppi. Giulio Boscagli, che ha guidato il Pdl fino al 2008, tra le curiosità, risponde delle ricariche di caffè del distributore automatico dell'ufficio pagate centinaia di euro e del «necrologio Berlusconi», costo 189 euro, presumibilmente fatto pubblicare a febbraio 2008 alla scomparsa della madre dell'allora leader pdl Silvio Berlusconi.

Anche l'opposizione ha la sua parte di problemi. Il capogruppo Guido Galperti finisce indagato per i 41.612,27 euro andati al Pd, di cui 21mila spesi per un progetto di comunicazione, quasi 600 per «pasticceria e dolciumi» e 15mila per una consulenza in «materia di politiche abitative» nel 2008.

Carlo Porcari, altro capogruppo Pd (239.870,68 di rimborsi), liquida spese per cene con centinaia di commensali, ma anche spese per 24,1 kg di salami e 14 di cotechini (391 euro) e perfino 8,62 euro per le aspirine, cui si aggiungono 16 mila euro per due ricerche sulla situazione economica e sociale del cremonese. Chiara Cremonesi di Sel (quasi 85mila euro di rimborsi) mette in lista mille euro per iscrivere otto persone alla «Scuola di cultura politica» e la benzina, i biglietti del treno e del tram dei collaboratori.

L'unica consigliera del Partito Pensionati, Elisabetta Fatuzzo, ha una passione per il sushi e per il pesce in generale: spende 200 euro per un pranzo con «tagliata di aragosta». L'elenco pare infinito: Giovanni Rossoni, ex assessore pdl all'istruzione, paga 15.589 euro per regali di Natale «istituzionali» 2008-2010 tra cui torrone, provolone «Auricchio» e latticini; Carlo Spreafico (Pd) tra i rimborsi mette anche i 100 euro per la quota dell'ordine dei giornalisti del 2008 e 9,40 euro per un «ombrello mini automatico»; sono ormai famosi il libro «Mignottocrazia» da 16 euro di Nicole Minetti (Pdl) o le munizioni da caccia (720) del leghista Pierluigi Toscani.

Due i casi di truffa. Del primo è accusato l'ex assessore Davide Boni (poi presidente del Consiglio regionale) che avrebbe comunicato alla Regione di essere residente a Sabbioneta (Mantova) mentre dal 2003 si era trasferito a Milano, ottenendo così 27mila euro per spese di viaggio cui non aveva diritto.

Dopo aver rinunciato all'autista, ricevendo quasi 70mila euro, usava con la stessa mansione un collaboratore esterno della Regine costato tra il 2005 e il 2010 160mila euro. Infine, il caso del leghista Stefano Galli che fece avere una consulenza da 196 mila euro al genero, Corrado Paroli, anche lui indagato, che non aveva i requisiti. Galli mise in nota spese 6.183 euro per il banchetto del matrimonio tra Paroli e la figlia.

 

 

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