salvini diciotti

SALVARE SALVINI - OGGI SI VOTA PER L’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO IL LEGHISTA: I SENATORI 5 STELLE CHE POTREBBERO VOTARE A FAVORE DEL PROCESSO SONO NON PIÙ DI QUATTRO O CINQUE - LA COSIDDETTA “ALA SINISTRA” NON VALE UN FICO SECCO E LA PATTUGLIA GRILLINA DI GOVERNO È TUTTA SULLA STESSA LINEA. NON SIA MAI CHE SI METTA A RISCHIO LA POLTRONA…

Francesco Bonazzi per “la Verità”

 

salvini e di maio murales by tvboy 2

A furia di trappole e agguati vari, diventeranno tutti salviniani. A metà pomeriggio, nell' aula del Senato che oggi dovrà decidere sull' autorizzazione a procedere contro il ministro degli Interni per il caso Diciotti, il vicepresidente del Gruppo per le Autonomie, Dieter Steger, sbotta con i colleghi di M5s: «Ma dài, anche questa roba di oggi organizzata da Casarini mica è normale, proprio il giorno prima del voto sulla Diciotti».

 

LUCA CASARINI CON I MIGRANTI

I grillini su questo sono divisi a metà: molti credono che la nave Mare Jonio sia passata ieri da Lampedusa in cerca di assistenza assolutamente per caso, ma sono tanti anche quelli che la pensano come il collega della Svp e intravedono una provocazione a orologeria. Sia come sia, resta il fatto che i senatori a 5 stelle che oggi potrebbero votare contro Matteo Salvini rischiano di essere non più di quattro o cinque, con tanti saluti alle varie elucubrazioni di questi mesi su una presunta «ala sinistra» del Movimento.

elena fattori 4

 

Se alla fine andrà così, con Elena Fattori, Paola Nugnes e un paio di altri senatori sparsi, pronti a mandare il leader del Carroccio sotto processo per sequestro di persona, davvero si capisce poco il pathos che lunedì è stato creato da Stefano Patuanelli. Il capogruppo grillino a Palazzo Madama sa perfettamente che dopo il voto della famosa base attraverso la piattaforma Rousseau, largamente favorevole a Salvini, la partita è chiusa anche per i «portavoce» al Senato. E tuttavia alla vigilia del voto ha voluto fare la faccia feroce e ha ribadito quello che tutti sanno: «Il rispetto del voto online degli iscritti è uno dei principi fondanti del M5s.

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

 

Per questo se ci dovessero essere delle votazioni difformi da come si è espressa la maggioranza degli iscritti non potrò fare altro che segnalarli al collegio dei probiviri». Una parola, «probiviri», che di solito in Italia non fa paura a nessuno, ma con i pentastellati non si può mai sapere.

 

Anche Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri in quota M5s, in passato seguace di Alessandro Di Battista e deputato europeo con vasta esperienza su questi temi, sta bene attento a metterla solo sul piano umanitario. A Omnibus, su La7, Di Stefano sottolinea: «Se ci sono persone in difficoltà saranno aiutate.

 

matteo salvini luigi di maio

Si gestirà la vicenda, come si è sempre fatto. Le persone sono state sempre assistite e si è ottenuta la ripartizione tra i Paesi europei, ma ogni nave non può diventare un caso Diciotti». Insomma, basta speculazioni. Del resto anche Luigi Di Maio è stato chiaro. Saranno fatti sbarcare i migranti della Mare Jonio? «Sì, per carità, ma bisogna far rispettare le regole, una Ong italiana non deve permettersi di disobbedire alla guardia costiera libica.

MANLIO DI STEFANO ALESSANDRO DI BATTISTA

 

Rispetto delle regole, salvataggio delle vite umane, e che non sia un nuovo caso Diciotti». Il fatto è che la pattuglia grillina che ha responsabilità di governo è tutta sulla stessa linea: Salvini magari a volte sbaglia i toni sull' immigrazione, ma che sulla Diciotti si sia comportato perseguendo l' interesse nazionale non c' è dubbio. E quindi non va processato, come del resto aveva proposto la Procura di Catania, poi sconfessata dal Tribunale dei ministri.

 

I MIGRANTI SBARCANO DALLA DICIOTTI

E «interesse nazionale» è il ritornello che risuonava ieri pomeriggio a Palazzo Madama tra i senatori del Movimento, mentre in Aula il governo riferiva sull' accordo con la Cina, che invece lascia perplessi molti, spaventati all' idea di un' Italia che si collochi sullo scacchiere internazionale come solido alleato di Cina e Russia. Paesi da non demonizzare, certo, ma neppure esempi specchiati di democrazia.

 

gregorio de falco paola nugnes

La sensazione che si raccoglie tra i deputati di M5s sulla questione della nave Diciotti è che il loro interesse sia, da zero a dieci, non più di due, ma in ogni caso gli aggettivi che ricorrono di più sono: «pretestuosa», «inutile», «montata ad arte». Per far cadere il governo, s' intende. «Dobbiamo implementare il reddito di cittadinanza, controllare che la flat tax che dobbiamo alla Lega non aumenti le diseguaglianze e ci sono cantieri da far ripartire in tutta Italia, Tav a parte», dice tutto d' un fiato un senatore dei più esperti tra i grillini, «e dovremmo dare il destro a Salvini per far cadere il governo su questa trappoletta della Diciotti?».

SALVINI DI MAIO

 

La considerazione non fa una piega e incorpora anche il timore, diffuso nel Movimento, che Salvini abbia la crisi di governo sempre in canna, perché «sta tutto il giorno in giro a comportarsi come se avesse già tutti i voti dei sondaggi, poi viene in Senato e vede che siamo il doppio di loro e quindi si morde un po' le mani».

 

Oggi, comunque, prenderà la parola per primo il presidente della Giunta per le Immunità del Senato, il forzista Maurizio Gasparri, che farà un riassunto della vicenda e illustrerà a tutti i colleghi la proposta votata dall' organo di Palazzo Madama, sulla quale ovviamente l' aula è libera di esprimersi come meglio ritiene.

DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI

 

Con Forza Italia e Fratelli d' Italia che voteranno al fianco di Lega e M5s, la partita sembra decisa: Salvini eviterà il processo. E tuttavia non finirà neppure domani, perché anche il premier Giuseppe Conte, il vice Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli sono a loro volta indagati e, nonostante la richiesta di archiviazione della Procura, rischiano di subire la stessa sorte di Salvini con il Tribunale dei Ministri.

 

salvini toninelli

In serata, Di Maio andava già oltre il voto di domani con i fedelissimi: «questo governo ha costruito uno standard nuovo per gestire i tentativi di sbarco» e non lascerà che ogni singola nave diventi una minaccia per la sua esistenza.

diciottidonne diciottinave diciottidiciotti migranti

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…