LA GERMANIA SI ARRENDE ALL’EUROPA: I GIUDICI TEDESCHI MOLLANO LA PATATA BOLLENTE DEL PIANO-DRAGHI ALLA CORTE DI LUSSEMBURGO

Federico Fubini per "la Repubblica"

Erano mesi che i giudici di Karlsruhe erano bloccati davanti a tre strade, delle quali una portava dritta alla balcanizzazione dell'euro. La prima via, difesa da una minoranza delle otto toghe (letteralmente) rosse del "secondo Senato" della Corte costituzionale in Germania, puntava sull'inammissibilità. Pura e semplice.

Il ricorso firmato da 35mila tedeschi contro il programma della Bce che nel 2012 salvò Italia e Spagna da un probabilissimo default, secondo loro non andava neanche preso in considerazione. All'estremo opposto, guadagnava forza invece l'ipotesi più dinamitarda. L'idea di alcuni dei giudici costituzionali tedeschi era di accettare sì le Outright Monetary Transactions o Omt, gli acquisti di bond di Paesi in crisi che accettano un piano di riforme.

Ma di farlo piantando certi paletti con precisione chirurgica. Per esempio gli interventi non avrebbero comunque dovuto essere (potenzialmente) illimitati, anche se questo significava smantellare un architrave dell'impianto con cui nell'estate 2012 Mario Draghi contenne la crisi: il presidente della Bce allora disse che la banca centrale avrebbe fatto "whatever it takes" ("qualunque cosa serva") per preservare l'euro, e proprio quel potenziale di fuoco senza limitazioni indusse i mercati a smettere di testare la resistenza del sistema.

Soprattutto, l'ipotesi che la Corte costituzionale di Karlsruhe determinasse ciò che un'istituzione europea non può fare, avrebbe creato un precedente capace di disgregare l'Unione. Così la Germania avrebbe affermato per vie legali il suo status di egemone, in diritto di decidere cosa è legale e cosa no per un organismo che appartiene anche a 220 milioni di cittadini fuori dai suoi confini.

Oppure, quantomeno, Karlsruhe avrebbe stabilito il principio che un giudice nazionale può disfare in ogni momento la politica in vigore di un'istituzione europea. Da quel momento, ciascuna delle Corti costituzionali dei 28 Paesi europei avrebbe cercato di sfilare il pezzo d'Europa che più le dispiace. In modo informale il governo italiano aveva fatto notare alle altre capitali che la vicenda non sarebbe certo finita là: a quel punto la Commissione di Bruxelles avrebbe dovuto mettere la Germania in infrazione, poiché i suoi giudici di ultima istanza decidevano di testa propria sul diritto comunitario senza rimettersi ai loro colleghi della Corte europea.

Aveva tutta l'aria di una spirale simile a certe dispute in punta di diritto di un quarto di secolo fa fra Belgrado, Zagabria e Lubiana. Chiunque avesse vinto, l'euro e 65 anni di pace, apertura, integrazione e prosperità in Europa ne sarebbero usciti comunque a pezzi. La Corte tedesca, nella sua diffidenza verso la Bce e Mario Draghi, non ha avuto il coraggio di andare così lontano.

Nasce così il compromesso che, almeno per la giornata di ieri, i mercati hanno salutato portando denaro sull'Italia e sugli altri Paesi di quella che chiamano "periferia". Le toghe Karlsruhe si rimettono all'interpretazione preliminare dei colleghi della Corte europea di Lussemburgo, come fanno tutti gli altri quando devono applicare il diritto europeo. Per i giudici costituzionali tedeschi - e solo per loro nell'Unione - è la prima volta in quasi sessant'anni di storia comunitaria.

Enzo Moavero, ministro delle Politiche europee (ed ex giudice di Lussemburgo), lo ha fatto notare per sottolineare come con ieri Karlsruhe rinunci al suo complesso di superiorità. Lì erano rimasti i soli giudici in Europa a non riconoscere una legge europea al di sopra della loro: ora lo fanno. Tira un sospiro di sollievo Draghi, che il giorno prima aveva evitato di spingere per un taglio dei tassi - necessario - per non irritare le toghe in seduta a un'ora di treno dal suo ufficio dell'Eurotower.

Respira meglio anche il governo di Berlino che, contro la Bundesbank, aveva dato il suo sostegno ai piani della Bce più di un anno fa. Forse per questo in vena di complimenti, il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier ieri a Roma ha parlato del "miglioramento della situazione economica" in Italia e dei "passi politici intrapresi" dal Paese.

Resta da capire se anche il mondo oltre i codici del diritto ora seguirà. Il prezzo della provvisoria abdicazione di Karlsruhe alla Corte di Lussemburgo, sono parole dei giudici di una durezza involontariamente incendiaria. Il loro giudizio sulla legittimità delle mosse di Draghi è quasi tutto negativo, in linea con le critiche a quella che ormai in Germania viene definita senza remore "politica monetaria all'italiana".

I giudici parlano di "manifeste e significative trasgressioni di potere da parte di organi europei". Sostengono che i diritti degli elettori tedeschi sono "minati quando c'è un'usurpazione unilaterale di poteri" da parte della Bce. Secondo loro, il governo di Berlino avrebbe "l'obbligo" di sfidare l'Eurotower in giustizia.

Sono frasi che risuonano già nei mercati e nell'opinione pubblica tedesca. La Frankfurter Allgemeine Zeitung si chiede se le toghe prima o poi non dovranno "istruire il governo perché non partecipi" con il suo bilancio agli interventi della Bce, se mai se ne faranno. Per ora non è successo, ma Morgan Stanley esprime dubbi sulla reale vitalità del programma tirato fuori da Draghi nel 2012 per sedare la crisi. Anche dopo la giornata di ieri. Perché quel piano è uscito sì dal palazzo di Karlsruhe legalmente in piedi. Ma con addosso un'ombra - politica - da morto che cammina.

 

MARIO DRAGHI MERKEL corte costituzionale tedescaLA TRASPARENTE SEDE DELLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCACORTE DI GIUSTIZIA EUROPEAbanca centrale europea Enzo Moavero Milanesi Mario Draghi con il membro del comitato esecutivo AsmussenJens Weidmann e Angela Merkel

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATO DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO