I RIBELLI SIRIANI SUBISCONO L’AVANZATA DI ASSAD, E ORA DAMASCO CHIEDE UNA TRATTATIVA: “NON SI VINCE SUL CAMPO”

1 - ASSALTO AD ALEPPO - DECINE DI RIBELLI UCCISI NEGLI SCONTRI
Francesca Paci per "La Stampa"

Galvanizzato dalla riconquista di Qusayr, l'esercito di Bashar Assad si prepara all'assalto di Aleppo e sposta le truppe verso il confine turco dove da un anno l'opposizione armata controlla strade e centri abitati (compresi diversi quartieri di Aleppo).

Secondo la Bbc l'operazione denominata Tempesta del Nord sarebbe iniziata ieri con l'ingresso dei soldati affiancati dai miliziani libanesi di Hezbollah e da combattenti iracheni nei villaggi a maggioranza sciita di Nubbul e Zahra, alle porte della città, una mossa che seppure non risolverà la guerra la trasforma in un'esiziale gara per il logoramento del nemico potenzialmente lunghissima (a detta del ministro dell'Intelligence israeliano Steinitz Damasco sarebbe in vantaggio).

«Il regime non può vincere, ma l'opposizione non può perdere» nota Yezid Sayigh del Carnegie Middle East Center di Beirut. Il tempo stringe per Washington, che ha ritardato il viaggio mediorientale del segretario di Stato Kerry per decidere se inviare armi ai ribelli, istituire una no-fly zone e/o accogliere profughi per alleggerire la pressione dei quasi 2 milioni già riparati in Turchia, Giordania, Libano. Ma gioca a favore di Damasco che pian piano riguadagna terreno e, sfruttando la disomogeneità degli avversari con cui militano anche jihadisti, conta di arrivare ai negoziati di pace in posizione di forza. Nell'impossibilità della vittoria militare l'imperativo è sopravvivere.

I ribelli, dal canto loro, avendo escluso compromessi col regime non premono sull'acceleratore. «Se non riceviamo munizioni per cambiare gli equilibri sul campo non andremo a Ginevra (la conferenza di pace pianificata per luglio, ndr)» rivela al «New York Times» il generale Salim Isris. Finora gli americani hanno fornito 250 milioni di dollari in aiuti «non letali» e 500 milioni per l'emergenza umanitaria di un conflitto che conta oltre 90 mila vittime (solo a maggio sarebbero morte 3.113 persone di cui 347 minori).

Si tratta di cifre irrisorie davanti all'inferiorità numerica del fronte anti Assad (tra i 180 e i 310 mila uomini), alla mancanza di leaders, all'assenza di coesione da cui si allungano ombre fosche sulla futura ipotetica capacità di governare la transizione. Ben diversa l'entità dei fondi inviati dal Golfo, dove Qatar e Arabia Saudita si contendono l'«appalto» sull'opposizione per contrastare l'espansionismo iraniano-sciita (sembra l'abbia spuntata Riad).

La battaglia infuria ad Aleppo, alla periferia di Damasco, sul confine giordano, a ridosso della base aerea di Minnigh, a Nord. Ma tremano anche il Libano, dove una misteriosa esplosione ha investito ieri un convoglio diretto in Siria probabilmente con i rinforzi di Hezbollah; sulle alture del Golan, da cui l'ex ministro degli Esteri israeliano Lieberman mette in guardia Damasco da «improvvide» avventure belliche; nel Regno Unito che il 17 e 18 giugno vedrà il G8 monopolizzato dal mini summit tra Obama e Putin sul dossier siriano.


2 - IL VICE-PREMIER DI ASSAD: "MA NON SI VINCE SUL CAMPO, VA APERTA UNA TRATTATIVA"
Claudio Gallo per "La Stampa"

Qadri Jamil, ministro dell'Economia e vice premier del governo di Assad, è a Damasco uno degli uomini più vicini ai russi. Laureato in economia a Mosca, comunista in una galassia di partiti scissionisti, membro dell'opposizione interna al regime, ha fatto parte del comitato che ha presentato la bozza per una nuova costituzione all'indomani delle rivolte arabe del 2011. Lo incontriamo in un albergo di Hamra, a Beirut.

I ribelli, appoggiati dai Paesi del Golfo e dall'occidente, pongono come precondizione per una trattativa che il presidente Assad si dimetta, che cosa ne pensa?
«Non voglio neppure discuterne se la cosa viene presentata in questo modo. Mettere delle condizioni prima del dialogo è inaccettabile. Una volta che il dialogo è aperto ognuno può esprimere le proprie opinioni, non prima.

So bene che i media arabi e occidentali spingono per questa ipotesi, che sono schierati tutti da una parte. Credo che si possa discutere di tutto, anche delle dimissioni di Assad, ma all'interno di un dialogo generale senza precondizioni».

Con la promessa di consegnare a Damasco dieci Mig-29 e i vecchi ma temibili missili anti-aereo S-300, Mosca conferma il suo sostegno ad Assad. È Putin la vostra carta vincente?
«Non c'è niente di nuovo in questo, abbiamo uno stretto rapporto con Mosca dal 1956. C'è stata una breve interruzione durante gli anni difficili della fine dell'Unione Sovietica, ma dal 2005 la collaborazione è ripresa pienamente.

È una relazione solida perché ha radici storiche: economiche, militari e politiche. Purtroppo il 70% dei nostri legami era con l'Europa, se fosse stato così con la Russia ora non avremmo tutti questi guai».

Qual è il peso dell'embargo alla Siria decretato da Usa e Ue?
«L'embargo è un crimine che colpisce la popolazione molto più del governo. Stiamo preparando un rapporto per far sapere al mondo quante persone sono morte a causa delle sanzioni. Gente morta di fame, di freddo, di malattie per cui non si trovavano più le medicine.

Hanno tagliato i cibi più basilari: riso, zucchero, farina, oltre a gas, e petrolio. Stanno facendo alla Siria quello che Hitler fece all'Europa. Il sangue delle vittime dell'embargo ricade sull'Europa, non tanto sull'America, con cui i nostri rapporti sono sempre stati inesistenti».

Quanto cruciale è stata la vittoria governativa nella recente battaglia di Qusayr? Sono cambiati gli equilibri militari?
«A Qusayr c'è stata una battaglia come tante altre. La soluzione non è sul campo, l'unica via è far tacere le armi e aprire una trattativa. Soltanto il ritorno della politica potrà portare la pace nel Paese».

Iran e Hezbollah sono vostri alleati: quanto incide il quadro internazionale, ad esempio i pessimi rapporti tra Teheran e Washington, nella crisi siriana?
«Quello che so è che i Paesi occidentali non vogliono il dialogo con nessuno, ma il dialogo è l'unica via. Tutti conoscono la celebre domanda di Stalin a Churchill: quante divisioni ha il Papa? Così mi chiedo, quante divisioni hanno, in questo periodo di crisi economica, gli europei da mandare in Siria?».

 

QADRI JAMIL VICE PREMIER ASSAD SCONTRI IN SIRIAQADRI JAMIL VICE PREMIER ASSAD Scontri ai confini di Israele con Gaza Libano e Siria ASSAD PRENDE QUSAYR SOLDATI DI ASSAD ENTRANO A QUSAYR IN SIRIA QADRI JAMIL VICE PREMIER ASSAD QADRI JAMIL VICE PREMIER ASSAD ABU SAKKAR COMANDANTE RIBELLE DI HOMS MANGIA IL CUORE DI UN SOLDATO SIRIANO

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…