TOGHE ROTTE - I SINISTRATI ALLE PRESE CON L’INCUBO DELLA FRATTURA CON I PM - L’ATTACCO BERLUSCONIANO DI VIOLANTE AI PM DI PALERMO, DEFINITI “CLAVE POLITICHE”, E’ UN PUNTO DI NON RITORNO PER IL PD CHE LASCIA LA DIFESA DELLA MAGISTRATURA A DI PIETRO, GRILLO E TRAVAGLIO - NEL MIRINO MONTI E NAPOLITANO, MA ANCHE I SOGNI DI GLORIA DI BERSANI - LA “RESISTENZA” DI TONINO HA FATTO SALTARE I PIANI DI CULATELLO E VENDOLA…

Laura Cesaretti per "il Giornale

Si consuma con clamore ma in uno strano clima, e con molti timori sotterranei, il divorzio tra l'ex «partito delle procure» e le suddette procure. Il timbro definitivo sulla rottura del matrimonio lo ha messo ieri Luciano Violante, che non solo è stato mille volte indicato come mente di quell'antico partito (che non è mai esistito, assicura lui) ma è anche il responsabile riforme del Pd, dunque legittimato a parlare a nome del partito.

E la linea è questa: le procure (in particolare l'attivissima, sia pur con scarsi risultati giudiziari, procura di Palermo) vengono usate come «clave politiche» da un «blocco» politico che «fa capo al Fatto , a Di Pietro e a Grillo» e che vuole «reindirizzare il risorgente populismo italiano». Uscito di scena il Cavaliere, a quel «blocco» serve un nuovo nemico, che è stato individuato: «Monti e il Quirinale, gli architravi che oggi tengono in piedi l'Italia».

E fa un certo effetto vedere, nello stesso giorno ma su tutt'altro fronte, un (ex?) amico di Violante come Gian Carlo Caselli (celebre invero più per le assoluzioni dei suoi imputati eccellenti che per altro) che invece perora la causa della procura di Palermo: «Abbiamo salvato l'Italia», nientemeno.

Il fronte compatto dei giustizialisti si è rotto. «C'è finalmente una chiara divisione tra quella sinistra elitaria che pensa che la magistratura debba governare, e la sinistra politica convinta che la democrazia non possa essere commissariata dai pm», esulta il senatore Pd Stefano Ceccanti.

Ma la a sinistra, alla vigilia di elezioni che potrebbero regalarle la definitiva affermazione ( in prima persona, e senza uomini di paglia alla Prodi) si trova a fare drammaticamente i conti con una belva amorevolmente allevata finché serviva scatenarla sugli gli avversari, e che ora gli si rivolta contro.

Perché questo è chiaro, a Bersani e i suoi: il «blocco» di cui parla Violante non ha affatto come obiettivo la sconfitta di Berlusconi, anzi punta a vampirizzare innanzitutto il Pd, e il suo elettorato allevato da decenni a pane e manette e dunque facile preda di ogni «populismo giuridico ».

Punta a fargli perdere le elezioni, e se poi se ne giovasse il Cavaliere tanto meglio.
Gli uomini di Bersani, nei mesi scorsi, hanno alzato i toni contro Di Pietro convinti che alla fine l'ex pm sarebbe andato a Canossa, pur di allearsi con loro. Invece lui ha continuato a inveire, ai limiti del vilipendio, contro il Quirinale. Rendendo così impossibile al Pd di trattare con lui. «Il furbo e opportunista Di Pietro non lascia il certo per l'incerto», scriveva ieri sull' Unità Emanuele Macaluso, dando voce ai timori di tanti dentro il Pd: dunque un piano B lo deve avere.

Macaluso cita il «partito della Costituzione» evocato da Marco Travaglio (che è il principale ufficiale di collegamento tra l'ex pm e Beppe Grillo). E cita il«segnale » dato dalle uscite politiche e antiquirinalizie di Zagrebelski, dunque di un pezzo del partito di Repubblica , che fa capo a De Benedetti.

E i movimenti dentro la Cgil, con la Camusso che ancora resiste aggrappandosi agli iperlaburisti Pd, ma con la Fiom sempre più attirata nell'orbita del Fatto e di Idv. Un intero «schieramento», dice Macaluso, che «punta ad un rapporto politico con Grillo» e «vuole condizionare la politica nel dopo-Monti».

Indebolendo innanzitutto il Colle, è il sottinteso, proprio per impedirgli di esserne il regista. Con il Pd che annaspa, tra la «difficoltà di ricomporre un blocco sociale e politico» e la sua assenza di «una linea forte e coerente » sulla giustizia. È da anni che Macaluso dice queste cose, e non a caso è finito fuori dal Pd. Il fatto che torni a scriverle sull' Unità segnala però quanto profondo sia il ripensamento in atto da quelle parti, e il timore che lo accompagna.

 

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