1- RICORDATE? UN PIATTO DI SPAGHETTI, CON SOPRA, ADAGIATA, UNA PISTOLA. I VECCHI NOMIGNOLI DI “SPAGHETTIFRESSER” (SBRANASPAGHETTI), “BOLANDERSCHLUGGER” (INGHIOTTIPOLENTA) O “ZYDROONESCHITTLER” (SCROLLALIMONI)? PER NON DIRE DI INSULTI COME: “GLI ITALIANI SONO FORME DI VITA PARASSITARIE, MAMMONI MALIGNI CHE SFRUTTANO LE DONNE E SANNO SOLO LAMENTARSI”? TANTI STEREOTIPI OFFENSIVI CONCENTRATI DALLO “SPIEGEL” IN UNA COPERTINA: CI SI PUÒ FIDARE DI UN POPOLO DI “SCHETTINI”? 2- BENE, ORA CHE I CERVELLONI TEDESCHI SONO COSTRETTI A FAR DIMETTERE, PER LA SECONDA VOLTA!, IL LORO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, PER AFFARUCCI DEGNI DI UNA QUALSIASI CRICCA DE’ NOANTRI, COME LA METTIAMO? ANZI, DOVE LO METTIAMO IL CETRIOLO?

1- MERKEL, SIAMO TUTTI UGUALI DAVANTI ALLA LEGGE
(ANSA) -
"Il nostro stato di diritto prevede che siamo tutti uguali davanti alla legge". Lo ha detto la cancelliera Angela Merkela a Berlino in un passaggio del suo intervento per le dismissioni del presidente tedesco Christian Wulff.

La cancelliera ha sottolineato di avere grande rispetto per il comportamento di Wulff che ha dato precedenza al valore dell'istituzione che guidava e al suo ruolo pubblico rispetto alla propria convinzione di essere innocente. "Con le sue dimissioni - ha spiegato infatti la Merkel - ha messo in secondo piano la sua convinzione di essersi comportato sempre correttamente rispetto all'incarico ricoperto e rispetto al servizio al popolo".

2- WULFF SI RITIRA, NON PUO' PIU' SERVIRE IL POPOLO
(ANSA)
- "Gli sviluppi dei giorni e delle settimane scorse hanno dimostrato che la fiducia e così la mia possibilità di agire sono stati pregiudicati in modo duraturo. Per questo mi ritiro per far posto a un successore". Lo ha detto il presidente della Repubblica Christian Wulff oggi a Berlino. Il presidente ha spiegato che la Germania ha bisogno di avere un presidente che abbia la fiducia e il sostegno della maggioranza dei cittadini.

Poco prima delle parole del capo dello Stato tedesco, la cancelliera Angela Merkel aveva spiegato che "con le sue dimissioni Wulff ha messo in secondo piano la convinzione di essersi comportato sempre correttamente rispetto all'incarico ricoperto e rispetto al servizio al popolo". Merkel ha sottolineato di avere grande rispetto per il comportamento di Wulff che ha dato precedenza al valore dell'istituzione che guidava e al suo ruolo pubblico rispetto alla propria convinzione di essere innocente.

3- MERKEL, SCEGLIEREMO PRESIDENTE CON OPPOSIZIONE
(ANSA)
- La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che ora si cercherà un "candidato comune", e dunque una figura sostenuta da coalizione e opposizione, per la presidenza della Repubblica. Per la stampa tedesca, si tratta di un grosso segnale politico dato dalla Merkel, che oggi ha preso atto delle dimissioni del secondo presidente da lei sostenuto, Christian Wulff. Nel maggio 2010 si era dimesso Horst Koehler.

4- ANCHE IL PREDECESSORE KÖHLER SI DIMESE
Euronews.net
- L'annuncio arriva sulla scia delle polemiche suscitate da alcune sue dichiarazioni circa l'impegno militare della Germania in Afghanistan. In occasione di una visita in Afghanistan, il 22 maggio, Köhler aveva fatto riferimento alla necessità degli interventi militari per la difesa degli interessi commerciali del Paese all'estero. Negli ultimi giorni, la sua posizione era stata criticata sia da opposizione che dalla coalizione guidata dal Cancelliere Angela Merkel.

5- CON LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE TEDESCO WULFF FALLISCE IL DECISIONISMO DELLA MERKEL
Fabrizio Numi per www.ilfattoquotidiano.it

Si sgretola così l'idea che sia possibile imporre un candidato senza consultare l'opposizione e ignorando, di fatto, i sentimenti di un popolo. Intanto le elezioni sono fissate per il 18 marzo Per la stratega del potere Angela Merkel le dimissioni del presidente tedesco Christian Wulff, annunciate stamattina a Berlino, segnano un doppio fallimento.

È fallita anzitutto l'illusione che un politico di professione sia necessariamente migliore di un outsider per ricoprire la più alta carica dello Stato: dopo l'esperienza (per lei) negativa di Horst Köhler, l'ex direttore generale del Fondo monetario che fu scelto dalla Merkel nel 2004 e che sei anni dopo gettò la spugna a causa di una controversa frase sulle missioni tedesche all'estero, la cancelliera voleva evitare a tutti i costi nuove sorprese.

Per questo, nell'estate del 2010, si è affidata a Christian Wulff, che aveva per lei due vantaggi: anzitutto non era estraneo ai meccanismi della politica berlinese, come Köhler, bensì faceva politica nella Cdu da quando aveva 16 anni (non ha una vita, ma solo una "carriera politica", attaccò allora il leader socialdemocratico Sigmar Gabriel); e poi figurava tra i possibili sfidanti futuri della Merkel per la carica di cancelliere.

Non solo, ma le dimissioni di Wulff sanciscono anche il fallimento dell'idea che sia possibile imporre un candidato senza consultare l'opposizione e ignorando, di fatto, i sentimenti di un popolo: nell'estate del 2010 l'opinione pubblica tedesca era fortemente schierata a favore di Joachim Gauck, l'ex attivista per i diritti civili nella Ddr lanciato in campo dall'opposizione socialdemocratica e Verde e popolarissimo tra i tedeschi. Non è un caso che stamattina Angela Merkel, commentando l'uscita di scena di Wulff, abbia annunciato di voler trovare un successore col consenso dell'opposizione socialdemocratica e Verde.

Del resto ha ben poche alternative: nella Bundesversammlung, la speciale assemblea incaricata di eleggere il presidente, la coalizione guidata dalla Merkel può contare su una maggioranza molto risicata, per cui è tutt'altro che certo che la cancelliera possa imporre un suo nome senza cercare l'appoggio delle opposizioni. Già nel 2010 Wulff venne eletto soltanto al terzo scrutinio, perché molti voti della coalizione di governo finirono a Gauck.

Chi succederà a Wulff? L'elezione dovrà avvenire entro il 18 marzo. I primi colloqui all'interno della maggioranza sono già fissati per domani. Il presidente della Spd Gabriel si è detto disponibile a trovare insieme alla Merkel un nuovo presidente, "indipendentemente dal suo colore politico". I nomi che circolano con più insistenza in queste ore sono, in parte, gli stessi che erano già stati indicati dopo le dimissioni di Köhler.

Si va dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, una sorta di "abbonato" al toto-nomine per la carica di presidente federale, al ministro della Difesa e fedelissimo di Merkel Thomas de Maizière, al ministro del Lavoro Ursula von der Leyen, fino al presidente del Bundestag Norbert Lammert e all'ex ministro dell'Ambiente Klaus Töpfer.

Tutti hanno vantaggi e svantaggi: Schäuble è molto stimato anche tra i banchi della Spd e dei Verdi, ma è difficile che Merkel voglia rinunciare a lui in questa fase di difficoltà all'interno dell'Eurozona. Stesso discorso vale anche per de Maizière. Lammert gode di notevole credito tra Spd e Verdi, ma potrebbe risultare indigesto a una parte della maggioranza, mentre a frenare la candidatura di Töpfer è la sua età: 73 anni.

La von der Leyen sembrava in pole position già nel 2010, ma la Merkel preferì optare per Wulff. Stavolta potrebbe essere lei a rifiutare cortesemente l'offerta di accomodarsi a Schloss Bellevue (il Quirinale tedesco): per molti aspirerebbe infatti a succedere a Merkel. Resta, accanto a quello del presidente della Corte costituzionale tedesca, Andreas Voßkuhle, un altro nome: quello di Joachim Gauck. Tra i liberali della Fdp, junior partner nel governo di Berlino, stamattina c'era già chi si esprimeva a suo favore. Un punto è certo: dopo le dimissioni di due candidati da lei scelti e imposti, Angela Merkel non può permettersi un terzo errore.

E Wulff? Con le sue dimissioni perde l'immunità, per cui la procura di Hannover, che aveva chiesto ieri sera al Bundestag la revoca della stessa, può avviare le sue indagini per i favori da lui ottenuti negli anni scorsi. Resta da chiarire se avrà diritto alla pensione di 199.000 euro l'anno assicurata a tutti gli ex presidenti. La legge prevede infatti che, per ottenerla, i presidenti dimissionari debbano aver fatto le valigie per motivi di salute o politici. Wulff, invece, ha sbattuto la porta a causa di una lunga lista di favori che gli sarebbero stati concessi prima ancora che venisse eletto presidente.

6- UN POPOLO DI SCHETTINO
Da Dagospia del 25 gennaio 2012 - http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-ci-si-pu-fidare-di-un-popolo-di-schettini-lo-spiegel-usa-il-34776.htm
Gian Antonio Stella per il "Corriere della Sera"

Ci ha risparmiato i vecchi nomignoli di «Spaghettifresser» ( sbranaspaghetti), «Bolanderschlugger» (inghiottipolenta) o «Zydrooneschittler» (scrollalimoni). Ma certo era difficile mettere insieme tanti stereotipi offensivi contro noi italiani quanti ne ha concentrati lo Spiegel per sostenere la sua tesi: Schettino è l'«italiano tipo».

Scrive proprio così, Jan Fleischauer, uno dei columnist del settimanale tedesco, usando la tragedia del Concordia come spunto per discettare sulla inaffidabilità del nostro paese in vari campi, a partire dall'economia: «Mano sul cuore, ma vi sorprendete che il capitano fosse un italiano? Vi potete immaginare che manovre del genere e poi l'abbandono della nave vengano decise da un capitano tedesco o britannico?».

Le storie di uomini come Giovanni Lazzarini, l'animatore che per assistere e portare verso le scialuppe i bimbi terrorizzati si era vestito da spiderman, non gli interessano. Unico simbolo della sua idea di «italianità» è Schettino: «Conosciamo tipi del genere dalle vacanze al mare, maschi bravi con grandi gesti, capaci di parlare con le dita e con le mani, in principio gente incapace di fare del male, ma bisognerebbe tenerli lontani da macchinari pesanti e sensibili, come si vede».

Certo, l'editorialista sa di avventurarsi su terreni scivolosi. E precisa che la sua è una provocazione un po' «scorretta». Che rischia di essere «rozza». «O ancora peggio razzistica (anche se, per restare nella metafora, non è proprio chiaro quanto l'italiano in sé costituisca una propria razza»).

D'altra parte, prosegue recuperando «Il caldo e il freddo», un saggio di due secoli fa di William Hazlitt traboccante di pregiudizi sui nostri nonni, «il carattere nazionale è qualcosa di simile alla differenza di comportamento provocata dalla differenza tra i due sessi. Le nazioni sono diverse, per motivi climatici, e anche le lingue hanno il loro ruolo».

Risultato: «Quel che può succedere quando per motivi politici si ignora la psicologia dei popoli, ce lo mostra la crisi della valuta». Ci si può fidare di un popolo di «Schettini»? Insomma, «mettere insieme culture economiche così diverse nella camicia di forza della moneta unica» fu un errore: «per riconoscere che non poteva andare bene non serviva aver studiato economia. Sarebbe bastata una visita a Napoli o nel Peloponneso».

Per carità, gli amici tedeschi possono dire che anche certi italiani, parlando di loro, sono finiti in questi anni troppo spesso sulla birra, i crauti, il saumagen o peggio ancora, come nel caso delle sciagurate battute del Cavaliere sui «kapò» o di Stefano Stefani sui «biondi stereotipati che invadono le nostre spiagge ubriachi da tronfie certezze».

Ed è probabile che siano legati al dito quel titolone sul «Giornale» che, mettendo insieme le indiscrezioni su una telefonata della Merkel a Napolitano e quelle su una spiritosaggine volgare (vera? falsa?) attribuita a Berlusconi, ha spiegato la caduta del governo del Cavaliere come un complotto berlinese: «È stata la culona».

È vero, c'è chi ha esagerato. Da entrambe le parti. E non è il caso di farne tipo di scontro termonucleare. Non è la prima volta, però, che il più venduto settimanale tedesco dà libero sfogo a insopportabili stereotipi sull'Italia. Basti ricordare, negli anni, due copertine. La più recente vedeva Silvio Berlusconi seduto su una specie di trono, la faccia torva, con il titolo: «Der Pate», cioè «il padrino».

Quella più lontana metteva insieme ancora la mafia (un richiamo insultante per la stragrande maggioranza degli italiani) con il più trito dei luoghi comuni, la pasta. Ricordate? Un piatto di spaghetti, con sopra, adagiata, una pistola.

Per non dire, durante i Mondiali in Germania, di un articolo di Achim Achilles: «Gli italiani sono tanti Luigi, forme di vita parassitarie, mammoni maligni che sfruttano le donne e sanno solo lamentarsi. Grosso è caduto in area di rigore e sogghignava mentre era ancora in volo.

Totti si succhia il pollice: questo è normale negli uomini italiani. Viscidi e perennemente stanchi, non andrete lontano. L'italiano mammone sta a casa fino a 30 anni, poi si sposa e trasforma una bella ragazza in un'altra mamma tettona alla quale non presta alcuna attenzione, impegnato com'è a lucidare la sua Fiat e parlare di auto».

Sempre lo stesso tormentone: la mamma, il sole, la pasta (che già faceva fumar di rabbia Filippo Tommaso Marinetti futuristicamente impaziente di disfarsene: «Maccheroni. Puah!»), lo stivale, l'antica Roma, la mafia, il Vesuvio... Il libro «Porca Italia» in cui Klaus Davi raccoglie il fior fiore delle banalità anti-italiane ne è pieno.

«In Germania gli italiani vengono sempre considerati stupidi bulli profittatori e maschilisti, come abbiamo recentemente osservato anche in uno spot per un noto megastore di elettronica», ha riconosciuto sul «Berliner Zeitung», Kordula Doerfler. Rileggiamo un articolo del «Süddeutsche Zeitung» sull'Oktoberfest: «Urlano a squarciagola, cercano sempre un pretesto per far scoppiare la rissa e non lasciano mai la mancia. E poi si ubriacano fino a non capire più nulla».

E come dimenticare quella copertina della «Süddeutsche Zeitung» di Monaco di Baviera con un vecchio e malconcio stivale da donna? Il titolo era: «Lo stivale puzzolente». La stessa «Frankfurter Allgemeine Zeitung», del resto, il giorno che volle irridere a Silvio Berlusconi come lo rappresentò?

Come Nerone che cantava i suoi versi («I tuoi occhi sono così misteriosi come il più abbellito dei miei bilanci / tra le tue braccia nessun maledetto giornalista mi disturberà...») mentre Roma intorno era avvolta dal fuoco. Un'immagine simile a quella scelta da «Stern», ancora il Cavaliere nei panni di un imperatore. Imperatore gaudente, ovvio. Come tutti gli italiani.

«Caro Berlusconi», ha scritto Franz Josef Wagner in una lettera aperta sulla «Bild», «se avere rapporti sessuali contribuisse a risolvere i problemi allora l'Italia sarebbe il Paese più fortunato e lei il premier migliore del mondo. Scopare è parte integrante e fondamentale del suo modo di governare; lei è l'unico capo di stato che governa dal letto. Certo, tutto tipicamente italiano».

Al che perfino gli antiberlusconiani furono costretti a chiedersi: perché «tipicamente italiano»? Non sarà che dietro le ostilità verso il Cavaliere tornano a galla i vecchi stereotipi razzisti?

Perfino Mario Draghi, prima di essere sdoganato da un foto-montaggio in cui si ritrovò un elmetto prussiano che accompagnava il riconoscimento che «il nuovo capo della Bce è tanto tedesco» (sic...) era stato preso di mira con gli stessi, identici, intollerabili preconcetti dalla «Bild».

La quale, colta in contropiede dalle dimissioni dalla Bundesbank di Axel Weber sul quale puntava per la presidenza della Banca centrale europea, accanto alla foto dell'allora governatore di Bankitalia nella lista dei possibili candidati scrisse: «Per favore, non questo italiano». Perché no? «Mamma mia, per gli italiani l'inflazione nella vita è come la pummarola sulla pasta!». E meno male che, da Goethe in qua, dicono di amarci...

 

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