grillo di maio

I VERI RAPPORTI TRA GRILLO E DI MAIO, CHE NON SONO QUELLI RACCONTATI DAL DUO CONTE-CASALINO NÉ DAL PD - L'ELEVATO HA RICONFERMATO TOTALMENTE GIGGINO, CHIAMA “ROMPICOGLIONI” QUELLI CHE GLI TELEFONANO, NON SOLO DAL M5S, PER PERORARE L’ALLEANZA COL PD. CONTE LO CHIAMA DI CONTINUO, E BEPPE NON NE PUÒ PIÙ. L'UNICA INDICAZIONE CHE HA DATO È QUELLA DI TENERSI LONTANI DA SALVINI

Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it

 

LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 6

Nell’ormai celebre weekend scorso di Grillo – quello in cui il cofondatore del M5S è venuto a Roma per varcare due volte la soglia dell’ambasciata cinese a Roma – il comico ha naturalmente trovato il tempo di fare una chiacchierata con Luigi Di Maio, che qui possiamo ricostruire con precisione grazie a due fonti interne al Movimento. C’era molta attesa, specialmente al vertice del Pd e a Palazzo Chigi, dove – in assoluto tandem comunicativo – volevano vedere la discesa di Grillo come dettata dalla necessità di rimettere in riga Di Maio e trovare la quadratura a un Movimento in marasma. Ma le cose, a quanto ci risulta, non stavano così. Grillo non è sceso a Roma con il bastone contro Di Maio, tutto il contrario: aveva in mano la carota.

 

Il primo elemento è suggerito dalla semplice scansione temporale dei fatti: Grillo è arrivato nel pomeriggio di venerdì nella Capitale, ma Di Maio non si è affatto affrettato a rientrare dalla Sicilia: tra i due vi è stata una telefonata cordialissima, con la promessa di farsi una chiacchierata il giorno successivo. Non esattamente, da parte di Di Maio, il comportamento di chi sta per essere giubilato. 

 

luigi di maio incontra beppe grillo a roma1

Grillo ha avuto così tempo di andare due volte in ambasciata cinese, il reale scopo della sua venuta; e ha limitato al minimo le visite da parte dei grillini all’Hotel Forum, i vari scontenti di Di Maio che però non rappresentano un fronte unito, non hanno una reale operazione alternativa a lui, tanto meno un leader, e sono uniti sostanzialmente da una cosa: il mugugno, per i più diversi motivi. C’è chi è frustrato perché non ha avuto la poltrona che voleva. 

 

Chi si sente “più vicino alla sinistra” ma non ha nessuna capacità organizzativa nel gruppo, né di leadership interna. Chi  si batte per l’Ilva ma non l’avrebbe fatto se avesse ottenuto un sottosegretariato. Chi ha avuto posti di potere incredibili grazie all’abilità nella trattativa di Di Maio, e ora attacca Di Maio. E chi accusa Di Maio per la perdita di voti del Movimento, ma sono proprio i fautori dell’alleanza col Pd, ossia quella che sta facendo perdere voti, e che Di Maio – come noto – non voleva.

 

Ben cosciente di questa situazione, nel pomeriggio di sabato Grillo e Di Maio si sono presi un’ora e mezzo per chiacchierare. La prima cosa che Grillo gli ha detto è stata, in maniera addirittura complice: «Luigi, sono circondato da rompicoglioni che mi chiedono di intervenire, di riportare ordine, adesso non più solo del Movimento, anche da fuori. Non ne posso più. Il capo sei tu, io non ho nessuna intenzione di occuparmi delle scelte politiche del Movimento, non ho il tempo e neanche la voglia, ho una vita a cui stare dietro, perciò vai avanti, hai tutta la mia fiducia». 

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

L’unica indicazione che gli ha dato – questo è vero – è che «bisogna stare contro Salvini, ora. Per il resto fai tu. Noi siamo il Movimento, non siamo il Pd». Non a caso, quando parla di convergenze con la sinistra, Grillo aggiunge sempre l’espressione «sulle questioni alte». Non sta affatto dettando un’alleanza.

 

Di Maio a questo punto gli ha esposto come la vede lui, una strategia sulla quale Grillo concorda: un Movimento compatto, agile, pazienza se con qualche voto in meno, o qualche unità in meno, ma non diluito nel Pd – un’alleanza strategica col Pd significherebbe la morte del Movimento. Invece, una linea “autonomista”, chiamiamola così, è anche quella che piace a Davide Casaleggio: mantenendo una sua autonomia, il Movimento può restare importante, specialmente con un sistema proporzionale – e estremamente utile, tra parentesi, alle relazioni dell’imprenditore milanese. Sciolto de facto nel Pd, al contrario, diventa un asset inutile. Spento, finito.

 

E’ una linea assai diversa da quella per cui si battono il premier Conte e il suo portavoce Rocco Casalino, ormai ammaliati nel sistema di relazioni trasversali dalla romanità. Cosa che resta estranea ai fondatori del Movimento. Grillo, con Di Maio, si è concesso qualche battuta ironica anche sulle numerose telefonate che gli giungono da Palazzo Chigi, «mi chiamano di continuo...», ha sospirato. Così come gli è capitato di sentirsi anche con alcuni “grandi vecchi” del mondo Pd. Non Zingaretti, con cui non c’è un contatto diretto, mentre Grillo ha parlato sia con Massimo D’Alema sia con Beppe Sala, e forse con qualcun altro, ci dice una delle nostre due fonti. Naturalmente la cosa non può essere confermata con gli interessati. 

LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI

 

Nel Movimento, le persone più esposte nella linea anti-Di Maio non sembrano assai compatte tra loro, si va da Roberto Fico a Roberta Lombardi e Nicola Morra, fino a semplici parlamentari come Emanuele Dessì, il discusso senatore della periferia romana che finì al centro delle polemiche per un video amichevole assieme a uno degli Spada: Dessì è uno dei sostenitori di una riforma del regolamento M5S al Senato, per dare potere vincolante all’assemblea, e cioè toglierne a Di Maio. Ecco: è totalmente impensabile che Grillo e Casaleggio lascino la guida politica in mano a loro. 

 

Grillo ha solo chiesto a Di Maio i massimo della collegialità possibile, e infatti i personaggi che potrebbero aiutarlo sono Chiara Appendino e Alessandro Di Battista: due che, con tutta la loro diversità, non sono assolutamente nel fronte anti-Di Maio. La chiacchierata ha infine toccato i temi, e Grillo concordava quando Di Maio gli ha detto che su alcune battaglie, immigrazione e Mes su tutte, il M5S deve «tornare a essere il Movimento, anche davanti al suo pubblico». Più sovranismo, meno establishment. No, non è un via libera all’«alleanza strategica col Pd».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - meme by edoardo baraldi

DAGOREPORT - IL DIVORZIO TRA SALVINI E MELONI È SOLO QUESTIONE DI TEMPO: DOPO LE REGIONALI IN AUTUNNO, UNA VOLTA VARATA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, LA ZELIG DELLA GARBATELLA POTREBBE SFANCULARE LA LEGA DAL GOVERNO E COALIZZARSI SOLO CON FORZA ITALIA AL VOTO ANTICIPATO NELLA PRIMAVERA DEL 2026 – LIBERA DALLA ZAVORRA DEL CARROCCIO, MELONI SAREBBE FINALMENTE LIBERA DI AVVICINARSI AL PARTITO POPOLARE EUROPEO – DOPO TIRANA, RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA CON I VOLENTEROSI AL TELEFONO CON TRUMP, LA DUCETTA HA CAPITO DI AVER SBAGLIATO E HA CAMBIATO COPIONE - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PERSO PERO' IL VIZIO, PER RITORNARE SULLA RIBALTA INTERNAZIONALE, DI ''STRUMENTALIZZARE'' PERFINO PAPA LEONE XIV CHE FIN DAL PRIMO GIORNO SI E' DETTO PRONTO AD OSPITARE IL NEGOZIATO TRA RUSSIA E UCRAINA (MA FINCHÉ NON PORTERÀ A CASA LA SUA "VITTORIA", PUTIN NON PUÒ FARE ALTRO CHE SABOTARE OGNI TENTATIVO DI PACE...)

giorgia meloni times musk sunak edi rama

COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER INTERNAZIONALI “TUTTI PAZZI PER LA MELONI” NON È PROPRIO UNA CAREZZA SUL FACCINO DELLA SORA GIORGIA, COME CI VOGLIONO FAR CREDERE “CORRIERE”, “LIBERO” E GLI ALTRI MEGAFONI DELLA FIAMMA MAGICA. ANZI, È PIENO DI FRECCIATONE ALLA THATCHER DE’ NOANTRI, TIPO “L’UMILTÀ BEN PREPARATA” DI FRONTE AL PREMIER ALBANESE EDI RAMA. O LA CHIOSA SULL’INCONTRO CON JD VANCE: “IL FLIRT DELLA 48ENNE ERA SOLO NATURALMENTE SIMPATICO O SI È RESA CONTO CHE RIDENDO DELLE BATTUTE DEGLI UOMINI DI POTERE OTTERRÀ L'ACCORDO COMMERCIALE CHE DESIDERA?” – RICORDA I “THREESOME” E IL PACCO DI GIAMBRUNO, SMONTA LE ORIGINI PROLETARIE DELLA DUCETTA E CHIUDE CITANDO BERLUSCONI: “È UNA PERSONA CON CUI NON SI PUÒ ANDARE D'ACCORDO”. VI SEMBRANO COMPLIMENTI?

giampaolo rossi giorgia meloni silvia calandrelli felice ventura matteo salvini gianfranco zinzilli giancarlo giorgetti

C'È UN NUOVO CAPITOLO NELL'ETERNO SCAZZO MELONI-SALVINI E RIGUARDA LA RAI - NEL CDA DI DOMANI FELICE VENTURA, DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, SARÀ NOMINATO PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ - SULLA POLTRONA DELLA CASSAFORTE DEL SERVIZIO PUBBLICO SI È CONSUMATO L'ENNESIMO SCAZZO: L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, VOLEVA ISSARE SILVIA CALANDRELLI (NONOSTANTE LA VICINANZA AL PD), OSTEGGIATA PERÒ DALLA LEGA CHE VOLEVA GIANFRANCO ZANZILLI - IL MINISTRO GIORGETTI HA CONVOCATO ROSSI AL MEF (AZIONISTA DELLA RAI) PER IMPORRE IL NOME, MA QUELLO, DI FRONTE AL DIKTAT, HA OPPOSTO UN "ME NE FREGO". E ALLA FINE È STATO TIRATO FUORI DAL CILINDRO IL NOME DI VENTURA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...