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GOVERNO A PERA - IMPAZZA IL TOTOMINISTRI: SE VERDINI ENTRA IN MAGGIORANZA, L’EX PRESIDENTE DEL SENATO PERA POTREBBE ANDARE ALL’ISTRUZIONE - PER GLI ESTERI SFIDA TRA FASSINO (IN QUOTA FRANCESCHINI), CALENDA O ELISABETTA BELLONI (GIA’ CAPO DI GABINETTO DI GENTILONI) - GUERINI E GIACHETTI NEW ENTRY

Marcello Pera Marcello Pera

Francesca Schianchi per la Stampa

 

Come dice saggiamente un vecchio amico di Paolo Gentiloni, un conto è il governo che, nel caso in cui oggi il presidente Mattarella lo incarichi di provarci, il ministro degli Esteri uscente vorrebbe fare; e un altro è quello che, date le condizioni, potrà fare. Tenuto conto della situazione, degli equilibri dentro e fuori dal partito, del necessario beneplacito di Renzi.

 

Cambiare tutte le facce o quasi, ragiona nel Pd chi gli è vicino, sarebbe un segnale forte da dare al 60 per cen to del no. Ma i tempi stringono: e questo, accanto al rischio di incrinare un fragile equilibrio di pesi e correnti, fa propendere più probabilmente per una soluzione di sostituzioni «chirurgiche».

 

Se oggi verrà incaricato di formare il governo, la prima casella da riempire sarà quella del capo della Farnesina. A Gentiloni piacerebbe l' ambasciatrice Elisabetta Belloni, già suo capo di gabinetto, dalla primavera scorsa segretario generale del ministero degli Esteri. Ha il vantaggio di essere donna, avere con lui un buon rapporto e grande conoscenza dei dossier aperti.

 

Ha però lo svantaggio di essere un tecnico: i precedenti non depongono a favore (l' ambasciatore Terzi scelto da Monti non ha lasciato un buon ricordo) e poi circolano altre candidature, «politiche». Come quella di Piero Fassino, della corrente «Areadem» di Franceschini, o dello stesso ministro della Cultura che potrebbe trasferirsi dal centro al Lungotevere. Oppure, potrebbe arrivare Carlo Calenda, per un periodo ambasciatore italiano a Bruxelles. Al ministero del Lavoro, probabile l' abbandono di Giuliano Poletti, da sostituire con Teresa Bellanova, ex sindacalista Cgil, o con il sottosegretario alla presidenza Tommaso Nannicini.

 

RENZI VERDINIRENZI VERDINI

Resterà a tenere alto il tasso di renzismo a Palazzo Chigi il sottosegretario Luca Lotti, un fratello minore per il premier dimesso; probabile anche che Maria Elena Boschi, difesa da Renzi nonostante la bocciatura della sua legge, lasci le Riforme ma non le altre due deleghe che ha (Pari opportunità e Rapporti col Parlamento). Dovrebbero essere confermati Padoan all' Economia, Pinotti alla Difesa, Alfano all' interno. Molto a rischi o Marianna Madia, che però deve c oncludere gli ultimi decreti della riforma della Pubblica amministrazione, e la Lorenzin alla Salute.

 

Resta Andrea Orlando alla Giustizia, anche se lui avrebbe preferito spostarsi al partito: il salto che dovrebbe fare Maurizio Martina, diventando vicesegretario unico. Al contrario, si dovrebbe spostare dal Pd al governo Lorenzo Guerini. Altra bocciatura assai probabile, è quella della responsabile dell' Istruzione Stefania Giannini: potrebbe sostituirla la renziana Francesca Puglisi. Ma c' è anche un' altra possibilità: che entri in maggioranza Ala, il gruppo di Verdini, e, in sua rappresentanza, chieda quella casella per l' ex presidente del Senato Marcello Pera. O per l' ex ministro Giuliano Urbani.

 

FASSINOFASSINO

Ancora, viene dato in uscita il ministro dell' Ambiente Galletti: potrebbe sostituirlo un amico fraterno di Gentiloni, l' ex presidente di Legambiente e deputato Pd Ermete Realacci. Della sua costellazione di antiche, solide frequentazioni - il gruppo dei «rutelliani», di cui fanno parte anche i d eputati Michele Anzaldi e Roberto Giachetti; l' attuale portavoce di Renzi, Filippo Sensi; l' ex direttore di «Europa», Stefano Menichini - è l' ingresso più probabile, per le sue competenze specifiche.

lorenzo guerinilorenzo guerini

 

Si parla anche di Giachetti, già candidato sconfitto a sindaco di Roma: formazione radicale, qualcuno lo indica ai Rapporti col Parlamento se la Boschi alla fine decidesse di mollare, per le sue conoscenze di ogni cavillo dei regolamenti parlamentari. Ma i suoi pessimi rapporti con la presidente della Camera Boldrini non aiutano.

 

E poi, forse, se gli fosse possibile, Gentiloni vorrebbe lasciare la sua impronta , magari riaprendo un ministero, alle Comunicazioni, che lui stesso ricoprì nel secondo governo Prodi. Ma il tempo stringe, e gli equilibri sono delicati. Poche ore e si saprà se è lui il capitano, e quale la squadra.

 

VERDINIVERDINI

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