IN NOME DEL BISCIONE - SARÀ IL FIDO CONFALONIERI A SPINGERE IL BANANA A RICANDIDARSI? - PER IL PRESIDENTE MEDIASET NON RICANDIDARSI SAREBBE UNA FUGA SULL’ONDA DELLO SPREAD E DI «MIGNOTTOPOLI» - FIDEL CREDE CHE BERLUSCONI POSSA ANCORA FARCELA, MALE CHE VADA COME LEADER DELL’OPPOSIZIONE. VESTE NELLA QUALEL’UOMO DI ARCORE HA SEMPRE STRAPPATO PER LE AZIENDE DI FAMIGLIA IL MASSIMO DEI BENEFICI…

Ugo Magri per "La Stampa"

Colpo di scena nel mondo berlusconiano. Contrariamente a ciò che pensano i più, l'azienda di famiglia (Mediaset) gradirebbe che Silvio si candidasse. Sono infondate le voci che descrivono un Cavaliere lancia in resta, deciso a rituffarsi nell'agone, e un management allarmatissimo per i contraccolpi negativi di una probabile sconfitta alle urne.

O meglio: fino a qualche settimana fa, così si racconta negli ambienti che sanno, effettivamente pesavano i dubbi; l'atteggiamento di Confalonieri e della famiglia poteva definirsi riflessivo. Comunque sia, le resistenze dei tre figli di Veronica sembrano confermate, le presunte perplessità di Fidel invece risultano del tutto svaporate. Al punto che il presidente di Mediaset viene annoverato tra gli sponsor più convinti del grande azzardo.

La novità può far pendere il piatto della bilancia della decisione finale, anch'esso molto più in bilico di quanto si pensi. È assolutamente esatto, come ha svelato il «Giornale», che davanti a una settantina di ospiti nella villa di Punta Lada, Berlusconi ha tenuto a Ferragosto le prove generali del discorso alla nazione, quello in cui spiegherebbe i motivi del suo «rièccomi» (esordirebbe scusandosi per la rivoluzione liberale mancata, ne darebbe la colpa all'architettura costituzionale, chiederebbe una maggioranza schiacciante per poterla cambiare). È anche vero che nell'occasione ha promesso un rinnovamento totale delle liste, via le cariatidi e largo alle facce nuove senza ripetere l'errore del Milan, dove ha smontato una squadra titolatissima senza peraltro costruirne una nuova.

Tutto vero. Però fa parte dei vezzi tipici berlusconiani, fin dai tempi in cui arringava i suoi venditori nelle convention, quello di sparare colpi d'assaggio, non in quanto ne fosse intimamente convinto ma solo al fine di misurarne gli effetti sulle sue truppe, per poi trarre le conclusioni... Sono mesi che Silvio va soppesando pro e contro della sua sesta ricandidatura. L'unica a crederci fino in fondo è stata finora Daniela Santanché. E se non fosse stato per una fuga di notizie direttamente da Arcore ai primi di luglio, le Chevalier avrebbe continuato a sfogliare la margherita, tenendo nel contempo sulla graticola Alfano.

Ora per certi versi sulla graticola si trova lui, i ruoli si sono rovesciati al punto che l'intero gruppo dirigente del Pdl lo sollecita a rompere gli indugi, basta traccheggiare. Se aveva così tanta voglia di tornare al timone da «bruciare» un candidato come Angelino, eviti per favore di tenere tutti col fiato sospeso. Gliel'ha detto con educazione Cicchitto, gliel'hanno ripetuto pubblicamente Gasparri e La Russa: il tempo stringe, la macchina organizzativa deve mettersi in moto, urge sapere chi sta al comando. Allarga le braccia Osvaldo Napoli, che degli umori di partito è l'antenna più fine: «Fino a che il Presidente non scioglie la riserva, noi viviamo tutti nel limbo: i quadri dirigenti e, quel che più conta, gli elettori».

Confalonieri può sciogliere definitivamente la prognosi. Giorni fa s'è confidato con un amico, gli ha spiegato perché a suo avviso Berlusconi non può più tirarsi indietro. Il senso del ragionamento è: dopo tutto quanto ha costruito nella sua vita, che peccato se Silvio concludesse così ingloriosamente la parabola politica e umana, con un ritiro dalla lotta senza nemmeno tentare il riscatto... Sembrerebbe una fuga sull'onda dello spread e pure di «mignottopoli». Invece, secondo Fidel, Berlusconi può ancora farcela; se non a vincere, a riportare in Parlamento gran parte del patrimonio elettorale, per continuare a dire la sua con voce autorevole, male che vada da leader dell'opposizione. Veste nella quale, tra parentesi, l'uomo di Arcore ha sempre strappato per le aziende di famiglia il massimo dei benefici. Ragione di più per riprovarci ancora.

 

Berlusconi Confalonieri Crociera - NonleggerlosantancheOSVALDO NAPOLI SCACCIA IL MALOCCHIO mediaset

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO