giorgia meloni matteo salvini - by edoardo baraldi

IL PREMIERATO A OGNI COSTO – ARRIVA IN CONSIGLIO DEI MINISTRI IL DDL COSTITUZIONALE PER L'ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. PREVISTA ANCHE LA DISCUSSA NORMA “ANTI-RIBALTONE” – MELONI, PER TENERSI BUONA LA LEGA, PROMETTE: “L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA CAMMINA DI PARI PASSO CON IL PREMIERATO” – I DUBBI NELLA MAGGIORANZA SUL PREMIO DEL 55% DEI SEGGI PER CHI VINCE LE ELEZIONI. DAL 1946 A OGGI NON È MAI STATA INTRODOTTA IN COSTITUZIONE UN’INDICAZIONE SULLA LEGGE ELETTORALE… 

1 - L'INTESA TRA ALLEATI REGGE VIA LIBERA AL PREMIERATO ADDIO AI GOVERNI TECNICI LE TAPPE

Estratto dell’articolo di Niccolò Carratelli per “la Stampa”

 

sergio mattarella giorgia meloni alla riunione del Consiglio Supremo di Difesa

Un disegno di legge costituzionale per l'«introduzione dell'elezione popolare diretta del presidente del Consiglio dei ministri e razionalizzazione del rapporto di fiducia». Recita così il comunicato di Palazzo Chigi che ufficializza l'ordine del giorno della riunione del Consiglio dei ministri di questa mattina, nel quale si discuterà anche lo schema del "Piano Mattei" per lo sviluppo dei Paesi africani.

 

Ma il piatto forte è il premierato, con la cosiddetta "norma anti-ribaltone": in caso di "caduta" del presidente del Consiglio eletto dal popolo, si potrà provare a continuare la legislatura con un nuovo incarico allo stesso premier o, comunque, a un altro esponente della stessa maggioranza politica scelta dai cittadini con il voto. Solo se entrambi questi tentativi fallissero, si tornerebbe alle urne.

 

matteo salvini giorgia meloni

Nel centrodestra c'è una condivisione di fondo dell'obiettivo della riforma e Giorgia Meloni torna a rassicurare gli alleati, in particolare i leghisti: «L'autonomia differenziata cammina di pari passo con il premierato, le due cose si tengono insieme – dice la presidente del Consiglio a Bruno Vespa nel suo ultimo libro –. Oggi il grande vulnus è dato dal fatto che le Regioni hanno un'autorevolezza e una stabilità che mancano al governo centrale, perché il presidente del Consiglio non è eletto direttamente».

 

Parole che arrivano proprio nel giorno in cui conclude il suo lavoro il Comitato per l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, presieduto dal professor Sabino Cassese e composto da una sessantina di esperti. Hanno messo nero su bianco i Livelli essenziali di prestazione (Lep) da garantire su tutto il territorio nazionale, circa 80 pagine più allegati per ogni materia devolvibile alle Regioni.

sabino cassese foto di bacco

 

 Ora la palla passa alla cabina di regia di Palazzo Chigi presieduta dalla stessa premier: entro il 31 dicembre si attende la stesura di un documento definitivo. Anche in virtù di avanzamento, Matteo Salvini si mostra assolutamente allineato: «Se i cittadini possono votare il premier, penso sia un atto di serietà – spiega – in Cdm daremo il nostro via libera, poi il dibattito parlamentare e poi il referendum. Se cambia la maggioranza, si torna a votare: mi sembra che dia rispetto al voto popolare».

 

[…]

 

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

È un vecchio pallino anche di Matteo Renzi, non a caso l'unico, dal fronte delle opposizioni, a prospettare una convergenza: «Se ci sarà un sistema simile al sindaco d'Italia noi voteremo sì, non cambiamo idea per fare un dispetto a Meloni – dice il leader di Italia Viva –. Spero che la maggioranza non faccia pasticci, ingarbugliando una riforma che è semplice».

 

[…]

 

Distorsioni ben più gravi sono quelle che denunciano dal Pd: il fatto che non vengano previsti il ballottaggio a due, se nessun candidato supera il 50%, e il limite massimo di due mandati consecutivi. «Su 14 Paesi europei che hanno l'elezione nazionale diretta di una persona – avverte il senatore dem Dario Parrini – l'Italia sarebbe l'unico a non inserire in Costituzione il limite dei due mandati». […]

 

2 - DUBBI SUL PREMIO DEL 55% A CHI VINCE IL TETTO NELLA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Estratto dell’articolo di fra. gri. per “la Stampa”

 

giorgia meloni ignazio la russa sergio mattarella parata 2 giugno

[…] ci sono un paio di questioni su cui ancora si riflette, al vertice dei partiti di maggioranza e dentro il governo: se sia giusto fissare in Costituzione un tetto al premio di maggioranza (è stato indicato il 55% dei seggi a chi vince le elezioni) e se sia la formula più giusta quella dell'ultima bozza che fissa in un tentativo e non di più l'ipotesi di salvare una legislatura senza il premier eletto direttamente dal popolo.

 

[…]

 

Prima questione clamorosa: mai dal 1946 a oggi è stato introdotta nella Costituzione una legge elettorale. È un irrigidimento pazzesco, che impedirà nei decenni a venire qualsiasi altra modifica. Inserire poi la quantificazione del premio di maggioranza è un inedito assoluto. Oltretutto senza bilanciarlo con le indicazioni della Corte costituzionale che hanno invitato a rapportare il premio di maggioranza con la rappresentatività, il che significa in concreto che occorre anche una soglia minima di voti per far scattare il premio di maggioranza.

 

giorgia meloni 1

Obiezioni che si colgono parlando in area di governo: «L'indicazione del 55% è stata equivocata. Si intendeva inviare un segnale di tranquillità, per dire che mai si potrà dare un premio maggiore, e mai si potrà arrivare al 75% che significherebbe che una parte di colpo avrebbe la forza di cambiarsi da sola la Costituzione». […]

 

Siccome però quel 55% ha avuto l'effetto contrario al voluto, l'ipotesi più probabile è che sparisca dalla bozza di riforma costituzionale. I numeri sono rinviati alla prossima legge elettorale. E in Costituzione dovrebbe restare un più neutrale riferimento alla necessità di una legge maggioritaria. In questa formulazione, anche l'opposizione potrebbe acconciarsi.

 

Seconda questione, la norma anti-ribaltoni. Non è un mistero che Giorgia Meloni avrebbe voluto un meccanismo più cristallino: se cade il premier eletto dal popolo, si vada a votare. Anche lei, però, si è convinta che troppa rigidità avrebbe fatto male alla Costituzione. Le hanno fatto l'esempio della Calabria, dove la povera Iole Santelli è morta d'improvviso e si è dovuto votare per forza anche se c'era una maggioranza politica coesa.

giorgia meloni 4

 

Terza questione, il tetto ai mandati. Il Pd ci batte molto. Da Fratelli d'Italia sono pronti ad entrare nello specifico e a ribattere che «il tetto avrebbe una logica in un sistema presidenziale, non in un sistema misto dove sopravvive un rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo». Considerando che si parla di due mandati consecutivi, siccome la bozza prevede che il presidente del Consiglio potrebbe anche ripartire a metà legislatura con una maggioranza diversa (ma il medesimo programma), due mandati sono troppo pochi.

giorgia meloni al senato giorgia meloni al senato

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO