IL CALVARIO DI BERSANI, DAY BY DAY - 15 MARZO: LE CAMERE INIZIANO A VOTARE I RISPETTIVI PRESIDENTI: I GRILLINI SONO FUORI DAI GIOCHI, SE AL BANANA NON VA IL SENATO SONO DOLORI - 19 MARZO: CONSULTAZIONI AL QUIRINALE E POSSIBILE INCARICO - 23-24 MARZO: NOMINA A PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: SI VA IN PARLAMENTO PER LA FIDUCIA - SE BERSANI FALLISCE, BELLA NAPOLI HA TEMPO FINO AL 15 APRILE PER INVENTARSI QUALCOSA, POI SARÀ ELETTO IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA…

Claudio Cerasa per "il Foglio"

In mezzo alla nebbia fitta con cui si ritrovano a fare i conti da due settimane i principali protagonisti di questa accidentata fase della nostra vita politica, a poco a poco iniziano a scorgersi all'orizzonte alcuni timidi bagliori che messi insieme possono aiutarci a illuminare il percorso che ci accompagnerà alla mattina del prossimo 19 marzo, giorno in cui Giorgio Napolitano aprirà le porte del Quirinale per le prime consultazioni con i capigruppo di Camera e Senato.

Il primo bagliore da prendere in considerazione per orientarci e non perdere la bussola è quello offerto ieri dal presidente della Repubblica, che, quasi a voler indicare la necessità di premere con forza il pedale dell'acceleratore (il suo mandato scade il 15 maggio), ha lasciato intendere che nei prossimi giorni la sua azione sarà finalizzata a non perdere tempo, a fare "presto un nuovo governo" e a incoraggiare le forze in campo a scegliere "i vertici delle istituzioni rappresentative in un clima disteso e collaborativo".

Il messaggio di Napolitano è a largo raggio (e il Pd, seguendo la linea del presidente, lunedì annuncerà di voler coinvolgere tutte le forze presenti in Parlamento per le presidenze delle commissioni) ma evidentemente è legato in modo particolare a quella che sarà la prima data importante per capire qualcosa di più sul destino di questa legislatura.

La data è quella del 15 marzo, quando i deputati e i senatori inizieranno le votazioni per scegliere a chi affidare la guida di Montecitorio e soprattutto di Palazzo Madama. Diciamo "soprattutto" Palazzo Madama perché sarà attorno alla nomina della seconda carica dello stato che si capirà se tra Pd e Pdl c'è una qualche volontà di avvicinarsi e di trovare un accordo che potrebbe avere un significato sia in vista dell'elezione del prossimo presidente della Repubblica (15 aprile) sia in vista del piano "B": piano che scatterebbe nel caso in cui Napolitano, qualora Bersani non dovesse riuscire ad avere la fiducia, tenterà di nominare una figura di garanzia per mettere d'accordo Pd, Monti e Pdl (Napolitano un tentativo lo farà).

Il ragionamento del Quirinale è questo: se il presidente del Senato sarà del Pdl, aumentano le probabilità che questa legislatura abbia una vita non breve; se il Pd non troverà un'intesa con il Pdl aumentano invece le possibilità che questa legislatura finisca tra giugno e ottobre (tutto si semplificherebbe se il Movimento 5 stelle accettasse una presidenza, ma al momento i grillini sembrano intenzionati a non voler neppure partecipare al voto per i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama).

Il nodo vero sul quale si interrogano da giorni i principali esponenti del Pd è però legato a una questione che dovrebbe materializzarsi tra il 23 e il 24 marzo, subito dopo le consultazioni (che Napolitano ha intenzione di far durare poco, il tutto potrebbe esaurirsi già il 19) e subito dopo che il capo dello stato avrà dato l'incarico al segretario del Pd: a quali condizioni Napolitano nominerà Bersani presidente del Consiglio, mettendogli in mano le chiavi per formare il governo e per chiedere poi la fiducia in Parlamento?

Tutto gira attorno a questo punto e anche le scintille tra Pd e Quirinale intraviste piuttosto nitidamente nelle ultime ore nonostante la nebbia sono legate a questo scenario. Naturalmente è impossibile dire cosa succederà ma è invece possibile dire dove è stato fissato il paletto dal Quirinale. Napolitano sa che, seguendo la Costituzione, non può impedire a Bersani di andare con il suo governo in Parlamento e farsi votare la fiducia (il segretario riceverà l'incarico nello status di chi "accetta con riserva" e, formalmente, sarà lo stesso Bersani a dire se intende o no andare sciogliere la riserva).

Ciò che invece può fare e intende fare nei prossimi giorni il presidente della Repubblica è, attraverso una garbata ma decisa moral suasion, convincere il segretario a non arrivare allo scontro e a rinunciare ad andare in Parlamento se dovesse rendersi conto che è impossibile un accordo con i grillini (importante sarà il ruolo di Enrico Letta, con cui Napolitano dialoga con più frequenza di quanto non lo faccia con Bersani).

A quel punto, si aprirebbe un'altra partita e Napolitano dovrebbe accelerare i tempi con più decisione per tentare di nominare un governo del presidente prima che quello stesso presidente sia sostituito (il 15 aprile) da un nuovo capo dello stato.

L'ostacolo per Napolitano, oltre all'evidente calvario-calendario, si chiama ancora Bersani: fino a oggi il segretario non ha fatto marcia indietro rispetto all'ipotesi "governo io, oppure si va alle elezioni" ma il presidente è fiducioso ed è convinto che nei prossimi giorni la posizione del leader del centrosinistra potrebbe ammorbidirsi. In qualche modo, questa sarebbe l'ultima battaglia tra due grandi leoni del Pci (e due grandi scuole di pensiero postcomuniste). Ma a giudicare dalle truppe che sta mettendo in moto Napolitano, per il segretario del Pd la partita potrebbe essere davvero più difficile di quanto si possa credere.

 

GOVERNO DI SCOPO E SCOPONE BERSANI GRILLO BERLUSCONI NAPOLITANO bersani_napolitanoNapolitano ha incontrato anche Bersani e Casiniberlusconi bersani berlusconi-bersani

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)