L’AIA CHE TIRA! - IN OLANDA, SECONDO GLI EXIT POLL, SI REGISTRA LA SCONFITTA DELL’ESTREMA DESTRA DEL SOVRANISTA GEERT WILDERS - VINCONO I LIBERALI DI ROB JETTEN CHE POTREBBE DIVENTARE IL PRIMO PREMIER APERTAMENTE OMOSESSUALE DELLA STORIA DEI PAESI BASSI - TERZO POSTO AI LIBERALI DI CENTRODESTRA DEL "VVD", GUIDATO DA DUE ANNI DA DILAN YESILGOZ, DI ORIGINI TURCHE, DELFINA DI MARK RUTTE - PERDE 5 SEGGI LA “SINISTRA VERDE” DELL’EX COMMISSARIO UE FRANS TIMMERMANS CHE ANNUNCIA LE DIMISSIONI - IL REBUS COALIZIONI CON IL MIRAGGIO DELLE LARGHE INTESE...
Irene Soave per corriere.it - Estratti
Alle elezioni, anticipate dopo la caduta del governo a giugno, hanno votato 13 milioni di olandesi. Come da tradizione ci vorranno mesi per avere un governo. I primi exit poll, però, delle 21 e delle 22 di ieri, bastano già a dire chi ha perso, ed è Geert Wilders.
Il primo partito sono i «socioliberali» di centro-centrosinistra della compagine D66, con 27 seggi. Se i risultati confermeranno gli exit poll toccherà al loro leader Rob Jetten guidare le trattative per formare il governo. Se l’impresa gli riuscisse, Jetten sarebbe anche il primo premier apertamente omosessuale della storia dei Paesi Bassi.
Il Partito per la libertà (Pvv), di cui per statuto Geert Wilders è il solo tesserato, resta il secondo ma ha perso ben dodici seggi alla Camera bassa dell’Aia: un terzo dei 37 che appena due anni fa, a novembre 2023, gli avevano consentito l’iniziativa per la formazione di una maggioranza, e a giugno 2025 anche di staccarle la spina.
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Terzo posto ai liberali di centrodestra del VVD, guidato da due anni da Dilan Yesilgoz, di origini turche, delfina di Mark Rutte. A loro vanno 23 seggi. Più delle previsioni: il partito scontava non solo una generale stanchezza dell’elettorato, dopo i 14 anni di Rutte (in carica dal 2010 al 2024, ora è segretario della Nato).
Ma anche le critiche a Yesilgoz, rea per alcuni di aver governato con Wilders (dopo aver detto che non lo avrebbe fatto), per altri di aver escluso troppo recisamente di allearcisi ora.
Quarto posto, 20 seggi: la «sinistra verde» dell’ex commissario Ue Frans Timmermans, i cui laburisti correvano in ticket con gli ecologisti. Ticket anch’esso un po’ perdente, rispetto alle aspettative e rispetto al 2023, quando era al secondo posto. Da allora ha perso 5 seggi. Che hanno portato Timmermans ad annunciare le dimissioni.
Di poco staccati anche i cristiano-democratici (Cda), che per molti erano il possibile primo partito e che invece fanno «solo» 19 seggi. Ne servono 76, però, per avere la maggioranza sui 150 all’Aia. Ed è qui — grazie a un proporzionale puro per cui a ogni 0,76% dei voti corrisponde un seggio — che le trattative potrebbero essere lunghe.
Possibili diversi scenari.
Virata a sinistra: D66 più laburisti più cristiano-democratici. Mancherebbe una decina di deputati, da reclutare molto a sinistra, e resterebbe all’opposizione tutta la «maggioranza silenziosa» che ha votato PVV e VVD, pur sempre secondo e terzo partito. Virata a destra: di D66 vince l’anima centrista, e per fare il governo si reclutano i popolari di VVD, i cristiano-democratici di Cda e qualche partitino di ultradestra (come il virgulto Ja21 che ha fatto molto bene).
C’è poi il miraggio delle larghe intese: attorno al vincente D66 si stringerebbero sia la sinistra sia i popolari di Yesilgoz, e i Cda. Yesilgoz e i suoi l’hanno escluso, ma alcuni analisti notano che anche con Wilders, nel 2023, avevano poi cambiato avviso.




