PRIMA CONTI GONFIATI, ORA NON CONTI PIÙ - IN TV DALLA ANNUNZIATA, TREMONTI PRIMA CRITICA IL GOVERNO DEI SAPIENTONI E POI SI SBRODOLA DI ELOGI PER AVER GESTITO BENE LA CRISI A VIA XX SETTEMBRE - MA È LO STESSO GIULIETTO CHE MENTIVA AI MERCATI GONFIANDO I DATI SULLA CRESCITA, PER FAR SEMBRARE LE FINANZE SOTTO CONTROLLO? - L’EX MINISTRO, SFANCULATO DAL PDL E MOLLATO DALLA LEGA, STA PENSANDO DI CREARE UNA FONDAZIONE CON CUI RICICLARSI MA I PEONES DISPOSTI A SEGUIRLO SONO POCHI…

1 - TREMONTI E L'ARTE DELLA CRESCITA TAROCCATA

Dal libro di Stefano Feltri "Il giorno in cui l'euro morì" (Aliberti)

Giulio Tremonti è tornato, in un'intervista a Lucia Annunziata su Rai3 ha criticato la manovra del governo Monti e ha rivendicato di non aver sbagliato una mossa nella gestione della crisi . É utile quindi ricordare quanto errate fossero invece le sue previsioni, come fa Stefano Feltri nel libro appena uscito per Aliberti "Il giorno in cui l'euro morì".

Tremonti e Berlusconi sbagliavano quando predicavano ottimismo oppure, davvero, la valanga della crisi dei debiti sovrani ha travolto tutto cogliendo di sorpresa l'Italia? Per rispondere bisogna partire da alcuni semplici numeri. La repentina perdita di fiducia degli investitori nella Grecia è dovuta alla scoperta che i bilanci erano truccati. Come puoi prestare soldi a qualcuno che si presenta benestante ma poi in realtà è irrimediabilmente in bolletta? Il governo di Atene aveva mentito sul deficit.

Anche l'Italia, con Giulio Tremonti, ha mentito ai mercati. Ma con un tasso di furbizia maggiore, sul filo della legalità, senza presentare bilanci falsi ma abbellendo qualche cifra dove serviva, raccontando una versione edulcorata dell'economia così fasulla e così evidentemente sbagliata da sembrare una strizzata d'occhio agli investitori. Tremonti, con i suoi documenti del Tesoro, sembrava voler dire agli investitori: «Sappiamo tutti e due che quello che c'è scritto qui non è vero, ma non ci sono sorprese. Le balle sono solo quelle evidenziate».

Cioè i numeri sulla crescita. Visto che i dati che interessano ai mercati sono tutti in percentuale, cioè conta quanto debito c'è rispetto alla ricchezza prodotta e non in assoluto, i numeri si possono truccare in due modi: o mentendo sul deficit, come ha fatto la Grecia, o gonfiando le stime di crescita, come ha fatto l'Italia.

Prendiamo la Ruef, cioè la Relazione unificata di economia e finanza del 6 maggio 2010, firmata da Giulio Tremonti, in cui viene fissato ufficialmente il quadro economico in cui il governo deve operare negli anni futuri. Ecco cosa c'è scritto nella Ruef: "Dall'inizio di quest'anno i segnali di ripresa si stanno rafforzando. La crescita dell'economia italiana è stimata all'1,0 per cento nel 2010, all'1,5 per cento nel 2011 e al 2,0 per cento nel 2012".

Da notare quel +2 per cento nel 2012, oggi sappiamo che ci aspetta la recessione, -0,5 per cento. Una crescita simile negli ultimi dieci anni si è vista solo nel 2006, anche l'1,5 previsto da Tremonti per il 2011 sembrava un po' esagerato. Come era già prevedibile in quel momento, l'economia italiana nel 2011, nel 2012 e forse anche oltre avrebbe potuto soltanto arrancare attorno allo 0 per cento di crescita annua.

Ma a Tremonti serve gonfiare la crescita, è l'unico modo per far sembrare le finanze sotto controllo, così il deficit rispetto al Pil risulta alto ma non eccessivamente preoccupante, cioè il 5,9 per cento nel 2010, 3,9 nel 2011 e 2,7 nel 2012. L'Italia sembra quasi virtuosa. A ogni documento del Ministero del Tesoro successivo, il quadro viene aggiustato per renderlo un po' più simile alla realtà, annunciando al contempo i provvedimenti necessari per mantenere il deficit allo stesso livello delle previsioni e non dare l'impressione di essersi arresi.

Già a settembre, infatti, Tremonti presenta un nuovo documento, la Decisione di finanza pubblica, che è la base su cui costruire la Finanziaria (cioè la legge di bilancio) per gli anni 2011-2013. Si cambiano i dati di qualche zero virgola, correggendo un po' al ribasso, ma si rassicura sul fatto che nel 2012 e nel 2013 ci sarà un boom. E quindi tutto è sotto controllo. Per essere uno che si vanta di aver previsto tutto, Tremonti commette errori non da poco: anziché sentire l'arrivo dei venti della recessione globale, li scambia per refoli di ripresa.

2 - PDL SPUNTA L´IDEA DI UN GRUPPO TREMONTI IL CAVALIERE: "AUGURI, MA IL PARTITO TIENE"
Francesco Bei per "la Repubblica"

Il Cavaliere stavolta ha usato una freccia imbevuta di veleno. Un gruppo parlamentare di Tremonti? «Tanti auguri», ha sibilato gelido Berlusconi ai cronisti che lo interpellavano al tribunale di Milano. Ed è un addio definitivo, senza rimpianti, all´uomo che l´ex premier ritiene in fondo il vero responsabile della sua caduta. «Perché se non ci avesse messo sempre i bastoni tra le ruote, se non mi avesse fatto passare in Europa per quello che voleva annacquare la manovra, a quest´ora sarei ancora a Palazzo Chigi».

Così ieri, quando un giornalista gli ha chiesto di un ipotetico strappo parlamentare del suo ex ministro, il Cavaliere ha riposto in quel modo, ben sapendo in realtà che l´operazione era tramontata da tempo. Da almeno due settimane, quando Tremonti ha capito che il progetto - pur accarezzato dopo la caduta del governo - aveva scarsi margini di praticabilità. «Berlusconi - spiega un amico di Tremonti - l´ha voluto solo umiliare, ormai il professore ha altro in mente che non intestarsi un gruppo». L´idea, al contrario, sarebbe quella di creare una Fondazione e attorno ad essa dar vita a un nuovo centro di azione politica per il futuro.

Ma niente gruppo parlamentare. I maligni (e nel Pdl i nemici di Tremonti non si contano) raccontano che l´ex ministro si sia dato effettivamente da fare nei giorni scorsi per saggiare la disponibilità di alcuni deputati del Pdl a seguirlo in una nuova avventura fuori dai confini. Maurizio Del Tenno, deputato di Sondrio e già collaboratore della Brambilla, sarebbe uno di questi. Insieme a Giorgio Jannone e Maria Teresa Armosino. Ma gli avvicinati, pur apprezzando Tremonti, avrebbero declinato l´offerta. Arrivare a venti deputati, la soglia minima per costituire un gruppo autonomo, si sarebbe rivelata impresa ardua, pur contando su alcune anime perse parcheggiate nel gruppo misto in attesa di un salvatore.

Sta di fatto che Tremonti, nel Pdl, non ha più cittadinanza. Il gelido benservito del Cavaliere - «tanti auguri» - è arrivato giusto a tre giorni di distanza dall´altro attacco, pronunciato alla presentazione del libro di Vespa: «Non voglio parlare di Tremonti, ci sarebbero conseguenze negative». Una stroncatura ufficializzata ieri da Angelino Alfano che, a domanda sull´ipotesi di un gruppo Tremonti, si è limitato a dire che «il Pdl è un partito solido».

«La vicenda di questi anni - ha aggiunto il segretario di via dell´Umiltà - ha diverse chiavi di lettura. Non tutte coincidono con le convinzioni di Tremonti». Berlusconi può permettersi di allargare il solco con Tremonti anche perché al professore di Sondrio è venuta a mancare nel frattempo la sponda del Carroccio. Al contrario è proprio su Bossi che il Cavaliere sta ora concentrando tutte le sue energie nel tentativo di un recupero dell´ex alleato «senza il quale - ripete - diventa persino inutile presentare liste al Nord».

L´incontro di ieri sera ad Arcore con il Senatur (ma senza conferme ufficiali) avrebbe tuttavia dovuto restare segreto su precisa richiesta della Lega. Bobo Maroni resta infatti contrario al riavvicinamento con l´ex premier, preferisce che il «Capo» non si faccia irretire dalle offerte del Cavaliere. Ma Berlusconi ha giocato d´anticipo, di fatto rendendo pubblica la notizia mentre la smentiva con poca convinzione. Nel salotto di Arcore si sarebbe parlato di alleanze alle amministrative.

Ma anche della sorte di Nicola Cosentino e dell´asta sulle frequenze tv. Tra Berlusconi e Bossi, del resto, già venerdì a Montecitorio, al riparo da occhi indiscreti, c´era già stato un primo abboccamento per sgombrare il campo dalle punzecchiature dei giorni passati. Ieri a Milano, dopo aver lodato Alfano per l´ennesima volta, il Cavaliere ha pure scherzato su un possibile ingresso in politica della figlia Marina: «Se accadesse la diserederei».

 

IL GIORNO IN CUI L EURO MORI - STEFANO FELTRIgiulio tremonti big ANNUNZIATA LUCIA ANGELINO ALFANO VITTORIO GRILLI nicola cosentino foto gmt UMBERTO BOSSI

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