justin trudeau ivanka e donald trump

IL VERTICE DEI PIACIONI - SI' VABBE', L'INCONTRO USA-CANADA...MA AI GIORNALI INTERESSA SOLO UNA COSA: QUELLA GNOCCA DI IVANKA E GLI SGUARDI LANGUIDI CON QUEL FIGACCIONE DI JUSTIN - DONALD E IL PREMIER SONO AGLI ANTIPODI MA IL CANADA È DIPENDENTE DAGLI USA E LUI VUOLE MANTENERE UN BUON RAPPORTO IN VISTA DELLA RISCRITTURA DEL TRATTATO NAFTA

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1. IVANKA TRUMP, ONORI DI CASA ALLA CASA BIANCA PER IL PREMIER CANADESE JUSTIN TRUDEAU

Da www.oggi.it

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Donald Trump ha mantenuto la promessa: la figlia Ivanka Trump sarebbe stata la sua prima consigliera, anche alla Casa Bianca. Ed eccola, allora, in tutta la sua avvenenza, fare gli onori di casa per la visita ufficiale del premier canadese Justin Trudeau. Anche lui belloccio. Inevitabile che impazzi il gossip.

 

SGUARDI COMPLICI – Tra Stati Uniti e Canada c’era qualche frizione. Colpa delle politiche sull’immigrazione del presidente Trump. Ma ora, con l’incontro alla Casa Bianca, sembra tutto appianato. Grazie anche alla mediazione di Ivanka Trump, che era accanto al premier canadese Justin Trudeau nell’incontro ufficiale.

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“DONNE FORTI” – “Qui abbiamo donne forti”, ha esordito Donald Trump al tavolo col premier canadese Trudeau. E, in effetti, a giudicare da come ha iniziato Ivanka e anche Melania Trump, c’è da credergli. Per tutta risposta, Justin Trudeau ha messo il carico: “Sono felice di essere qui con donne affermate: sostenerle è una leva per il successo”. E ogni riferimento a Ivanka Trump era puramente voluto.

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2. I MONDI OPPOSTI DI TRUMP E TRUDEAU

Paolo Mastrolilli per la Stampa

 

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Due genitori costretti a restare insieme per il bene dei figli. Così è andato ieri il primo incontro alla Casa Bianca tra il presidente americano Trump e il premier canadese Trudeau, che hanno scelto di mettere da parte le differenze, almeno in pubblico, per concentrarsi invece sull' inevitabile necessità di curare gli interessi reciproci.

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L' immagine che spiega meglio le emozioni, però, è quella scattata durante i saluti nell' Ufficio Ovale, dove si vede Donald che allunga la mano verso l' ospite, e Justin che la osserva con sospetto per un secondo, prima di stringerla.

 

Sulla sicurezza, cosa che dovrebbe trovare i due Paesi d' accordo, Trump ha detto che «la Corea del Nord è un grande, grande problema, ma lo gestiremo con forza». Tutto il resto è in discussione. Il Canada è il primo partner commerciale per 35 Stati americani, e ogni giorno attraverso il confine fra i due Paesi avvengono scambi commerciali per 2 miliardi di dollari. Tutti hanno interesse a salvarli, e possibilmente aumentarli.

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Il problema è che questi affari si stringono nel quadro del Nafta, cioè l' accordo che unisce non solo Canada e Usa, ma anche il Messico: «Gli scambi con il nostro vicino meridionale - ha detto Trump - sono molto ingiusti. Devono cambiare, ma andremo d' accordo con tutti». Trudeau non ha commentato questa dichiarazione, ma bisogna vedere come sarà possibile rinegoziare il Nafta cambiando i termini per il Messico, e salvarli invece per il Canada.

 

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L' altra differenza già emersa riguarda l' immigrazione, con Justin che in sostanza ha invitato nel proprio Paese i rifugiati rifiutati da Donald. Il presidente americano ieri ha ripetuto che sta solo mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale di garantire la sicurezza del Paese.

Quanto alle deportazioni degli ispanici, «stiamo cacciando i cattivi».

Il premier canadese ha evitato lo scontro, spiegando che «non tocca a me venire in un altro Paese a tenere lezioni».

 

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Poi però ha aggiunto che «la mia responsabilità è governare il Canada secondo i principi canadesi, cioè quelli dell' accoglienza nella sicurezza». La questione in realtà non si ferma qui, perché se l' amministrazione Trump stabilisse che il vicino sta accettando sul proprio territorio dei potenziali terroristi, senza dare garanzie di tenerli fuori dagli Stati Uniti, il confine settentrionale potrebbe diventare oggetto di problemi come quello meridionale.

Punti in comune Ieri i due leader hanno scelto di puntare sulle cose che li uniscono, perché è nell' interesse di entrambi.

 

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Trudeau però resta la nemesi di Trump, sul piano politico e personale. Figlio d' arte, giovane, liberal, sofisticato: bastava guardare l' espressione sul volto di Donald, mentre Justin parlava in francese, per vedere che sul piano umano non potranno mai intendersi, e non solo per la differenza di lingua.

 

Il leader canadese, poi, è rimasto l' unico portabandiera del centro sinistra tra i grandi Paesi occidentali. Prima delle presidenziali Usa, gli operativi democratici già immaginavano una nuova coalizione della «Terza via», guidata da Hillary Clinton con Trudeau e Matteo Renzi. Ora di tutto questo è rimasto solo Justin, costretto a stringere la mano di Trump, nella speranza di sopravvivergli. 

 

 

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