pnrr giorgia meloni

ITALIA DA RECOVERY! – IL MINISTRO LOLLOBRIGIDA STREPITA PERCHE’ IL PNRR “È STATO SCRITTO IN FRETTA E FURIA E OCCORRERÀ RIMODULARE RISORSE E TEMPI”. MA DA BRUXELLES FANNO MURO: OTTENERE UNA MODIFICA DEI TEMPI È IMPOSSIBILE – MELONI È NEI GUAI PERCHE’ NON HA ANCORA COMPLETATO LE 55 RIFORME NECESSARIE A OTTENERE ENTRO IL 31 DICEMBRE LA TERZA RATA DA 20 MILIARDI DEL RECOVERY PLAN – IL CASO DEI QUATTRO MILIARDI DI FONDI RIMASTI INUTILIZZATI PER FINANZIARE I PROGETTI DI "INDUSTRIA 4.0". SE NON SI SPENDONO, VANNO PERSI

Alessandro Barbera per “La Stampa”

 

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Il Piano nazionale delle riforme «è stato scritto in fretta e furia», e per questo occorrerà «rimodulare risorse e tempi. Modificarlo non può essere un tabù». Francesco Lollobrigida è ministro dell'Agricoltura, ma soprattutto fedelissimo di Giorgia Meloni. La premier è in difficoltà, perché non ha ancora completato le 55 riforme necessarie a ottenere entro il 31 dicembre la terza rata da venti miliardi del Recovery Plan. Ha un problema in più: i ritardi nelle opere fin qui progettate dal precedente governo e l'aumento dei costi delle materie prime causato dall'inflazione.

 

Se i fondi non vengono spesi, si rischia di perderli. Le probabilità di ottenere ragione con Bruxelles sono pari allo zero. Una fonte della Commissione che chiede di non essere citata conferma quel che il commissario Paolo Gentiloni va dicendo da settimane: ottenere una modifica dei tempi entro i quali completare il lavoro - il 2026 - è impossibile.

 

meloni lollobrigida

Occorrerebbe riscrivere il regolamento del piano, e passare dalla ratifica di tutti i parlamenti dei Ventisette. Se il sistema Italia fatica a rispettare i tempi, deve attrezzarsi per colmarli. «Un po' di flessibilità si può trovare dentro alle regole», dice la fonte europea.

 

È pur vero che l'attuazione del Piano è più complessa di quel che si possa immaginare, e talvolta le responsabilità non sono tutte in Italia. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ieri ha sollevato ad esempio il caso dei quasi quattro miliardi di fondi rimasti inutilizzati per finanziare i progetti di "Industria 4.0". Il piano Industria 4.0 è iniziato con il governo Renzi. Permette di accedere a fondi nazionali ed europei per finanziare la trasformazione tecnologica delle imprese: ammortamento di nuovi impianti o investimenti in ricerca, per fare i due esempi più noti.

 

fitto meloni

Ebbene, fra l'anno scorso e quest' anno il Recovery destinava a questo fine ben 13,2 miliardi. Secondo i dati a disposizione del governo - e di cui La Stampa è venuta in possesso - le cose sono andate piuttosto bene: 120mila domande di crediti d'imposta a fronte di un obiettivo di 111.700. Con un però: la richiesta media è stata più bassa del previsto: circa 60mila euro.

 

I perché sono molti: le incertezze delle imprese dopo l'inizio della guerra in Ucraina, e la tradizionale struttura del sistema industriale italiano, fatto per oltre il novanta per cento da piccole e piccolissime imprese. Risultato: a oggi di quei 13,2 miliardi ne sono rimasti inutilizzati 3,8. Insomma, chi ha fatto i conti, fra Roma e Bruxelles, ha sovrastimato il necessario. Se le regole del Recovery fossero applicate rigidamente, quei fondi sarebbero persi e con essi, la possibilità di rifinanziare i crediti d'imposta nel 2023. Urso ora spera di recuperarli. «Abbiamo messo il dossier nelle mani di Raffaele Fitto perché negozi una soluzione».

 

fitto meloni

Il ministro degli Affari comunitari, a cui Meloni ha affidato tutte le deleghe, sta trattando per recuperare questo ed altro. Poco meno di tre miliardi (per la precisione 2,7) potrebbero essere disponibili grazie alla redistribuzione di altri fondi non spesi (il programma si chiama Repower Eu), ma vorrebbe ottenere di più: destinare ai maggiori costi del piano parte dei fondi di coesione (quelli dedicati alle regioni del Sud) inutilizzati nel periodo 2014-2020. «Stiamo facendo le verifiche con gli enti locali e presenteremo i numeri a breve», promette Fitto. Di qui il martellamento di ministri come Lollobrigida o Salvini, preoccupati per la lentezza con cui procedono i cantieri delle opere pubbliche.

 

ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1

Per avere la meglio e recuperare un po' di fondi dentro alle regole l'unica strada è accelerare con le riforme e le gare di appalto. Due giorni fa il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti ha stanziato otto miliardi di euro per le opere «indifferibili». L'ordine partito da Roma verso ministeri, Regioni e Comuni è di correre. E qualche segnale positivo arriva.

 

Nelle ultime 24 ore sono stati firmati due contratti (valore complessivo 68 milioni) per la costruzione di 22 satelliti e l'accordo per 127 autobus a idrogeno da mettere su strada a Bologna entro il 2026. Il comune di Terni ha ottenuto 17 milioni dal ministero dell'Ambiente per finanziare un impianto di trattamento dei rifiuti organici, mentre il progetto di Roma è stato bocciato. Irritatissima la reazione del sindaco Roberto Gualtieri: «Una scelta incomprensibile».

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ursula von der leyen mario draghi di fronte al teatro 5 di cinecitta 1ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 3

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