sorveglianza sul lavoro

CHI HA PAURA DEL GRANDE FRATELLO? - I SINDACATI SI OPPONGONO ALLE REGOLE DEL JOBS ACT CHE PERMETTONO IL CONTROLLO A DISTANZA NEI LUOGHI DI LAVORO: DIPENDENTI SEGUITI CON TELECAMERE, CELLULARI, GPS - L'AVVOCATO: "POTRANNO USARE QUESTI DATI ANCHE PER LICENZIARE"

1. CONTROLLI A DISTANZA SUI LAVORATORI, È SCONTRO

Rita Querzé per il “Corriere della Sera

 

sorvegliati sul luogo di lavorosorvegliati sul luogo di lavoro

Il no è netto. Viene dalla Cgil. Ma anche da Cisl e Uil. No alle nuove regole del Jobs act che allargano le maglie dei controlli a distanza nei luoghi di lavoro. Tramite telecamere, per intenderci. Ma anche pc, cellulari, gps e strumenti elettronici in genere. Perplesso anche Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera: «Confidiamo nella capacità di discernimento del ministro Poletti».

 

A scatenare il timore dell’arrivo del grande fratello in azienda è uno dei quattro decreti legislativi in attuazione del Jobs act. Il testo è oggi all’esame delle commissioni lavoro di Camera e Senato, deputate a esprimere un parere non vincolante. Poi il provvedimento sarà varato dal consiglio dei ministri che deciderà se introdurre eventuali modifiche.

 

AUTORIZZA IL MINISTERO

sorveglianza sul lavorosorveglianza sul lavoro

Nel merito, il testo cambia l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori nel punto in cui vieta l’uso apparecchiature per controllare a distanza i dipendenti. In pratica, le aziende potranno installare telecamere o altri strumenti che permettano il controllo a distanza anche senza un accordo con il sindacato: basterà un’autorizzazione delle Direzioni del lavoro, i distaccamenti territoriali del ministero.

 

La novità sta anche nell’uso che potrà essere fatto delle informazioni raccolte tramite telecamere, cellulari, pc, tablet o gps. Quindi tramite strumenti usati ogni giorno per lo svolgimento dei propri compiti. «Il datore di lavoro potrà usare i dati a sua disposizione anche per fini disciplinari – spiega Maurizio Del Conte, giuslavorista consigliere della presidenza del Consiglio –. Se necessario gli stessi dati potranno essere esibiti in giudizio».

renzi e camussorenzi e camusso

 

SANZIONI DISCIPLINARI

È chiaro che si parla di dati e informazioni che i datori di lavoro possiedono già oggi. «Certo – spiega Del Conte –. La differenza è che oggi il datore di lavoro può usare in giudizio le registrazioni di una telecamera soltanto quando ciò serve a dimostrare che ha subìto un danno, come per esempio la sottrazione di un bene. Con le nuove regole, invece, l’uso diventa più ampio. Con due vincoli, però. L’azienda deve informare il lavoratore sulle informazioni che ha a disposizione. E le stesse informazioni non devono essere utilizzate per ledere la privacy».

 

Semplificando: oggi il principale può usare in giudizio le immagini che riprendono un dipendente che ruba in azienda. Da domani potrebbe usare le stesse riprese anche per richiamare chi passa troppo tempo a chiacchierare in corridoio. O chi doveva fare un certo numero di consegne mentre il gps dimostra che è andato in un posto soltanto.

 

GARANTE DELLA PRIVACY

SUSANNA CAMUSSO GIULIANO POLETTI SUSANNA CAMUSSO GIULIANO POLETTI

Dal canto suo Cesare Damiano legge nel testo una forzatura nell’utilizzo della delega scritta nel Jobs act. «La delega prevede un controllo sugli impianti e non sulle persone. L’uso dei nuovi strumenti tecnologici come cellulari e tablet non può essere contemporaneamente strumento di controllo sull’attività dei lavoratori». Secondo Damiano «buonsenso vorrebbe che il governo affidasse questa regolazione alla contrattazione delle parti sociali».

 

Il gancio viene preso al volo dai sindacati. Per la Cisl parla Annamaria Furlan: «La norma va cambiata. Questi aspetti devono essere regolati tramite la contrattazione, innanzitutto quella di prossimità». La segretaria nazionale della Cgil Serena Sorrentino parla di «colpo di mano del governo»: «Daremo battaglia in parlamento e verificheremo con il garante della privacy se un intervento del genere si può consentire». Anche la Uil punta sul ruolo della contrattazione. Contesta il segretario Guglielmo Loy: «Ancora una volta si introduce una deregolamentazione che va a solo vantaggio dell’impresa».

 

 

2. L'ESPERTO: CON QUELLA NORMA SI PUO’ LICENZIARE

Massimo Sideri per il “Corriere della Sera

 

sorveglianza sul  lavorosorveglianza sul lavoro

Se la domanda è «con le nuove norme contenute nella bozza del decreto legislativo potremo essere licenziati a causa di smartphone e altre tecnologie aziendali?», la risposta di Giangiacomo Olivi, partner dello studio legale DLA Piper e grande esperto di tematiche legate all’innovazione, proprietà intellettuali e privacy, è «sì. Da quanto c’è scritto i dati e le immagini potranno essere usati anche per questioni disciplinari. Con le leggi attuali era più difficoltoso». Detto questo, Olivi non crede che la legge porti a uno «scenario da Grande fratello».

 

Cosa cambierà per i dipendenti di un’azienda con la nuova legge?

sorveglianza   sul  lavorosorveglianza sul lavoro

«C’è una modernizzazione dello Statuto dei lavoratori in ottica di cyber security. Per le aziende sarà più facile difendersi. Peraltro norme simili ci allineano a molti altri Paesi».

 

Questo è un beneficio per le aziende, ma cosa cambia in termini di controllo? Oggi si poteva già geolocalizzare e controllare, per esempio, gli smartphone aziendali?

«In determinate circostanze era già possibile farlo oggi. Esistono dei precedenti. Ad esempio Ericsson nel 2014 aveva chiesto al Garante della privacy se poteva procedere per finalità organizzative con un sistema di localizzazione dei propri tecnici anche per intervenire rapidamente sui propri clienti. E il Garante aveva detto di sì ma ad alcune condizioni.

controllo dei dipendenticontrollo dei dipendenti

 

E cioè: adottare delle misure tecniche affinché le informazioni fossero limitate solo ai dati di geolocalizzazione e introdurre un’icona sui software che segnalasse la funzione così che il tecnico potesse saperlo. Inoltre era consentito il trattamento dei dati in tempo reale solo in presenza di specifiche esigenze, come in situazioni di emergenza. In ogni caso veniva fatto salvo l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori (divieto di controllo a distanza salvo accordo con i sindacati)».

 

Ora non ci sarà più bisogno di un accordo con i sindacati e sarà sempre possibile.

«Il coinvolgimento dei sindacati rimane solo per gli impianti audiovisivi. Ciò che cambia è che prima c’era il divieto generale che si poteva superare in via eccezionale. Ora si ritiene legittimo l’utilizzo degli smartphone con determinate condizioni: che siano impiegati per esigenze organizzative, produttive e per la salvaguardia del patrimonio aziendale».

controlli sui lavoratoricontrolli sui lavoratori

 

In pratica tutto. Ogni azione rientra in questa quadro.

«È vero, ma non può che essere così dal punto di vista dei controlli della sicurezza informatica».

 

Brutalmente: dovremo abituarci ad essere “spiati” dal nostro datore di lavoro?

«Rimangono i principi del codice della privacy che non mutano. Ci deve essere la necessità dell’azione per cui i sistemi informativi e anche i controlli dovranno essere configurati riducendo al minimo la raccolta di dati personali. In sostanza il controllo non può essere fine a se stesso. E poi c’è anche il principio di correttezza: i controlli devono essere resi noti al lavoratore e devono essere fatti solo per finalità specifiche».

 

telecamere a circuito chiusotelecamere a circuito chiuso

Ci potranno leggere anche le email?

«Se uno utilizza gli account di lavoro — e sarà sempre di più così — dovrà essere consapevole che le email potranno essere lette. D’altra parte già il Garante nel 2007 dava le linee guida sulle email del dipendente. Il fulcro del provvedimento era la corretta informativa data al dipendente. Questo principio ora diventa legge».

 

Molte persone sono abituate a usare le email aziendali per comunicazioni private. Cosa prevale, lo strumento o il contenuto?

«Se si usa la mail aziendale si presume che sia una comunicazione di lavoro. Dovremmo abituarci a usare account personali che, comunque, potranno essere tracciati se usati dal computer aziendale».

 

msideri@corriere.it

 

 

 

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