gentiloni dombrovskis

L'ALTO PREZZO CHE GENTILONI HA DOVUTO PAGARE PER DIVENTARE COMMISSARIO AGLI AFFARI ECONOMICI: NON POTRÀ DECIDERE NULLA SENZA L'ASSENSO DEL SUO ''SUPERIORE'', IL LETTONE DOMBROVSKIS, CHE SARÀ VICEPRESIDENTE ESECUTIVO (NUOVO TITOLO) E IMPORRÀ L'AGENDA DI BRUXELLES - SE IL DEFICIT POTRÀ SALIRE TRA IL 2 E IL 3%, OGNI EURO ANDRÀ IN PROGETTI DETERMINATI, NON PER PENSIONARE PRIMA LA GENTE O PER LA SPESA CORRENTE

 

paolo gentiloni dario franceschini

Federico Fubini per il ''Corriere della Sera''

 

Non è non è e non sarà un giubileo. Sarà un test di lungimiranza, ancora tutto da superare. La nomina di Paolo Gentiloni come commissario Ue per l' Economia non significa che per l' Italia inizia un periodo nel quale sarà esente dalle regole. E il fatto che un ex premier italiano del Pd rappresenti la prima linea della vigilanza su un governo con un ministro dell' Economia del Pd, Roberto Gualtieri, non lascia né all' uno né all' altro le mani libere. Piuttosto, Gentiloni avrà bisogno di tutto il suo tatto e peso intellettuale per perseguire un duplice obiettivo: sospingere l' area euro verso politiche che non ripetano gli errori del passato e l' Italia - a parità di deficit - verso scelte che non puntino a fiammate di consenso ma a gettare le basi di un' economia più vitale.

 

Zingaretti e Gentiloni

Ursula von der Leyen, presidente entrante della Commissione, ha subito intravisto un rischio nella richiesta italiana di dare a Gentiloni l' incarico che oggi è di Pierre Moscovici. In molti l' avrebbero accusata di innescare un conflitto d' interessi: l' ex premier dello Stato dal deficit più alto dopo Francia e Spagna, dal debito più alto dopo la Grecia, quello che cresce meno in assoluto, a guardia di un governo che include il suo stesso partito. La tedesca ha sciolto il dilemma in stile cristiano-democratico, senza scontentare nessuno. Il commissario Gentiloni coprirà le materie che chiedeva, anche più numerose e promettenti di quelle affidate oggi a Moscovici. Ma Valdis Dombrovskis, ex premier lettone e già oggi vicepresidente a Bruxelles piuttosto propenso al rigore di bilancio, su quelle stesse materie diventa «vicepresidente esecutivo».

nicola zingaretti paola de micheli paolo gentiloni

 

È una sottile differenza rispetto al passato. Anche con Juncker i vicepresidenti c' erano, ma avevano funzioni di «coordinamento». Con von der Leyen invece tre di loro diventano «esecutivi» - ha scritto la tedesca nelle lettere di missione - con potere di «gestire le aree politiche». Significa che l' ex premier di un Paese fondatore e di un' economia da 1750 miliardi di euro dovrà riportare all' ex premier di un Paese entrato nell' Unione europea 15 anni fa e di un' economia da meno di 50 miliardi di euro.

 

juncker dombrovskis

Il primo avrà bisogno dell' assenso del secondo. In parte è il prezzo che Gentiloni paga per l' essere stato nominato per ultimo nel ruolo a Bruxelles, per le note vicende, da un Paese che resta oggetto di timori e diffidenza per la debolezza cronica della sua economia. Per Gentiloni e al suo Paese si aprono però due finestre preziose. Nella sua nuova posizione, l' ex premier alla prova dei fatti finirà per incidere sul sistema europeo in misura del peso specifico e della qualità politica della sua presenza. Lui stesso dev' esserne consapevole e per questo non sembra preoccupato di avere un «vicepresidente esecutivo» accanto a sé.

 

Quanto all' Italia, nella lettera di missione a Gentiloni von der Leyen sembra indicare una strada: con la prossima Commissione sarà probabilmente più facile accettare certi livelli di deficit fra il 2% e il 3% del Pil se le risorse vengono usate per tagliare i nodi indicati da Bruxelles, quelli che paralizzano il Paese da anni.

 

DOMBROVSKIS

Investire in tribunali delle imprese per una giustizia più rapida e certa non è inutile come gettare le stesse somme nel calderone della spesa corrente. Offrire sgravi per le tecnologie in azienda o l' assunzione di giovani qualificati, prima che fuggano all' estero, non è come riesumare le baby pensioni. Qui il ruolo di guida e mediazione del commissario italiano può diventare prezioso. Sempre che qualcuno a Roma trovi il tempo di dargli ascolto.

ursula von der leyen 1PAOLO GENTILONI URSULA VON DER LEYEN

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…