L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - A ROMA NON ESISTONO SPAZI PER I FUNERALI DEI NON CREDENTI: CHI HA ASSISTITO AL SALUTO DEL GRANDE INTELLETTUALE FILIPPO BETTINI NEL TEMPIETTO EGIZIO DEL VERANO, HA CAPITO CHE UN RICORDO PUBBLICO, LAICO E DIGNITOSO NON È POSSIBILE - PER QUESTO ATEI ECCELLENTI DICONO “NON SI SA MAI”, E RICEVONO LE ESEQUIE CATTOLICHE - NON VOGLIO CREDERE CHE LA CHIESA SI OPPONGA ALLA COSTRUZIONE DI UN TEMPIO LAICO…

1- MORIRE E NON CREDERCI
Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Morire d'estate è sempre un po' più drammatico. Ieri mattina si sono celebrati a Roma i funerali di Filippo Bettini, un intellettuale autentico: docente e grande conoscitore della letteratura latina e italiana. Filippo ha costruito un'opera monumentale, "Sotto il cielo di Roma", un'antologia che va dal 325 a.c. alle neoavanguardie degli anni Sessanta e Settanta. Un lavoro immenso, enciclopedico, una miniera per il mondo.

Lo abbiamo salutato al Verano, al Tempietto Egizio che è l'ultima dimora terrena di chi non viene commemorato in chiave religiosa. Una stanzuccia. Niente aria condizionata, due dozzine di posti a sedere, le persone costrette a sostare in piedi, appoggiate al muro, sulle scale, o sotto l'edificio, continuamente minacciate dal traffico intenso del cimitero monumentale cittadino. Nel momento più commovente, quando il fratello Goffredo - in piedi davanti al feretro - stava ringraziando i presenti, poco distante da lui ha ceduto perfino una delle sedie di plasticaccia (che ormai nemmeno un baretto di periferia userebbe), mettendo a rischio le gambe di una persona del pubblico.

Nella nostra grande amatissima capitale, chi non ha avuto in vita il dono della fede cristiana (o ebraica) viene punito al momento della dipartita. Se non si è cari all'amministrazione, se non si è persone importanti, se si vuole morire in pace senza elemosinare una cerimonia dal sindaco di turno, le famiglie devono sottoporsi a questa prova difficile e molto faticosa (ho assistito a decine di affollati e frettolosi addii al Tempietto, ti lasciano sempre dentro qualcosa d'irrisolto).

Non esistono spazi decenti - disponibili e accessibili - per l'ultimo saluto. Nessuno ci ha pensato? Un funerale pubblico, laico e dignitoso, non è sempre possibile. Le centinaia di persone che ieri avrebbero voluto partecipare direttamente e ascoltare le parole di commiato guardando negli occhi i famigliari del defunto e magari portare un fiore sulla bara si sono dovute accontentare di un amplificatore. E hanno rischiato - sotto il sole - collassi e disidratazione.

Per salutare la mamma di Filippo, Wilde, si doveva stare in mezzo all'asfalto e schivare le automobili. Rimuovere la morte è il mestiere delle civiltà. Vivere intensamente fa spesso non pensare al dopo, all'inevitabile che ci attende. Gli ospedali hanno camere mortuarie indecenti, davvero non degne di una spesa regionale sanitaria così pazzesca. Al lutto spesso si unisce il disgusto, lo choc per i più piccoli, il malore per i congiunti più stretti.

Fino a un attimo prima eravamo oggetto di cure, accudimento, parole gentili. Poi siamo corpi sbattuti di qua e di là, in spazi carenti e orribili. Anche per questo, il format religioso delle esequie diventa la strada maestra anche per chi non dovrebbe o vorrebbe percorrerlo. I sacerdoti benedicono spesso - tutti i giorni, a leggere i necrologi - anime non credenti e perfino atei. Non si sa mai... ho sentito dire a laici eccellenti, attori e concittadini illustri. Esistono anche persone coerenti, che non credono e non pregano. Andrebbero rispettate ancora di più.

E' vero che, secondo alcuni, la chiesa si opporrebbe alla costruzione di un tempio laico? Io non ci credo, da cristiana non posso crederci. Più di duecento anni fa, ai giardini della Piramide, fu edificato un cimitero delizioso: oggi lo chiamano "acattolico", per i romani è "il cimitero degli inglesi". Fu realizzato con l'aiuto dello stato pontificio, che cedette i terreni di quella che oggi è la parte antica (altri ampliamenti recenti sono stati finanziati dall'ambasciata tedesca).

Purtroppo, sembra sia tutto esaurito. In una metropoli in cui - da vivi - abbiamo ciascuno certamente troppi metri quadri costruiti e inutilizzati, non ci sono posti per ospitare per un'ora e poi per sempre chi ha appena chiuso gli occhi. Dopo l'estate, inizierà una durissima campagna elettorale per il Campidoglio. Ci vorrebbe un nuovo Napoleone, qualcuno in grado di restituire dignità alla morte, nella capitale immortale per definizione.


2- CHI ERA BETTINI: INTELLETTUALE MILITANTE E INFATICABILE ORGANIZZATORE
Vincenzo Vita per "l'Unità"

Filippo Bettini, scomparso all'improvviso nella mattinata dello scorso sabato 29 luglio, è stato un esempio rarissimo di connubio tra la politica e la cultura. Insegnava letteratura all'Università "La Sapienza" di Roma, dove metteva un grande impegno nell'approfondimento e nella divulgazione: i suoi interessi hanno toccato numerose discipline e tanti settori, dalla critica letteraria (redattore del gruppo-rivista "Quaderni di critica"), alla teoria della letteratura, contemporanea o comparata.

E davvero numerosissime le pubblicazioni, che hanno abbracciato Leopardi (ne era raffinatissimo esegeta), Campana, Gadda, Sanguineti (legatissimo a lui), Carmelo Bene, Pagliarani, Perriera, Gruppo 63, Illuminismo, Futurismo, Scapigliatura, Avanguardia. Con una bella biblioteca di volumi che ne rendono permanente la testimonianza.

E, da ultimo, era occupato in un'immensa e straordinaria rivisitazione della Capitale dal titolo "Sotto il cielo di Roma", affascinante ricostruzione in chiave moderna della storia romana. Vario e sempre aperto. Mai, però, eclettico. Veniva da una formazione rigorosissima che aveva fondamentali stelle polari, da Walter Benjamin, a Galvano Della Volpe, a Walter Binni, al citato Sanguineti. Alla "Scuola di Francoforte". Attentissimo ai meccanismi formali della scrittura, fonte inesauribile per Filippo Bettini di ricostruzione del senso e del valore del testo. E, quindi, delle stagioni del pensiero e della letteratura, ivi comprese le esperienze critiche, anticlassiche, eterodosse.

Accanto al prezioso intellettuale, militante ma cocciutamente indipendente, c'era il suo "doppio": infaticabile organizzatore di cultura, riferimento di consistenti parti del mondo politico contiguo ai settori di pertinenza. Assessori alla cultura (in primis l'amato Renato Nicolini), artisti, poeti, cineasti, musici e teatranti erano componenti costanti della sua "bottega".

Le eccellenti iniziative dell'associazione "Allegorein", il premio Feronia, le performance sulle rive del Tevere, gli approdi (in senso tecnico) dei poeti sui pontili rimangono sequenze indimenticabili e difficilmente riproducibili.

Il "Festival Mediterranea" è stato una rassegna di arti varie ricchissima, di sovente prefigurante, vera e propria palestra crossmediale e multietnica. Un'avanguardia reale.
Un fiume di idee, di progetti, di riflessioni.

In una stagione così depressa nel dibattito politico e culturale Filippo Bettini è stato un prototipo, una miscela di specialismi, di espressione dell'intreccio con la politica al livello più alto.

Ci lascia una persona squisita, un conversatore di impressionante lucidità e di enorme erudizione, marxista convinto e illuminato. Ha fatto scuola, mantenendo viva la versione migliore dell'intellettuale di Gramsci.
Lo rimpiangeremo. Ci mancherà la sua retorica forbita e avvolgente. Sentiremo sempre le sue parole intrise di un'ironia un po' malinconica. Non si è mai piegato all'omologazione corrente, alle mode facili del tempo. Ha lottato.
Ha contribuito a mantenere aperta la questione intellettuale. L'attività così ampia che ha svolto forse ha piegato il corpo, e se ne è andato all'improvviso a soli sessantadue anni. Siamo vicini a Gilda Sensales, al bellissimo bimbo, alla madre, ai fratelli che ha amato più di ogni altra cosa.

 

 

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