
RADICALIZZARE LO SCONTRO PIACE SOLO AI CENTRI SOCIALI E FASCISTONI – L’ATTACCO DI SCHLEIN A GIORGIA MELONI, CON L’ACCOSTAMENTO TRA LA BOMBA CONTRO SIGFRIDO RANUCCI E IL “RISCHIO PER LA DEMOCRAZIA” CON "L'ESTREMA DESTRA AL GOVERNO”, NON È STATO RILANCIATO NÉ DA M5S NÉ DA AVS, E HA FATTO REGISTRARE IL GELO DALL'ALA MODERATA DEL PD – IL POLITOLOGO D’ALIMONTE: “IL MESSAGGIO DI SCHLEIN PUNTA A MOBILITARE LA BASE, I MILITANTI IDEOLOGIZZATI. MA LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI QUESTE COSE NON LE SENTE. È FUORI LUOGO E FUORI TEMPO” – TRA I DEM CRESCONO I TIMORI PER I CONSENSI IN CAMPANIA, CON LA VITTORIA DI FICO CHE SI FA ACCIDENTATA. LA RESA DEI CONTI NEL PD CI SARÀ SOLO DOPO IL VOTO…
SCHLEIN CONTRO MELONI L’ALLARME DEMOCRATICO RAFFREDDA L’ALLEANZA
Estratto dell’articolo di Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
L'allarme democratico non mobilita le opposizioni, il day-after dello scontro Meloni-Schlein racconta di un fronte progressista che prova a voltare pagina mentre FdI non perde l'occasione di tornare su un terreno che considera favorevole.
Quell'accostamento tra le bombe contro Sigfrido Ranucci e il «rischio per la democrazia» con la «destra al governo» non è stato rilanciato né da M5s, né da Avs e tantomeno dall'ala moderata del Pd.
Tutti i partiti di opposizione preferiscono puntare sulle carenze della manovra appena varata, mentre sono proprio i parlamentari della premier ad insistere sull'argomento. «La signora Elly Schlein, se è capace, deve riuscire a smontare questo governo sul terreno del confronto politico», attacca il ministro Nello Musumeci.
[...] sia sabato che ieri solo pochi nel Pd hanno scelto di entrare in questa disputa, poche le dichiarazioni, perlopiù di chi è molto vicino alla segretaria.
La tesi della "polarizzazione", quella enunciata pubblicamente anche da Dario Franceschini, guida le strategie della leader Pd e della maggioranza che la sostiene: in un tempo di radicalizzazione non si può continuare con posizioni "soft", alla comunicazione della destra bisogna contrapporre posizioni altrettanto forti e nette, per compattare l'elettorato di sinistra.
Tesi che, per esempio, proprio sabato aveva contestato sul Foglio Pina Picierno, esponente della minoranza riformista: «I progressisti in ogni loro forma o appartenenza hanno il dovere di badare alle parole».
DARIO FRANCESCHINI - ELLY SCHLEIN
La vicepresidente del Parlamento europeo si riferiva alle parole di Maurizio Landini sulla premier, ma il silenzio di tutta l'ala riformista dopo le frasi di Schlein è eloquente. Nessuno vuole commentare, «perché sennò ci accusano di sabotare la campagna elettorale», e nelle ultime ore ha cominciato a circolare qualche timore sul voto in Campania, per la perdita di pezzi verso il centrodestra e per le vicende interne a M5s, con le dimissioni di Chiara Appendino.
GIORGIA MELONI SCRIVE UNA LETTERA A ELLY SCHLEIN
Ma nelle chat dei riformisti ieri, i commenti erano «sconcertati», riferisce un esponente della minoranza. Non si può – è il ragionamento – attaccare Meloni che paragona le opposizioni ad Hamas e poi parlare delle bombe a Ranucci aggiungendo che con la destra al governo la democrazia è a rischio.
Sandro Ruotolo, esponente della segreteria vicino a Schlein, ieri è andato a trovare proprio Ranucci e non accetta le accuse di avere fornito un assist alla premier. «È Meloni che fa la vittima. Domani (oggi, ndr) a Strasburgo in plenaria si parlerà del tema della libertà di stampa in Italia, questo caso ha suscitato grande attenzione. Aumentano le intimidazioni ai giornalisti, ce ne sono 26 – me compreso – sotto scorta. E aumentano le querele temerarie. La destra crea un clima, delegittima i giornalisti». [...]
Ma anche diversi esponenti della sinistra Pd ritengono che sia meglio puntare «sul fisco, la sanità, la situazione economica». Del resto, la stessa Schlein sabato sera su Instagram ha virato sui temi della manovra, dalle pensioni al fisco. Della linea della "polarizzazione", assicura la minoranza, si tornerà a parlare dopo le regionali.
D’ALIMONTE: “SCHLEIN PARLA SOLO AI MILITANTI IDEOLOGIZZATI”
Estratto dell’articolo di Niccolò Carratelli per “la Stampa”
ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Professor Roberto D'Alimonte, politologo dell'università Luiss di Roma, cosa pensa dell'allarme sulla «libertà a rischio con l'estrema destra al governo» lanciato dalla segretaria del Pd Elly Schlein?
«Direi fuori luogo e fuori tempo. Se lei va a chiedere per strada, non credo che troverà molti che ritengano davvero la nostra democrazia in pericolo».
Un errore o una precisa strategia da parte di Schlein?
«Può essere una lettura sbagliata della realtà del Paese o, più probabilmente, un messaggio che punta a mobilitare la propria base, i militanti ideologizzati».
E funziona?
«Stiamo parlando di minoranze attive, sensibili a questo tipo di messaggi ideologici. Ma la maggioranza degli italiani, anche a sinistra, queste cose non le sente proprio, sono temi che non attecchiscono».
Vale lo stesso per Giorgia Meloni, che ha definito la sinistra italiana «più estremista di Hamas»?
ELLY SCHLEIN ALLA CAMERA TRA I CARTELLI DEL PD CONTRO GIORGIA MELONI
«Assolutamente sì, la radicalizzazione del confronto politico è sbagliata da entrambe le parti. Anche nel caso di Meloni, c'è la necessità di parlare alla vecchia base, ben sapendo che nella sezione di Colle Oppio questo tipo di attacchi vengono apprezzati».
C'è il doppio registro da premier moderata e da leader di partito incendiaria?
«Un po' è così, perché alterna questi attacchi poco istituzionali, come quello alla Cgil sullo sciopero, a un profilo moderato, che garantisce stabilità di governo, dalle politiche di bilancio agli esteri, alla presenza nel contesto internazionale».
Alzare i toni e spostare l'attenzione sullo scontro ideologico conviene più alla premier che alla segretaria del Pd, non trova?
«Non so chi abbia più convenienza a spostare l'attenzione dal merito delle questioni, come può essere ora la legge di bilancio. Di certo, questa modalità di confronto politico non piace alla maggioranza dei cittadini, che è interessata ai temi concreti, dalla sanità ai salari».
[...]
È anche un modo per polarizzare la sfida tra le due leader della politica italiana?
«Qui c'è una differenza importante da sottolineare. Meloni è leader incontrastata, domina nel suo partito e nella coalizione di centrodestra, mentre Schlein non ha la stessa forza, la sua leadership non è ancora solida».
fratoianni schlein conte bonelli al monk
A suo parere, sceglie questo registro anche per rafforzare la sua posizione nel Pd e nel centrosinistra?
«Sicuramente c'è una parte di convinzione in quello che dice, ma credo ci sia anche un evidente elemento di competizione a sinistra. Schlein deve fare i conti con chi la sfida sulla radicalità delle posizioni, con il profilo di Giuseppe Conte o di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Ci sono sondaggi, ad esempio, che danno Conte più popolare di lei e, in un'ottica di primarie di coalizione, questo può pesare».
Ma esasperare i toni le conviene davvero?
«Secondo me no, per parlare anche ai non militanti, bisogna puntare sui temi concreti. Come è stato fatto sulla sanità o sui salari, la gente va a votare su quello, non sull'antifascismo o sull'allarme democratico».
[...]
Il punto è che così non si recuperano gli astenuti?
«Sì, anche questo. Una parte degli astenuti è composta da cittadini che non vogliono Meloni e non hanno intenzione di votarla, ma non si riconoscono nemmeno nell'attuale centrosinistra, non credono nell'alternativa di governo».