TUTTI SALMONEGGIANO “T’ADORIAM MONTI DIVINO!”? E L’ELEFANTINO VA ALL’OPPOSIZIONE - FERRARA IN FUGA SOLITARIA CONTRO LA “SOTTOPOLITICA DA INCAPPUCCIATI”, LA NUOVA “MAGGIORANZA TRIPARTITA CHE SI VERGOGNA DI ESSERLO” RIUNITA “IN VERTICI SEGRETI” PER MANEGGIARE “GOFFAMENTE LA SOTTO-QUESTIONE SOTTOGOVERNATIVA DEI SOTTOSEGRETARI” - È COME L’INDECENTE PIZZINO CHE ENRICO LETTA MANDA A SUDARIO MONTI: MA “DALL’ESTERNO E RISERVATAMENTE” NON SI PUÒ FAR POLITICA…

Eduardo Di Blasi per "il Fatto Quotidiano"

Tutti a negare. "Non c'è nessuna intesa", assicura Angelino Alfano (Pdl). "Non esiste una maggioranza", ripete il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Eppure il presidente della Camera Gianfranco Fini, si dice "convintissimo che sarà difficile a chiunque revocare la fiducia al governo". A meno di dieci giorni dall'ampia fiducia ricevuta dalle Camere e ad altri dieci dall'annuncio ufficiale delle misure di bilancio che lo stesso dovrebbe fissare nel consiglio dei ministri del prossimo 5 dicembre, ecco descritto il mare in cui naviga il primo governo tecnico della storia italiana con i numeri in regola ma "senza maggioranza".

Nel Pdl, che in Parlamento è il gruppo più ampio tra quelli che hanno votato la fiducia all'esecutivo di Mario Monti, per adesso regna un sentimento di attesa, confortato dal fatto che la posizione "responsabile" espressa da Silvio Berlusconi nel cedere il comando a Monti non abbia mandato giù gli indici dei sondaggi elettorali.

Così, per adesso, il direttore del Foglio Giuliano Ferrara è rimasto in beata solitudine ad attaccare la "sottopolitica da incappucciati", la nuova "maggioranza tripartita che si vergogna di esserlo" e per questo si riunisce "in vertici segreti" per maneggiare "goffamente la sotto-questione sottogovernativa dei sottosegretari" indispensabili a completare la squadra di governo.

"Io capisco Casini che da sempre lavora nella vigna dell'inciucio, ma Pd e Pdl si sono presi la responsabilità di una sospensione della democrazia che, invece di salvare la politica finisce per salvare la sottopolitica. Almeno - spiega - si assumessero la responsabilità di dire: ‘Siamo un tripartito di responsabilità nazionale' e lascino che il governo imponga dei tempi fulminei alle manovre economiche che si ritiene debba poter prendere . Invece questa modalità politica è proprio come il pizzino che Enrico Letta manda al banco del governo ripreso dai fotografi della Camera: ‘Dall'esterno e riservatamente' . Non si può far politica ‘dall'esterno e riservatamente'. Non così, almeno".

Sull'idea che il Pdl possa togliere la fiducia al governo e tentare la strada delle elezioni in primavera o addirittura a gennaio, impostando una campagna elettorale "contro" l'Europa e (qualcuno sussurra) addirittura per il ritorno alla Lira, nel Pdl resta lo scetticismo. Un po' perchè l'unico messaggio facilmente comprensibile dall'elettorato è quello legato al cambio lira-euro (1936,27 lire per un euro), ed è un armamentario vecchio di dieci anni, un po' perchè sembra chiaro che da qui alla primavera la situazione, non solo quella economica, è in rapido movimento.

Ne sa qualcosa Guido Crosetto che, all'ipotesi di elezioni anticipate esclama: "Ma per governare cosa?". E, preoccupato dalla piega di eventi inattesi che "hanno messo in dubbio anche quello che conosciamo dell'economia", ritiene che la risposta debba essere ben più decisa di quello che fino ad ora si è fatto balenare: "Altro che patrimoniale e Ici, io sarei per un provvedimento che, da subito e per legge, converta in Buoni del Tesoro il 10% dei soldi depositati nelle banche italiane, e nazionalizzerei le fondazioni bancarie: nei momenti di crisi è giusto che il sistema serva al popolo di cui queste costruzioni dovrebbero essere espressione".

La situazione è dunque questa. Nessuno, nel campo del Pdl, immagina un rientro sulla scena di Berlusconi in tempi brevi. Nemmeno un "ex berluscones" come Ferrara ("sono un ex Berluscones - certifica - perchè lui è un ex Berlusconi, nel senso che non è riuscito a reagire a chi lo inchiodava in questa situazione"): "Non penso ne abbia nè la voglia nè la possibilità. L'ultima frase che gli ho sentito dire sui media è stata: ‘Non conto niente'. È un uomo razionale, in fondo".

 

GIULIANO FERRARA IL BIGLIETTO DI ENRICO LETTA A MARIO MONTI Pier Luigi BersaniENRICO LETTA GUIDO CROSETTO

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....