LE CIANCE DI CIANCIMINO - IL FAMOSO “SIGNOR FRANCO”, L’UOMO PONTE TRA STATO E MAFIA, E’ SOLO UN BARISTA DEI PARIOLI - INVENTATO ANCHE L’ACCOSTAMENTO TRA IL “SIGNOR FRANCO” E GIANNI DE GENNARO - S’E’ MOSSO DA SOLO O E’ STATO MANOVRATO?

Attilio Bolzoni per “la Repubblica

 

MASSIMO CIANCIMINOMASSIMO CIANCIMINO

Il misteriosissimo «signor Franco» delle trame mafiose, il famigerato personaggio evocato da Massimo Ciancimino come ponte fra Stato e Cosa Nostra, è il proprietario di un bar di Roma. Quello contrabbandato come uno spione di rango internazionale è in realtà un tranquillo commerciante dei Parioli.

 

Si è svelato così, dopo quattro anni di intrigo, il giallo del “signor Franco” nome in codice usato dal figlio dell’ex sindaco di Palermo per indicare una delle figure più inquietanti che avrebbe fatto da ufficiale di collegamento fra i Corleonesi e gli apparati investigativi. Si è svelato con il rinvio a giudizio del piccolo Ciancimino — dal giudice di Caltanissetta — per calunnia aggravata contro Gianni De Gennaro, l’ex capo della polizia identificato dallo stesso Ciancimino come quel «signor Franco» che teneva contatti ravvicinati con suo padre per conto dello Stato. Una farsa.

 

Gianni De GennaroGianni De Gennaro

Totalmente inventato l’accostamento De Gennaro — «signor Franco», sostenuto con una serie di documenti taroccati forniti a rate ai magistrati siciliani per rafforzare la sua temeraria tesi. A questo punto, resta da chiedersi soltanto se Massimo Ciancimino abbia fatto tutto da solo o sia stato manovrato da qualcuno. Avventuriero in proprio o pupo sapientemente pilotato? Il nome dell’ex capo della polizia De Gennaro ha cominciato a farlo circolare nella primavera del 2010, prima confidandosi con un funzionario della Dia e poi «sparandolo» a raffica alle orecchie di una dozzina di giornalisti.

 

In sostanza Massimo Ciancimino ha pronunciato per la prima volta quel nome — dopo un tormentone di almeno due anni dove prometteva carte e «rivelazioni », ritrattava e prometteva ancora — collegandolo al «signor Franco» e alle oscure attività del padre Vito.

 

Vito CianciminoVito Ciancimino

Per sorreggere le sue parole ha consegnato ai pm un foglio con scritto il nome «De Gennaro», giurando e spergiurando che l’aveva avuto dalle mani del genitore. Le perizie l’hanno smentito clamorosamente: il foglio portato da Ciancimino con il nome dell’ex capo della polizia è stato «trasposto e poi incollato, previa riduzione grafica» e infine sfornato da una fotocopiatrice laser di ultimissima generazione. Ai tempi di don Vito non esistevano quelle macchine. Chi ha spinto “Massimuccio” a falsificare grossolanamente il documento? S’indaga.

Luciano Violante Luciano Violante

 

Anche perché — investigando sulla calunnia nei confronti di De Gennaro — si è scoperto chi è il vero “signor Franco”, un uomo contattato dal piccolo Ciancimino solo per tentare di ottenere il rilascio di un passaporto. Se in un primo momento “Massimuccio” non aveva voluto mai pronunciare il nome di De Gennaro («Per paura»), poi ha parlato di un suo interessamento per favorirlo nella vicenda passaporti ma senza ancora indicarlo come il “signor Franco”.

 

L’ha fatto dopo. Ma dopo si è capito anche che un “signor Franco” in realtà si era adoperato per quei passaporti, uno che si chiama davvero Franco, Franco M., titolare del bar Toma’s in piazza Euclide a Roma. Alla fine questo “signor Franco”, richiamato in mezzo a tranelli mafiosi e grandi segreti di Stato, è uno che non ha nulla che fare con apparati e cospirazioni.

 

Claudio Martelli Claudio Martelli

Si legge nella memoria difensiva degli avvocati Franco Coppi e Francesco Bertorotta, che hanno assistito come parte civile De Gennaro: «È un’ordinaria vicenda di “favori all’italiana”... ». Con sovrapposizione di nomi e di ruoli da parte del figlio di don Vito. Adesso siamo arrivati al capolinea, a processo per calunnia a Caltanissetta e da un anno imputato anche a Palermo sempre per la stessa accusa contro De Gennaro.

 

Cosa rimane della «cantata» di Ciancimino dopo tutto questo tempo? Tante bufale e un solo merito: avere fatto tornare la memoria ad alcuni rappresentanti delle Istituzioni — l’ex presidente della Camera Luciano Violante, l’ex Guardasigilli Claudio Martelli, l’ex dirigente del ministero della Giustizia Liliana Ferraro — che non avevano mai riferito su incontri fra ufficiali del Ros e l’ex sindaco di Palermo durante le stragi del ‘92. Un pezzo di trattativa spifferato da “Massimuccio” che era sfuggito agli smemorati.

 

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