CHI È, DA DOVE SPUNTA, CON QUALI IDEALI O AMBIZIONI È CRESCIUTA ANGELA DOROTHEA KASNER (MERKEL È NOME PRESO DAL PRIMO MARITO) - ENZO BETTIZA TRACCIA UNA RADIOGRAFIA DELLA CULONA VENUTA DAL FREDDO DELLA GERMANIA EST - KOHL DICE DI LEI: “CON LA SUA LINEA MOLTO PERICOLOSA STA DISTRUGGENDO LA MIA EUROPA” - CHE RAZZA DI ANIMALE POLITICO IMPREVEDIBILE, INAFFERRABILE, CAPARBIO, LO CAPIRANNO I CAPI DI STATO EUROPEI AL VERTICE DEL 9 DICEMBRE, ULTIMA DATA DISPONIBILE PER SALVARE L’EURO…

Enzo Bettiza per "la Stampa"

Il Financial Times concede al vascello dell'euro alla deriva non più d'una decina di giorni prima di affondare. Ne sapremo qualcosa, per il meglio o il peggio, entro nove giorni, allorché a Bruxelles si riunirà il vertice dei capi di Stato e di governo per discutere, secondo il presidente dell'Ue Van Rompuy, il progetto di «una vera e propria road map» di salvataggio della moneta comune.

Il timore diffuso è che Angela Merkel non cerchi, anche in questa occasione, d'imprimere alla mappa una strategia conforme agli interessi nazionali tedeschi o ai suoi personalissimi calcoli elettorali.

Sinora infatti nella sala macchine dell'Eurozona, coi motori fermi, si è sentito solo il rimbombo dei veti della cancelliera, il cui pugno di ferro emerge sempre più scoperto fuori dal guanto di velluto. Il repertorio è noto. No durissimi alla Grecia disprezzata; mezzi no all'Italia prima incalzata, poi blandita con l'arrivo di Monti, infine apparentemente promossa con la partecipazione, assieme alla Germania e alla Francia, al progetto di una «unione della stabilità» che non si sa bene come funzionerà; assoluti no al lancio nella burrasca di salvagenti d'emergenza, chiamati eurobond.

E soprattutto no ad un intervento autonomo e risolutivo, sulle operazioni di salvataggio, della Banca centrale europea che dà invece l'impressione di agire come una semifiliale della vetocratica Bundesbank tedesca.

Ma chi è, in fondo in fondo, da dove spunta, dove si è plasmata, con quali ideali o ambizioni è cresciuta Angela Dorothea Kasner (Merkel è nome preso dal primo marito) che veniva dal freddo e che, dopo la caduta del Muro, era conosciuta solo da pochi notabili dei partiti cristiani Cdu e Csu che ne determineranno la fulminea ascesa ai vertici della Germania riunificata?

Quando nel 2005 diventa il primo cancelliere donna della storia tedesca, «Der Spiegel» la presenta al pubblico occidentale come una massaia conservatrice, di tradizione luterana, dal «sorriso enigmatico di una Gioconda nordica».

Ma alle spalle della cancelliera cinquantenne, se non «la vita degli altri» in senso deleterio e cinematografico, c'era stata la vita di un'altra Angela, un'altra persona, la quale mai avrebbe potuto immaginare di essere destinata - lei, partorita quasi per caso in un oscuro villaggio della Ddr - a rappresentare un giorno sulla scena mondiale ottanta milioni di tedeschi riuniti.

Suo padre, il pastore protestante Horst Kasner, detto da qualcuno «il prete rosso», si spostava spesso tra le due Germanie intrattenendo buoni rapporti, in quella comunista, sia con gli antichi insediamenti evangelici che con le nuove autorità ulbrichtiane. La penuria di pastori spingeva prelati volenterosi alle missioni nell'Est; ma non sempre la cosa veniva vista di buon occhio da Ovest, anche perché l'epoca era già segnata dalle fughe in direzione opposta, verso la Repubblica federale, di milioni e milioni di tedeschi orientali.

Angela Kasner era nata in quell'epoca e aveva continuato a vivere «di là» senza troppe inquietudini ideologiche o bovaristiche, sempre in tranquilla o apparente pace con tutti. Con se stessa, con la religione del padre, con lealtà neutrale nei confronti del regime, perfino con le organizzazioni giovanili comuniste di cui, pur cristiana osservante, fece per qualche tempo parte attiva. Da noi si usava una volta il termine «cattocomunista»; forse, per la giovane Angela, scaltra, attenta, duplice, sfuggente, si sarebbe potuto adoperare con dovuta cautela quello di «luterocomunista».

Imparò alla perfezione il russo, ammirando in particolare la superzarina, Caterina la Grande, nata come lei in Germania orientale. Studiò con profitto fisica all'università di Lipsia e, più tardi, operò anche all'Istituto per la chimica fisica dell'Accademia delle scienze di Berlino Est. Insomma, una studiosa capace, integrata nel sistema, alla quale mai sarebbe venuto in mente di rompere le righe e rischiare il salto del Muro per raggiungere la libertà nel settore occidentale dell'ex capitale. Non a caso dice di se stessa: «Ho bisogno di tempi lunghi e cerco quanto più possibile di riflettere prima di agire».

Aspettò che il comunismo e il Muro cadessero, o implodessero da soli, prima di tuffarsi con un piccolo ma influente movimento, «Risveglio democratico», nell'arena politica di una Germania in parte sconvolta e in gran parte esaltata dall'imminente riunificazione nazionale. Fu in quel clima di cambi della guardia, di fusioni monetarie, di processi volatili, di assoluzioni facili, d'embrassons-nous, che l'aspirante scienziata Kasner si mutò d'un colpo nell'aspirante cancelliera Merkel e compì, nel giro di quindici anni, la più inattesa e straordinaria carriera politica del Duemila.

Si potrebbe evocare lo scatto metamorfico di una folgore fredda. Porta il suo movimento dell'Est ad allearsi e fondersi nella Cdu, entra nelle grazie di Helmut Kohl, che presiede lo storico partito democristiano e già prepara il cambio del marco orientale e la riunificazione; dopodiché passerà indifferente sopra il cadavere politico di Kohl, celebrato dal mondo intero, ma travolto da uno scandalo finanziario. Dirà senza batter ciglio: «E' ora che se ne vada».

E' lei, das Mädchen, «la ragazza», come bonariamente o ipocritamente la chiamano seguaci e rivali all'interno della Cdu, che non intende andarsene più via; è lei, non più ostacolata dalla mole protettiva e dai meriti storici di Kohl, che si accinge alla conquista di due cancellierati uno dopo l'altro, coalizzandosi prima con i socialdemocratici e in seguito alleandosi da posizioni di forza con i liberali; è lei, già esperta di chimica, che adesso comincia a trattare come «molecole» problemi e personaggi coinvolti nel gioco politico.

A questo punto si sarà forse capito con che razza di animale politico imprevedibile, inafferrabile, caparbio, avranno a che fare il 9 dicembre soprattutto quei capi di governo più interessati a salvare dal naufragio l'euro e l'Europa comunitaria in quanto tale. Kohl, l'ultimo dei cancellieri europeisti di cui Adenauer fu il primo, un Kohl pressoché dimenticato, sulla sedia a rotelle, col fantasma di una moglie suicida dietro le spalle, si è già preso una rivincita attaccando l'ex pupilla scavalcatrice sul giornale «Der Tagesspiegel»: «La cancelliera, con la sua linea molto pericolosa nei confronti dell'euro, sta distruggendo la mia Europa».

Voleva dire l'Europa occidentale dei renani, cattolica dei bavaresi, vicina a uomini di frontiera come l'alsaziano Schuman o il trentino De Gasperi; un'Europa che probabilmente non ha mai ispirato, ma piuttosto ingessato, le mosse di una protestante, una puntigliosa nordica, una quasi prussiana, cresciuta in scuole d'impianto scientifico e manicheo, culturalmente sensibile ai mondi e agli idiomi slavi. Kohl ha poi smentito di averlo detto, ma si sa che le smentite, in sede di giornalismo politico, equivalgono spesso a una riconferma rafforzata.

Vedremo a giorni, nella capitale virtuale dell'Ue, se Angela Merkel si comporterà allo stesso modo con cui, ancora bambina o quasi, affrontava le prove di nuoto ai margini della piscina. Una sua biografa ufficiale, Margaret Heckel, scrive che la piccola scolara poteva passare un'intera lezione accovacciata e immota sul trampolino. Solo quando le giungeva dalla palestra lo squillo finale del campanello, riusciva a trovare il coraggio di fare il salto nell'acqua.

Tanti oggi sperano che la zarina dell'Unione, che sulla scrivania tiene un ritratto settecentesco di Caterina la Grande, trovi il coraggio di tuffarsi in extremis fra i marosi per trarre in salvo l'euro. Basterebbe, per esempio, che cessasse di opporsi a quello che i politici più responsabili e gli osservatori più acuti chiedono da tempo: concedere alla Banca di Francoforte il ruolo di prestatore di ultima istanza ai Paesi indebitati.

Anche in termini fonetici quel drammatico ruolo può evocare l'ultima bombola d'ossigeno in una stanza di rianimazione: basta talora il ritardo di un minuto secondo, uno solo, a spegnere il rantolo del malato grave e farlo morire.

 

ANGELA MERKEL ANGELA MERKELehud olmert angela merkel lapAngela MerkelSarkozy e MerkelMerkelzapatero merkel D trichet SARKO MERKEL large berlusconi merkel merkel-obamaMERKEL - SARKOZY - MONTIENZO BETTIZA

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO