mario draghi

L'EVENTUALE ELEZIONE DI DRAGHI AL QUIRINALE COSTRINGEREBBE I PARTITI A UN "PATTO DI LEGISLATURA" PER TENERE IN VITA IL GOVERNO FINO AL 2023 - MA NON SAREBBE UN AMARO CALICE PER I PARTITI: NEL RIMPASTONE CHE NE CONSEGUIREBBE, I MINISTRI TECNICI VERREBBERO ACCOMPAGNATI ALL'USCITA PER PIAZZARE GLI ESPONENTI POLITICI - SE SI ESCLUDE IL MINISTERO DELL'ECONOMIA CHE PER RAGIONI DI CONTINUITÀ POTREBBE ESSERE LASCIATO NELLE MANI DI DANIELE FRANCO, SUL TAVOLO CI SONO BEN SEI DICASTERI E QUALCHE POSSIBILE VICEPREMIER…

Marco Conti per "il Messaggero"

 

mario draghi

«Il patto di legislatura», proposto a tutti i partiti della maggioranza, ha per Enrico Letta lo scopo di salvaguardare Draghi, «perché non possiamo permetterci di perderlo», ma al tempo stesso affida all'attuale presidente del Consiglio un implicito e futuro ruolo da garante di quel patto, qualora succeda a Mattarella, e soprattutto se verrà lasciato a Palazzo Chigi.

 

Nella seconda ipotesi, caldeggiata da una parte del Pd, dal M5S e dalla Lega, è complicato che a Draghi i partiti possano avanzare richieste. Piuttosto toccherà ai leader confermare «che c'è voglia di lavorare insieme e di arrivare a soluzioni condivise. Finché c'è quella - ha ricordato una settimana fa lo stesso Draghi - il governo va avanti bene». Quindi nessun rimpasto e tanto meno è ipotizzabile che Draghi si avventuri nella composizione di un nuovo governo cambiando ministri la cui uscita certificherebbe che qualcosa non ha funzionato.

 

ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

Qualora, invece, il «patto di legislatura» dovesse portare alla elezione di Draghi a Capo dello Stato, i contenuti di quell'accordo non potranno che sostanziare l'avvio del nuovo Settennato e fare del nuovo presidente della Repubblica il garante dell'intesa raggiunta dai leader.

 

Pur lasciando ai partiti una discrezionalità nella scelta dei ministri che però sia in grado di garantire la prosecuzione del lavoro in alcuni dicasteri chiave, il nuovo governo di unità nazionale che ne scaturirà avrà un'impronta politica che sarà il riflesso dei rapporti di forza esterni ed interni ai partiti e anche del programma che le forze politiche sottoscriveranno che, come accennato dallo stesso Letta, conterrà anche modifiche alla legge elettorale che dovranno tener conto anche del taglio dei parlamentari.

 

letta meloni salvini

In questa seconda ipotesi, ovvero accordo per eleggere Draghi e continuare la legislatura, è facile pensare che la maggiore caratura politica dell'esecutivo avverrà ai danni della pattuglia dei tecnici e che nei partiti si sviluppi un dibattito su possibili alternanze. Ma il passaggio per la possibile formazione di un nuovo governo è ad alto rischio soprattutto per quei leader che hanno terrore di una fine traumatica della legislatura e che potrebbero ritrovarsi con meno argomenti quando si discuterà della distribuzione di cariche e poltrone.

 

mario draghi conferenza stampa

Anche nella riunione della direzione di sabato scorso, Letta ha sgomberato il campo da tutte le voci che si rincorrevano su un possibile interesse del segretario dem per il voto anticipato. Nei giorni scorsi lo ha fatto anche Matteo Salvini che a chiare lettere ha scritto che la Lega non ha nessuna intenzione di tirarsi fuori dal governo nè ora nè nell'ultima fase della legislatura, arrivando persino a proporre un governo con tutti i leader dentro.

 

L'ipotesi è stata respinta, soprattutto dal Pd, ma quel dentro di Salvini è possibile che si trasformi in un impegno dei leader, che votano Draghi, a sostenere il nuovo governo. E qui qualche problema potrebbe averlo FdI. Giorgia Meloni è stata la prima nel centrodestra a non escludere la candidatura di Draghi, seppur condita con la richiesta del voto anticipato. Partecipare all'elezione a Capo dello Stato dell'ex presidente della Bce allunga quel curriculum di legittimità internazionale, e soprattutto europea, che la Meloni ha sempre curato anche da presidente del conservatori Ue.

 

enrico letta matteo salvini meeting rimini 3

Entrare al governo con propri ministri, come sicuramente FI e Lega torneranno a chiedere, è però complicato sia per la Meloni sia per la sinistra. Eppure, basta mettere in fila le deleghe ministeriali ora in mano ai tecnici, per rendersi conto di quale caccia si è già scatenata nei partiti.

 

Se si esclude, forse, il ministero dell'Economia che per ragioni di continuità potrebbe essere lasciato nelle mani di Daniele Franco, sul tavolo ci sono ben sei dicasteri e qualche possibile vicepremier qualora si dovesse optare per un presidente del Consiglio politico. Su Infrastrutture, Giustizia, Istruzione, Innovazione Digitale, Interno e Transizione ecologica gli appetiti dei partiti potrebbero scatenarsi, senza contare che qualche altra casella più politica potrebbe tornare in discussione soprattutto nel centrodestra.

 

letta salvini

L'AVVERTIMENTO

Ieri sera Letta, intervistato dal Tg3, è tornato a sollecitare un accordo «prima tra le forze politiche per un patto di legislatura e poi daremo i nomi». Per il segretario dem, prima dei nomi, è importante il patto tra i partiti di maggioranza a completare la legislatura. Per Berlusconi stavolta il governo conta meno del Quirinale, ma il grillino Buffagni ricorda anche ai parlamentari del centrodestra che «se il Cavaliere venisse eletto si andrebbe immediatamente ad elezioni». E allora addio alla legislatura e anche alla speranza di andare al governo.

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