“LA NUOVE STRATEGIA DI SICUREZZA NAZIONALE AMERICANA ANNUNCIATA DA TRUMP? TUTTE LE PRESIDENZE HANNO PRODOTTO LE LORO STRATEGIE, MA NON NECESSARIAMENTE SONO STATE POI APPLICATE” – L’EX AMBASCIATORE IN IRAQ, MARCO CARNELOS: “DUE AMARE CONCLUSIONI MI SENTIREI DI TRARRE: 1) UN GRANDE PAESE COME GLI STATI UNITI, DIVENUTO SUPERPOTENZA GRAZIE ALL’APPORTO DI MILIONI DI IMMIGRATI, È OGGI OSSESSIONATO DALLE MIGRAZIONI DI MASSA; 2) WASHINGTON RISPETTA SOLO COLORO CHE SI FANNO RISPETTARE (CINA, RUSSIA, INDIA) E DISPREZZA CHI INVECE (EUROPA) GLI SCODINZOLA INTORNO SPERANDO DI COMPIACERLO. SE LE LEADERSHIP EUROPEE NON SAPRANNO FARE TESORO DI QUESTA LEZIONE CONDANNERANNO IL VECCHIO CONTINENTE A UNA UMILIANTE MARGINALIZZAZIONE, COME SE QUELLA TESTIMONIATA DAI DOSSIER UCRAINO E MEDIORIENTALE NON FOSSE GIÀ ABBASTANZA”
Marco Carnelos per Dagospia
Caro Dago,
da diversi giorni leadership e le elites che “governano” l’Europa si stanno arrovellando intorno alla nuova Strategia di Sicurezza Nazionale annunciata dal Presidente Trump (US National Security Strategy 2025, NSS), il documento con il quale, periodicamente, ogni Amministrazione delinea le direttrici della sua politica estera e di difesa statunitensi negli anni a venire.
Se quest’ultimo dovesse essere messo in pratica effettivamente – circostanza non scontata conoscendo il potere di potentissime lobby che scorrazzano negli Stati Uniti – si tratterebbe, nelle parole di Richard Haas, ex Presidente del Council on Foreign Relations, del “più grande reindirizzamento della politica estera USA dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dall’avvio della Guerra Fredda.”
Non potevo quindi esimermi dal commentarla.
Se la dovessi sintetizzare in modo estremo nel contesto delle imminenti festività natalizie, direi che Cina e Russia hanno ricevuto dei copiosi regali, mentre l’Europa una montagna di carbone; ai poveri africani nemmeno quello. Quindi, a Pechino e Mosca ridono, a Bruxelles e in altre (non tutte!) capitali europee si disperano come mogli o amanti tradite, e in quelle latino-americane si interrogano se quello che le aspetta sarà meglio o peggio di quello hanno vissuto negli ultimi 200 anni.
VIGNETTA ELLEKAPPA - TRUMP MAKE EUROPA NAZI AGAIN
Negli Stati Uniti, i MAGA e gli America Firsters radunati intorno al Vicepresidente JD Vance gioiscono, i Neocons capeggiati dal Segretario di Stato Marco Rubio sembrano smarriti; quanto all’establishment militare e di sicurezza di Washington, con l’annesso complesso militare-industriale (le lobby cui facevo riferimento) osservano con non poche apprensioni in attesa di capire meglio tutte le implicazioni dello spartiacque strategico che questa dottrina preannuncia.
Un fatto sembra certo, la semantica del documento testimonia che in questa occasione il ruolo delle predette lobby, il cosiddetto Deep State, e i Neocons nella redazione del testo, è stato minimo, se non addirittura marginale; in netta controtendenza rispetto alla strategia che Trump aveva pubblicato durante il suo primo mandato, nel 2018.
Sia ben chiaro, quasi tutte le Presidenze americane del XX e del XXI secolo hanno prodotto le loro strategie di sicurezza nazionale, ma non necessariamente quest’ultime sono state poi pedissequamente applicate; pertanto, una forte attenzione al documento è auspicabile, ma il panico potrebbe essere prematuro.
Non la pensano effettivamente in questo modo i leaders e le elites europee che in questi giorni stanno conoscendo tutti gli stati della costernazione. Ebbene, non hanno scusanti! Trump non ha fatto altro che mettere nero su bianco, con la brutalità che lo caratterizza, quello che lui e i suoi ispiratori e consiglieri vanno dicendo da almeno un decennio.
VIGNETTA ELLEKAPPA - TRUMP JD VANCE E L EUROPA
Il Presidente americano aveva anche avuto il tatto (qualità in cui non spicca) di anticipare in chiare note agli Europei questo monumentale rospo da ingoiare quando aveva mandato il suo Vicepresidente JD Vance alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco nel febbraio scorso per richiamarli, dal suo punto di vista ovviamente, alla realtà. Lo sconcerto che regna a Bruxelles e dintorni, denota soltanto quanto inadeguati siano coloro ai vertici dell’Europa in questo momento, visto perseverano da troppo tempo nelle loro dissonanze cognitive.
Caro Dago,
VLADIMIR PUTIN E DONALD TRUMP - IL PEGGIOR INCUBO PER L EUROPA- PRIMA PAGINA THE ECONOMIST
nella migliore tradizione trumpiana, la NSS esordisce con una stratosferica supercazzola. Per intenderci, le prime due paginette scarse che recano in calce l’inquietante firma (calligraficamente parlando) del Presidente degli Stati Uniti.
Nell’immaginario dell’inquilino della Casa Bianca, dodici mesi fa gli Stati Uniti e l’intero pianeta si trovavano sull’orlo di una catastrofe, e a lui è bastato un anno di Presidenza per salvare entrambi.
A suo avviso, le alleanze degli Stati Uniti sono state “ricostruite”: sarebbe curioso sapere se gli altri partners NATO che recentemente hanno visto, per la prima volta forse, il Segretario di Stato Rubio disertare deliberatamente l’ultimo Vertice dell’Alleanza, la pensano allo stesso modo.
La capacità di arricchimento nucleare iraniana sarebbe stata invece “obliterata” nel giugno scorso dai raid dell’aviazione USA: andrebbe chiesto agli esperti di sicurezza israeliani, quelli seri ovviamente, che ancora resistono alla metamorfosi che Netanyahu sta imprimendo al Paese, se condividono tale giudizio.
E, infine, la ciliegina: ben otto conflitti che addirittura “infuriavano” in ogni angolo del pianeta sono stati da lui risolti. Di alcuni di questi, l’umanità non si era nemmeno resa conto, come nel caso di Cambogia e Thailandia, Serbia e Kossovo, Repubblica Democratica del Congo e Rwanda, ed Egitto ed Etiopia.
Per credere a quello che Trump scrive e rivendica in quelle due paginette, o bisogna essere un suo cieco seguace, prossimo al fanatismo, o non possedere alcuna cognizione del mondo.
Liquidata la propaganda, passiamo documento che invece rivela spunti interessanti, e a tratti incoraggianti, benché contraddistinto, coerentemente con il pensiero di Trump, da aspetti palesemente contradditori
L’obiettivo primario della nuova strategia USA è quello di “…assicurare che gli Stati Uniti restino il paese più forte, ricco, potente e di maggior successo nei prossimi decenni...” Fin qui nulla di nuovo, siamo sempre nell’alveo del cosiddetto “Eccezionalismo Americano”. Convinzione che dalla fondazione del Paese, quasi due secoli e mezzo fa, domina e ossessiona il pensiero politico statunitense, e, a partire dalla fine del XIX secolo, la sua proiezione globale, nel bene e nel male.
La vera innovazione rispetto a questa tradizionale postura internazionale degli Stati Uniti, è quanto viene affermato poche righe dopo: “Non ogni paese, regione o questione – per quanto degne – possono costituire il focus della strategia americana”.
barack obama bill clinton hillary clinton george w bush
Le due enunciazioni stridono, perché fino ad oggi l’Eccezionalismo Americano prevedeva che non vi fosse questione al mondo che non potesse rappresentare un interesse per la sicurezza degli Stati Uniti, e tale impostazione derivava dalla convinzione, incisa nel DNA politico statunitense, che qualunque paese che non aspirasse ad essere come gli Stati Uniti dovesse essere giudicato con sospetto e quindi percepito come una potenziale minaccia. Fino ad oggi questa è stata l’impostazione internazionale USA, sia che si trattasse dei liberali internazionalisti/interventisti (Bush senior, Clinton, Obama, Biden) quelli specializzati nei sofismi (ad esempio, ho fumato ma non ho aspirato!) e nei doppi standard, che dei truci neocons (Bush jr).
BILL CLINTON - BARACK OBAMA - JIMMY CARTER
Si tratta di una vocazione che ha determinato una situazione di tensione permanente nelle relazioni internazionali, vuoi in nome della a dir poco maldestra promozione della democrazia o della selettiva tutela dei diritti umani o per l’apertura forzosa dei mercati o l’insieme di tutti questi propositi contemporaneamente. Henry Kissinger ha magistralmente sintetizzato questa linea di pensiero una decina di anni fa nel suo splendido saggio Ordine Mondiale.
Non si può cogliere in pieno la svolta epocale che tale documento potrebbe imprimere senza avvalersi una prospettiva storica dove naturalmente registriamo luci ed ombre. Le prime sono il contributo fondamentale offerto dagli Stati Uniti nella sconfitta del nazifascismo in due guerre mondiali, e la vittoria nella Guerra Fredda. Ma non bisogna mai dimenticare le ombre, che sono gigantesche.
L’Eccezionalismo americano è una pulsione che ha portato gli Stati Uniti ad intervenire militarmente un po' ovunque, più o meno legittimamente. I dati raccolti da diversi istituti di ricerca statunitensi, incluso il Congressional Research Center, che naturalmente trovano scarsissima diffusione nei mainstream media, indicherebbero che nei 250 anni di storia del paese che verranno festeggiati il prossimo anno, gli Stati Uniti non (dico non!) sarebbero stati in guerra o comunque non impegnati in interventi militari nel mondo per soli 16 anni (sedici!). Dal 1776 si annovererebbero circa 400 interventi militari di cui la metà si sarebbe verificata tra il 1950 e il 2019, e oltre il 25% addirittura nel periodo successivo alla Guerra Fredda.
In termini di vocazione pacifica del paese, costantemente sbandierata dalla sua leadership politica e dai numerosi cortigiani sparsi per il pianeta, e di impegno nella promozione del cosiddetto Ordine Mondiale basato sulle Regole, non sembrerebbe un risultato propriamente edificante.
Per questo la NSS appare come una salutare boccata d’ossigeno, almeno in alcune sue enunciazioni di principio. Il messaggio, in apparenza rincuorante, che trasmette è che gli USA, senza rinunciare alla loro vocazione “Eccezionalista”, non possono e non vogliono più proiettarla sul resto del pianeta pretendo che quest’ultimo evolva a loro immagine e somiglianza. E non è poco!
Quindi, un’America First che rifugge dalla pluriennale egemonia globale puntellata dalle sue armi, dalle sue crociate ideologiche e dalla sua foga sanzionatoria che non risparmia nemmeno i suoi più stretti alleati, per lasciare posto ad un realismo pragmatico e transattivo concentrato su alcuni, limitati interessi specifici: la sicurezza interna, il contrasto alle migrazioni di massa, la prosperità economica del paese e, naturalmente, la preminenza nell’emisfero americano.
Un’ America che finalmente individua la vera minaccia alla sicurezza del paese che – come questo sciagurato, pigro e modesto analista che tu ospiti, Caro Dago, sostiene da anni – è tutta all’interno dei propri confini e si annida nella polarizzazione estrema che caratterizza i suoi cittadini.
Di conseguenza, in nessuna parte della NSS si menzionano, se la mia lettura è stata attenta, i diritti umani. Gli alleati sono tali se si fanno carico di una quota più ampia dei costi della difesa collettiva, la geo-economia sembra ora prevalere sulla geopolitica, gli investimenti sono graditi e l’assistenza è bandita, e lo stesso dicasi per i combustibili fossili e l’energia nucleare rispetto alle energie rinnovabili e alle preoccupazioni per il cambiamento climatico.
Caro Dago,
della NSS 2025 non colpiscono solo i contenuti che ambiscono alla svolta epocale che sto tratteggiando, ma anche alcune sue vistose, direi macroscopiche, omissioni. Sono addirittura scomparsi tre tradizionali nemici o avversari al centro della politica estera americana per decenni: Cina, Russia e Corea del Nord!
La prima cessa di essere una sorta di minaccia esistenziale per la sua paurosa ascesa economica, tecnologica e militare e come il paese che disporrebbe degli strumenti e delle capacità per sovvertire l’Ordine Mondiale basato sulle Regole (tradotto: l’egemonia statunitense) come ammoniva accoratamente la Strategia di Sicurezza Nazionale del Presidente Biden appena tre anni fa.
BARACK OBAMA - JIMMY CARTRE - MICHELLE OBAMA - BILL CLINTON
Pechino incassa la riconferma della One China Policy per quanto riguarda Taiwan, il riconoscimento di uno status economico quasi alla pari con quello degli USA, e in cambio gli viene chiesto solo di riequilibrare la relazione economica bilaterale. Se non è una vittoria questa?
Alla seconda non viene nemmeno dedicato un capitolo ad hoc!!! La Russia viene citata soltanto nell’ambito dei tentativi per porre fine al conflitto in Ucraina. Mosca incassa l’affermazione che è un interesse fondamentale degli Stati Uniti porre fine alla guerra per stabilizzare l’Europa ma anche il rapporto strategico con la Federazione Russa e, come se non bastasse, l’affermazione perentoria che occorre “Porre fine alla percezione e impedire la realtà della NATO come un'alleanza in continua espansione”.
Nel lungo arco delle capitali europee che partendo da Londra passa per Parigi, Berlino, Varsavia e plana su quelle baltiche, i casi di ulcera e gastrite in questi giorni registrano un impennata impressionante. La Corea del Nord, infine, non risulta addirittura pervenuta.
Quanto al Medio Oriente, la NSS si accontenta di una situazione dove non emerga una potenza avversaria dominante che possa controllare gli approvvigionamenti di gas e petrolio e gli annessi “colli di bottiglia” attraverso i quali questi transitano (il riferimento all’Iran, agli stretti di Hormuz e Bab el Mandeb e al canale di Suez è inequivocabile); ma anche qui con un interessante corollario: “evitando [tuttavia, N.d.R.] le ‘guerre interminabili’ che ci hanno inchiodato nella regione…”.
In parole povere dei problemi dell’area da ora in poi se ne dovranno fare carico – anche militarmente – altri; e in questo contesto, stride anche l’assenza di un riferimento esplicito, come è sempre stato in passato, ad Israele come interesse strategico fondamentale degli Stati Uniti. In sintesi, sembra che per quanto riguarda la regione gli Stati Uniti si stiano preparando a fare i bagagli. Vedremo, perché è stato più volte annunciato in passato ma poi non è stato mai concretizzato.
La NSS mira, inoltre, ad assicurare la leadership statunitense nella tecnologia e nei relativi standard in particolare rispetto all’Intelligenza Artificiale, la Biotecnologia e la Computazione Quantistica.
Qui gli obiettivi/bersagli essenziali sono due: l’ascesa tecnologica cinese dove Washington sembra aver gettato temporaneamente la spugna nel tentativo di arrestarla, ma dove mantiene comunque l’attenzione; ed il potere regolatorio/regolamentare dell’UE (l’unico vero potere deterrente dell’Unione insieme alle dimensioni del suo mercato) in queste tecnologie che invece l’Amministrazione Trump è finora riuscita ad intimidire; la dura reazione di Elon Musk e X alla multa appena comminatagli dalla Commissione UE è solo l’antipasto del più ampio, e a dir poco problematico, confronto che si profila in questo ambito e che mi permette di introdurre l’argomento che a noi riguarda maggiormente circa i contenuti della NSS, il continente europeo.
A proposito di quest’ultimo, dove, peraltro, nella trentina di pagine del documento l’Unione Europea non viene mai menzionata, si annuncia un sostegno affinché esso preservi la sua libertà e sicurezza. Fin qui tutto bene, salvo un altro corollario non da poco, ovvero “restaurare la fiducia in sé stessa della civiltà europea e la sua identità occidentale, che, tradotto, significa che il continente debba necessariamente aderire ai valori cari a Trump ed al suo movimento MAGA anche e soprattutto attraverso l’affermazione di coloro che da questa parte dell’Atlantico se ne fanno da tempo in qualche modo interpreti e alfieri.
Una sorta di MEGA (Make Europe Great Again).
Le elites tecnocratiche europee e dell’UE vengono rimproverate di costituire una minaccia per il futuro del continente, per la stabilità regionale e per gli interessi americani e si afferma che sostenere la destra patriottica in Europa e "coltivare la resistenza" all'attuale traiettoria politica è nell'interesse americano.
In altri termini, l’unica Europa per la quale gli USA vogliono impegnarsi è quella contraddistinta dalle destre in Gran Bretagna (Farage), Germania (AfD), Francia (Le Pen), Ungheria (Orban) e Slovacchia (Fico), insieme alle quali non è ancora chiaro fino a che punto sia desiderosa di aggregarsi la Meloni (Salvini lo avrebbe già fatto). In caso contrario, buona fortuna a tutti.
Sciaguratamente, il dibattito politico-mediatico italiano in questi giorni è più concentrato sulla prenotazione e la disdetta di sale teatrali e di stand alle fiere librarie e ad un maldestro provvedimento sull’antisemitismo promosso da un parlamentare del PD folgorato sulla via di Gerusalemme; ma quello europeo invece è concentrato, più correttamente scioccato, dagli impietosi commenti riservatigli. E per fortuna che nella NSS si legge pomposamente che questa mira a promuovere la “Grandezza dell’Europa”.
Mentre nella valutazione convenzionale statunitense il problema europeo è sempre stato rappresentato dal combinato disposto di spesa militare insufficiente e stagnazione economica, per la NSS di Trump è assai più grave e profondo. Dal 1990 ad oggi la quota del PIL globale detenuto dall’Europa continentale è passata dal 25 al 14%, soprattutto a causa – secondo l’analisi USA – delle “regolamentazioni transazionali che avrebbero minato la creatività e l’operosità”.
donald trump xi jinping vertice apec corea del sud foto lapresse 1
Naturalmente, della crisi finanziaria che la finanza speculativa americana (senza controlli da parte del Governo) ha inflitto all’umanità a partire dal 2008, con la successiva austerity imposta dal neoliberalismo e sui disastri compiuti in Medio Oriente a partire dal 2001 che hanno finito con il riversare milioni di profughi in Europa, il documento USA non fa alcuna menzione.
Al di là dei dati economici che si prestano sempre a molteplici letture, nella visione della NSS questi ultimi vengano eclissati da quella che viene definita la prospettiva di una “cancellazione della civiltà” europea. Un’eventualità attribuita alle attività dell’UE e di altri organismi transazionali che finirebbero per minarne le libertà politiche e la sovranità, e alle politiche migratorie che stanno trasformando il continente creando conflitti, alla censura della libertà di parola, alla soppressione dell’opposizione politica, ai tassi di natalità in picchiata e alla perdita di fiducia e dell’identità nazionale.
DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO
Al punto che se tale tendenza dovesse continuare, la NSS riterrebbe che il continente nel giro di 20 anni sarà irriconoscibile e diversi paesi europei potrebbero essere non più forti a sufficienza per essere considerati degli alleati credibili.
Un passaggio del documento colpisce per la sua durezza inusitata che merita di essere riportato integralmente:
“'L’amministrazione Trump si trova in contrasto con i funzionari europei che nutrono aspettative irrealistiche per la guerra, radicate in governi di minoranza instabili, molti dei quali calpestano i principi fondamentali della democrazia per reprimere l'opposizione. Un'ampia maggioranza europea desidera la pace, ma questo desiderio non si traduce in politiche concrete, in larga misura a causa del sovvertimento dei processi democratici da parte di quei governi.”
donald trump tira le orecchie e a benjamin netanyahu - immagine creata con l AI
Europei che nutrirebbero aspettative irrealistiche per la guerra in Ucraina, calpesterebbero i principi fondamentali della democrazia, reprimerebbero le opposizioni; i popoli europei desiderano la pace ma vengono ignorati con il sovvertimento dei processi democratici. Delle vere e proprio bordate.
Non si ha memoria di un documento ufficiale del Governo degli Stati Uniti con giudizi così taglienti e accorati nei confronti del continente che, formalmente, è ancora il suo principale partner politico, economico e di sicurezza.
La prospettiva disarmante non consiste nemmeno nella durezza di questi giudizi ma nella drammatica, deprimente, circostanza che in buona parte questi potrebbero essere corretti.
E pensare che solo tre anni fa, nella visione strategica statunitense presentata dall’Amministrazione Biden, le democrazie occidentali erano impegnate in una lotta epocale contro l’autoritarismo e le autocrazie (Russia, Cina, Corea del Nord, Iran) mentre ora, leggendo quella di Trump, questa fisionomia autocratica viene attribuita alle istituzioni comuni e ad alcuni Governi del continente.
Del resto, non sarebbe facile spiegare ad un alieno che avesse la disavventura di atterrare sugli Champs-Élysées, per esempio, come il Presidente Macron abbia rispettato il responso dato alle urne dai cittadini francesi alle ultime elezioni, o cosa sia accaduto prima, durante e dopo quelle in Romania.
xi jinping putin kim jong-un e donald trump - vignetta by ellekappa
E purtroppo, tutta una serie di frasi ad effetto che hanno costellato le relazioni transatlantiche negli ultimi decenni inserite comunque nella NSS a conferma della contraddittorietà del documento: da “L’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti” a “il commercio transatlantico rimane uno dei pilastri dell’economia globale e della prosperità dell’America”, fino a “Avremo bisogno di un'Europa forte che ci aiuti a competere con successo e che lavori di concerto con noi per impedire a qualsiasi avversario di dominare l'Europa.” non aiutano - si teme che siano solo di facciata - a lenire le rasoiate inferte.
A chi e a cosa credere?
Caro Dago,
due principali amare conclusioni mi sentirei di trarre dalla nuova Strategia di Sicurezza Nazionale americana:
- Un grande paese, nato tutto sommato in tempi recenti, e divenuto superpotenza grazie all’apporto di milioni di immigrati giunti da ogni angolo del pianeta è oggi ossessionato dalle migrazioni di massa, un paradosso che segna la decadenza e l’oscurità dei nostri tempi;
- Questo stesso paese rispetta solo coloro che si fanno rispettare (Cina, Russia, India) e disprezza chi invece (Europa) gli scodinzola intorno sperando di compiacerlo.
Se le leadership europee non sapranno fare tesoro di questa lezione condanneranno il vecchio continente ad un’ulteriore umiliante marginalizzazione, come se quella che viene testimoniata dai dossier ucraino e mediorientale non fosse già abbastanza.
E si badi bene, “fare tesoro della lezione” non significa perseverare nel combattere la Russia fino all’ultimo ucraino come emerso dal vertice tripartito europeo con Zelenski a Londra durante il week end, con l’annessa intenzione iper-autolesionista per la credibilità finanziaria europea di confiscare i fondi russi per continuare a finanziare il conflitto (Mario Draghi se ci sei spiegaglielo tu per favore!). Queste velleità sono parte del problema e non della soluzione.
giorgia meloni kaja kallas foto lapresse
Come al solito resto pessimista, temo che questo indifferibile ravvedimento non accadrà. Quando qualche giorno fa al Forum di Doha, al presunto “architetto” della politica estera europea, l’eminente storica del Secondo Conflitto Mondiale Kaja Kallas, Christiane Amanpour della CNN ha chiesto una valutazione sulla NSS che, come abbiamo visto, spara a zero sulla politica che la Kallas, la von der Leyen, Rutte & co stanno portando avanti, la signora ha risposto che quanto scritto nel documento “è vero” e che lei tuttavia ci legge “che noi europei siamo i più grandi alleati (degli Stati Uniti)”. Un brillante osservatore ha sintetizzato la risposta con questo esempio: “E come se quando qualcuno ti sputa in faccia tu ti ostinassi a sostenere che sta invece piovendo”.
Caro Dago, credimi, con questi qua, assolutamente inconsapevoli di alcunché, andiamo al massacro!
MARK RUTTE - DONALD TUSK - URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI PARLANO CON VOLODYMYR ZELENSKY

















