MEGLIO LA FUGA CHE LA FIGA - L’EX AVVOCATO DEL BANANA, GAETANO PECORELLA, SENTE ARRIVARE PIAZZALE LORETO E AVVERTE IL CAVALIER PATONZA: “RICORDA LA FINE DI CRAXI. MEGLIO LASCIARE E PREPARARE IL FUTURO. HA FATTO BENE ZAPATERO A FISSARE LE ELEZIONI, ANNUNCIARE IL RITIRO E STABILIRE LE RIFORME DA FARE” - “CINCINNATO È PASSATO ALLA STORIA PER AVER INTUITO QUANDO ERA ORA DI TORNARE A FARE IL CONTADINO. MA QUI NON SIAMO AL LIVELLO DELLA STORIA, SIAMO ALLA CRONACA” (NERA)…

Susanna Turco per "l'Espresso"

Dice, come Bartali, che sulla giustizia «gli è tutto sbagliato, tutto da rifare». E che il Cavaliere, per non finire come Craxi, o Mussolini, deve preparare il futuro, vale a dire il proprio ritiro dalla politica: «Cincinnato è passato alla storia per quello». Eretico, ma fedele al Pdl, Gaetano Pecorella, ex avvocato di Berlusconi, fa un bilancio cortese e spietato di tre anni e mezzo di legislatura - peraltro senza mai citare l'architetto di tante mezze riforme Niccolò Ghedini - perché tanto «non siamo al livello della storia, siamo alla cronaca».

Niente strategia, nessuna visione: risultato, uno zero rotondo. «Nel 2001-2006 facemmo 70 riforme di giustizia, e per la legge sulle rogatorie si impiegò un giorno; non siamo stati a parlare per mesi di leggi che non si facevano. Oggi, invece, a parte lo stalking, mi pare che non abbiamo fatto granché».

Dal delirio di onnipotenza, al delirio d'impotenza (legislativa). Bel paradosso. Quel che manca, dice Pecorella, è «la visione d'insieme. Non è che in Italia va tutto bene e abbiamo solo un problema sulle intercettazioni, o sulla durata del processo: abbiamo invece il sistema giustizia che non funziona, ed è sbagliato pensare che aggiustando un pezzetto il resto andrà meglio. Anzi, come accade nelle barche, se cambi solo un pezzetto finisce che gli altri non resistono alla novità e vanno in frantumi».

Che i "pezzetti" siano proprio quelli che interessano al Cavaliere, per Pecorella è solo una parte dell'impasse: «Condivido Angelo Panebianco quando dice che per riformare la giustizia la figura del premier è un problema. Qualunque punto andiamo a toccare, da vicino o da lontano, riguarda uno dei 18-20 processi di tutti i tipi che ha. Però anche l'opposizione strumentalizza tutto ciò». E allora come se ne esce?

«Se ci si mette nell'ambito delle grandi riforme, allora diventa possibile fare cambiamenti anche su aspetti che non sono urgenti. Altrimenti no. Un esempio: sono convinto, e non lo dico pro-Berlusconi, che oggi una ragazza di 17 anni non abbia la stessa consapevolezza del proprio corpo di quella che li aveva negli anni Trenta, quando fu scritto il codice Rocco; tanto è vero che nel 2001 la proposta di Biondi per abbassare a 17 anni l'età dei reati sessuali fu discussa seriamente. Però oggi, se si provasse a modificare solo questo aspetto, avrebbe un significato troppo chiaro, no?».

Non sarà che pure l'approccio a spezzatino, da "tecnico", di Ghedini è sbagliato? «Intanto la paternità di quelle riforme dovrebbe averla il Guardasigilli, non altri. Dopodiché pure Rocco era un tecnico, ma anche un grande giurista: aveva una visione che oggi manca. Non abbiamo un'idea di quel che vogliamo fare. Aspetto un segno di vita». Come fa ad aspettarsi vita da una maggioranza che vuol solo durare e da un premier che vuole solo non mollare? «Secondo me Berlusconi oggi è indispensabile, ma bisogna che prepari il futuro. Ha fatto bene Zapatero a fissare le elezioni, annunciare il ritiro e stabilire le riforme da fare fino ad allora. Se lo facesse Berlusconi, rinforzerebbe il Pdl, in vista della sua continuità».

Ma il Cavaliere interpreta la parte del "dopo di me, il nulla". «Già, ma il dopo Berlusconi, così come il dopo Luigi XVI, il dopo Napoleone o il dopo Mussolini, c'è per forza». Nessuno di loro ha fatto una bella fine... «Mi pare che la questione sia la lungimiranza di capire quando è il momento di preparare il dopo di sé, mantenendo così intatta la propria autorevolezza. Insomma: Cincinnato è passato alla storia per aver intuito quando era ora di tornare a fare il contadino; Mussolini, se avesse capito che nel Gran Consiglio sarebbe finito in minoranza, avrebbe trovato accordi diversi, e noi avremmo evitato la guerra civile». Il rischio è quello? «Berlusconi dice che non vuol fare la fine di Craxi. Io me lo auguro e penso che non la meriterebbe. Ma purtroppo non se l'è scelta Craxi la fine che voleva fare».

 

Gaetano PecorellaSILVIO BERLUSCONI CRAXI E BERLUSCONI AL MARE ZAPATEROGHEDINI Benito Mussolini

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