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L’INCREDIBILE ATTACCO UCRAINO ALLE BASI AEREE RUSSE È STATO DA MANUALE: NEMMENO GLI AMERICANI ERANO INFORMATI DA KIEV, CHE HA UTILIZZATO PICCOLI DRONI AUTOPRODOTTI E HA PRESO DI MIRA SOLO BERSAGLI MILITARI - L'INTELLIGENCE STATUNITENSE NON SI ERA NEMMENO ACCORTA DEI PREPARATIVI DEL RAID – CHE FARÀ ORA PUTIN? I FALCHI VOGLIONO UNA RISPOSTA DURA, E TORNA AD AFFACCIARSI L’IPOTESI DI UN ORDIGNO NUCLEARE DAL MAR NERO (L’OBIETTIVO POTREBBE ESSERE L’ISOLA DEI SERPENTI). MA COME HANNO DETTO IN PASSATO GLI UCRAINI, “L’USO DI ARMI NUCLEARI TATTICHE NON SAREBBE UN PROBLEMA NOSTRO, MA DI TUTTO L’OCCIDENTE…”

 

 

Berlino, Kiev non ci ha informato ma ha diritto a difesa
(ANSA) -  "Il governo tedesco non è stato informato ma l'Ucraina non è tenuta a farlo perché l'Ucraina ha il diritto di difendersi". È quello che ha detto il portavoce del governo tedesco, Stefan Kornelius, rispondendo in conferenza stampa a Berlino, a chi chiedeva se l'esecutivo tedesco fosse stato avvertito da Kiev sugli attacchi compiuti sulle basi in Russia.

 

La Pearl Harbor di Mosca. E per la risposta di Putin “tutte le opzioni sul tavolo”

Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”

 

attacco ucraino alle basi russe w

Invece degli attesi colloqui di pace, il conflitto entra in una drammatica escalation in cui la ritorsione nucleare sull’Ucraina diventa un’ipotesi non soltanto teorica. L’intelligence di Kiev ha messo a segno un’azione clamorosa e micidiale, sfregiando il fondamento del concetto russo di superpotenza: ha decimato le squadriglie di bombardieri strategici, uno degli elementi fondamentali dell’arsenale atomico di Mosca.

 

[…]

 

Il colpo è incredibilmente duro. Perché ha beffato tutti gli apparati di sicurezza del Cremlino, infiltrando una decina di tir lancia-droni a migliaia di chilometri dal confine: le incursioni sono avvenute persino in Siberia e alle porte dell’Artico.

 

E perché ha mostrato al mondo quanto sia facile neutralizzare gli armamenti a cui Mosca affida il confronto nucleare con gli Stati Uniti: metà degli ottanta velivoli in grado di compiere queste missioni sono andati in fiamme; per rimpiazzarli serviranno almeno cinque anni e tra i 4 e i 7 miliardi di euro.

 

PUTIN ZELENSKY

«È la nostra Pearl Harbor», ha scritto Roman Alekhin, uno dei blogger militari russi più seguiti. Il ministero della Difesa non ha potuto negare: dozzine di video mostrano i roghi dei grandi velivoli. E quei filmati rimbalzati sui social sono la ferita più profonda all’immagine di uomo forte su cui Vladimir Putin ha costruito la sua autorità.

 

Ora tutti temono la sua risposta. Secondo le regole di Mosca, l’assalto alle basi strategiche è sufficiente ad autorizzare una risposta atomica contro l’Ucraina. «Questo non è un pretesto, ma un motivo valido per lanciare attacchi nucleari contro di loro», hanno invocato i “Due Maggiori” sul canale Telegram che ha un milione e 200 mila iscritti.

UCRAINA - OPERAZIONE TELA DI RAGNO

 

I falchi che sostengono la linea dura premono per dare un segnale inequivocabile della potenza russa. Torna ad affacciarsi l’ipotesi di un ordigno nucleare tattico fatto esplodere nel Mar Nero: l’obiettivo più volte evocato è l’Isola dei Serpenti, occupata all’inizio dell’invasione e poi riconquistata dai commandos di Kiev.

 

Un lembo di terra minuscolo, ma in posizione chiave di fronte all’estuario del Danubio e ai Paesi orientali della Nato. Perché il partito nazionalista ancora più reazionario del Cremlino non crede che gli ucraini possano avere organizzato da soli un’operazione del genere: parla di un ruolo britannico e di complicità baltiche, insomma di una aggressione figlia dell’Alleanza Atlantica.

 

attacco ucraino alle basi russe

La Casa Bianca è stata spiazzata: non solo non sarebbe stata informata da Kiev, ma non avrebbe neppure colto i preparativi del raid durati diciotto mesi. Dal loro punto di vista, gli ucraini hanno compiuto un’incursione da manuale: hanno preso di mira solo bersagli militari, incenerendo aerei usati spesso per bombardare le loro città, e lo hanno fatto dopo avere proposto invano una lunga tregua.

 

Zelensky, che si è attribuito la supervisione dell’attacco, nei giorni scorsi aveva detto che «bisogna portare la guerra lì da dove era arrivata, in Russia».

 

Non poteva ignorare che la batosta avrebbe messo Putin nell’angolo, provocando una ritorsione di magnitudo enorme.

attacco ucraino alle basi russe

 

Già nell’ottobre 2022, quando per la prima volta si è sfiorato il rischio di una ritorsione atomica russa, l’allora comandante in capo ucraino, il generale Zaluzhny, aveva scritto: «L’uso di armi nucleari tattiche non sarebbe un problema nostro, ma di tutto l’Occidente».

 

All’epoca ci fu una manovra congiunta tra Washington, Londra, Parigi e Berlino che riuscì a dissuadere il Cremlino. Oggi la situazione è molto diversa. […]

attacco di droni russi sull ucraina attacco ucraino alle basi russe BOMBARDIERI RUSSI DISTRUTTI DAGLI 007 UCRAINI

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