L’INTERCETTAZIONE ‘’A STRASCICO’’ PIACE ANCHE AI GARANTISTI, BASTA CHE A SPIARCI SIANO GLI AMERICANI

Marco Travaglio per "l'Espresso

Da una decina d'anni i meglio berlusconiani del bigoncio (compresi quelli travestiti da terzisti e da progressisti) ci rompono i timpani, e non solo quelli, con la leggenda dell'Italia "paese più intercettato del mondo". Nel 2009 Alfano dichiarò alla Camera: «Secondo un mio calcolo empirico e non scientifico (sic, ndr.), è probabilmente intercettata una grandissima parte del Paese: nel 2007, ben 124.845 persone. Ma poi ciascuna fa o riceve in media 30 telefonate al giorno. Così si arriva a 3 milioni di intercettazioni».

Il poveretto confondeva il numero dei bersagli (non più di 10 mila persone all'anno) con quello delle loro utenze e dei loro interlocutori, e sommava le proroghe dello stesso decreto d'ascolto (che dura 20 giorni ed è reiterabile fino a 2 anni). «Oltre 100 mila persone l'anno intercettate in Italia», aggiunse l'Alfano, «contro 1.700 negli Usa, 1.300 in Svizzera, 5.500 in Gran Bretagna».

Altra scemenza sesquipedale: in Italia le intercettazioni legali sono solo quelle giudiziarie (in presenza di indizi di reato), mentre negli altri paesi la gran parte è opera di polizie o servizi e sfugge alle statistiche ufficiali. Ora, con lo scandalo Datagate che terremota la Casa Bianca e il Congresso, casca l'asino: milioni di americani (e non solo) intercettati senza essere sospettati di nulla con la scusa della lotta al terrorismo. Dunque che gli italiani sono stati presi per i fondelli per anni da politici e commentatori al seguito.

Ma gli asini non cascano: nessuno ammette le bugie né chiede scusa. Tacciono Ostellino, Panebianco, Galli della Loggia e Polito, eterne vestali della privacy violata e del "modello Usa" dove, com'è noto, non s'intercetta quasi nessuno. «Siamo il Paese più intercettato del mondo occidentale», scriveva Panebianco in pieno scandalo furbetti&scalate: «Uno degli aspetti più illiberali (e disgustosi) della nostra vita pubblica.

L'intercettazione, che dovrebbe essere uno strumento eccezionale da usare con la massima parsimonia (accade così nei Paesi di vera e antica libertà), è diventata in Italia l'abusatissimo condimento di quasi ogni inchiesta». Colpa di certi pm da "Paese autoritario".

Ora, escludendo che gli Usa rientrino nel novero delle tirannidi, sarebbe interessante conoscere l'illuminato parere del Panebianco, ma sul Datagate purtroppo ha perso la favella. "Tutti gli italiani sono intercettati", titolò a tutta prima pagina "il Giornale". Ora,sul caso Usa, ironizza: "Ossessione privacy". Ma il più accaldato cultore del genere è sempre stato Giuliano Ferrara.

Da quando il padrone è nei guai con la giustizia, cioè da sempre, ci spiega sul "Foglio" che siamo uno Stato di polizia, «il Paese più intercettato del mondo», la culla delle «intercettazioni a raggiera, a pioggia, a strascico, a grappolo», «limitazione grave della libertà civile», perché «in uno Stato di diritto impicciarsi delle vite degli altri è l'eccezione motivata alla regola, non il metodo investigativo esteso a tutti gli indagati e i reati come in uno Stato di polizia»: «il principio di base della giustizia è che s'indaga su notizie di reato» e «responsabilità personali», mentre il motto dei nostri pm è «intercettate, origliate, spiate: qualcosa resterà».

Figurarsi che cosa dovrebbe scrivere delle spiate americane senza indizi di reato, per vedere se Tizio non sia per caso un terrorista. Altro che strascico, grappolo, raggiera, pioggia. Invece, sorpresa: per Ferrara sono «intercettazioni e origliamenti virtuosi». E perché mai? Perché «da noi si intercetta per ordine delle procure e col vaglio dei giudici», mentre «il Congresso Usa è stato messo al corrente della legge di spionaggio interno» e «la sovranità popolare» è salva.

Il "garantista" Ferrara ribalta i principi del garantismo: meglio essere intercettati aumma aumma, senz'alcun controllo imparziale, da una polizia attivata dal potere politico, che da un giudice terzo con le garanzie dello Stato di diritto. Anni fa Ferrara confessò di essere stato una spia della Cia, ma questo ovviamente è solo un dettaglio.

 

 

OBAMA ASCOLTA INTERCETTA CYBER OBAMA CYBER SECURITY OBAMA orecchio TRAVAGLIO-FERRARA Angelo Panebianco PIERO OSTELLINO - Copyright PizziErnesto Galli Della Loggia Antonio Polito

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)