un giorno di ordinaria follia michael douglas

L'ITALIA PUO' REGGERE IL COPRIFUOCO FINO ALLE 22 IN PIENA ESTATE? SALVINI AVRA' ANCHE SCAPRICCIATO MA E' L'UNICO CHE SI E' POSTO UN PROBLEMA DI BUON SENSO - IL M5S E' ALLO SBANDO, IL PD E' IMPEGNATO NELLE BATTAGLIE IDENTITARIE DI LETTA SU IUS SOLI, DDL ZAN E PARITA' DI GENERE - CON IL GRAN CALDO, TENERE GLI ITALIANI SIGILLATI IN CASA E' UN RISCHIO PER LA TENUTA PSICOLOGICA - FINIREMO TUTTI COME MICHAEL DOUGLAS IN "UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA"

UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA - MICHAEL DOUGLAS

Marco Conti per "il Messaggero"

 

Lo scontro sull' orario del coprifuoco era annunciato e ha fatto slittare di un' ora il consiglio dei ministri. Tutto è avvenuto in una riunione di capidelegazione molto agitata con i ministri Giorgetti, Gelmini, Patuanelli, Speranza e Franceschini e il sottosegretario Garofoli.

Mancava, ovviamente, Matteo Salvini. E così Mario Draghi ha alzato il telefono e ha chiamato il leader della Lega al quale ha provato a ricordare che non era giusto, né corretto pretendere di rivedere l' accordo raggiunto nella riunione della cabina di regia della scorsa settimana.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA

LA VERIFICA Ha anche provato a convincere il leader della Lega spiegandogli che tutte le misure del decreto, coprifuoco compreso, possono essere riviste prima della scadenza, così come già avvenuto - e avverrà di nuovo - se scendono i contagi e aumentano i vaccinati. La proposta di darsi appuntamento a metà maggio, per una verifica, non è bastata a convincere il leader della Lega che avrebbe voluto far scattare lo slittamento alle 23 già da lunedì per le regioni in zona gialla.

 

La conferma si è avuta pochi minuti dopo, quando durante la riunione del consiglio dei ministri il ministro Giancarlo Giorgetti ha chiesto la parola e, in qualità di capodelegazione, ha annunciato l' astensione sul decreto-riaperture.

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

 

A Draghi non è restato che prendere atto - con forte disappunto - del primo poco strappo nella maggioranza. Avvenuto su un decreto che venerdì scorso, quando il presidente del Consiglio lo ha illustrato in conferenza stampa, era stato definito come una vittoria di Salvini e una sconfitta della linea-Speranza. Ma il leader della Lega continua ad avvertire la pressione dell' alleato di centrodestra che è rimasto all' opposizione e invece di rivendicare quanto c' è nel decreto ha giudicato più utile intestarsi ciò che manca. Non a caso, poco dopo l' annuncio dell' astensione, Giorgia Meloni si è congratulata con Salvini invitando Forza Italia a fare come il Carroccio.

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

Nella battaglia sullo slittamento dell' orario alle 23 c' è anche FI, ma lo strappo della Lega ha messo in imbarazzo i ministri azzurri che intendono tornare alla carica, anche su altri punti del decreto, molto prima della scadenza ma non vogliono creare fratture con il premier. «Fiducia in Draghi, ma non potevamo votare quel decreto», si affretta a precisare Salvini che, dopo aver dato un segnale a ristoratori e partite iva, mette in chiaro che non intende andare oltre. D''altra parte, per evitare fraintendimenti, poche ore prima era stato il capogruppo del Senato Massimiliano Romeo a dire che sulla mozione di sfiducia al ministro Speranza «la Lega non intende mettere in difficoltà il governo».

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

Resta il fatto che M5S, Pd e Leu hanno duramente criticato l' atteggiamento dell' alleato definendolo «irresponsabile» e dalla «linea ondivaga». Nel M5S, mentre Luigi Di Maio si è limitato a rivendicare il successo ottenuto sulla data di riapertura delle fiere, c' è chi ha rivisto ieri pomeriggio il film andato tante volte in onda nel primo governo Conte che procedeva a strappi proprio a seguito degli ultimatum salviniani che minacciava di continuo premier e alleati di far cadere il governo e portare il Paese al voto. Così non accadde, i tempi sono cambiati, e Draghi intende tenere duro e non procedere a concessioni che avrebbero sancito l' avvio di una sorta di suq interno alla maggioranza dalle conseguenze facilmente prevedibili. Anche se il tema del contendere è marginale, rispetto alla serie di norme contenute nel decreto varato, Draghi - spinto da Pd, M5S e Leu - ha inteso ribadire un principio secondo il quale se si decide insieme dove andare, non cambio direzione solo perché qualcuno fa la voce grossa.

UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA - MICHAEL DOUGLAS

 

Nel Pd la mossa di Salvini ha risvegliato i profeti della maggioranza Ursula a lungo inseguita dopo la crisi del Conte2. Nelle bastonature di alcuni esponenti dem si coglie l' idea, se non la speranza, che la Lega - a forza di ultimatum - possa essere messa alla porta o decida di uscire dal governo in modo da avere la maggioranza dell' ultimo governo-Conte, più FI o un cospicuo pezzo di Forza Italia.

 

GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1

Ma Salvini non ha nessuna intenzione di portare la Lega fuori dalla maggioranza e, semmai dovesse accadere, è molto complicato che FI possa decidere di non seguirlo. Ieri la senatrice azzurra Licia Ronzulli ha infatti difeso, anche dopo lo scontro in Consiglio, la proposta di «buonsenso» di Salvini.

Domani la riunione del consiglio dei ministri che dovrà prendere per la prima volta in esame il Recovery Plan, sarà occasione per capire se ciò che è accaduto ieri è solo un incidente di passaggio o se nella maggioranza qualcosa inizia a scricchiolare. E non solo dal lato della Lega.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...