L’ONORE PERDUTO DEI GENERALI – IN SOLI 7 GIORNI CADONO NEL DISONORE DELL’ACCUSA DI CORRUZIONE DUE GALLONATE FIAMME GIALLE: SPAZIANTE E BARDI - UNA STAGIONE BUIA CHE E’ COMINCIATA ALLA FINE DEGLI ANNI ’90 CON POLLARI

Carlo Bonini per “la Repubblica

 

Nella Guardia di Finanza i morti si afferrano ai vivi, forse perché morti non lo sono mai davvero stati e il frutto della stagione della doppia obbedienza e del tradimento, torna a sfregiare il lavoro di 56mila uomini.

 

EMILIO SPAZIANTEEMILIO SPAZIANTE

Nell’arco di soli sette giorni, cadono nel disonore dell’accusa di corruzione due generali di corpo d’armata: Emilio Spaziante e Vito Bardi. Il secondo succeduto al primo a settembre scorso nell’incarico di Comandante in seconda del Corpo, il più alto gradino di carriera. Nell’arco di sette giorni, dal saccheggio del Mose al baratto napoletano sulle verifiche fiscali, si ripropone la saga nera di una congrega di altissimi ufficiali e del loro ramificato sistema di relazioni che ha trasformato le guardie in ladri e i ladri in guardie. Spaziante, come Bardi, sono oggi i campioni e l’esito di una stagione che ha il suo atto fondativo alla fine degli anni ‘90.

 

SpazianteSpaziante

Quando un brillante e giovane ufficiale di nome Nicolò Pollari stringe un patto che è insieme di fedeltà e potere con un gruppo di altrettanto giovani ufficiali, per lo più gravitanti nel II Reparto del Comando Generale (l’Intelligence del Corpo), e la cui posta in palio è prendersi la Guardia di Finanza. Pollari è tanto ambizioso quanto politicamente spregiudicato.

 

Comincia flirtando con un pezzo dell’ex Pci, si lega a quel Lorenzo Necci nelle cui Ferrovie parcheggia i più fedeli e funzionali tra i suoi ufficiali, ma è lesto a comprendere che la stagione del trionfo Berlusconiano (2001) offre un’opportunità irripetibile. Diventare il cardine di un Sistema che è, insieme, di potere e ricatto e in cui la Guardia di Finanza è braccio politicamente orientato del Presidente del Consiglio (Berlusconi) e del suo ministro dell’Economia (Tremonti).

Emilio SpazianteEmilio Spaziante

 

Pollari va dunque al Sismi e, al Comando generale, il suo delfino Emilio Spaziante (che per altro ha comandato il II Reparto) ne diventa fedele ventriloquo. Il Servizio segreto militare e la Guardia di Finanza diventano vasi perfettamente comunicanti che garantiscono agli ufficiali che hanno prestato giuramento di fedeltà alla cordata di entrare e uscire dai due apparati.

 

vito bardi 20120310 5072189vito bardi 20120310 5072189

Accumulando potere, informazioni, capacità di ricatto. Spaziante, per dirne una, dai Servizi va e viene due volte (al Side prima, da capo reparto, al Cesis, poi, da vicedirettore). Ai Servizi transita Mario Forchetti (nel 2010 è capo dell’intelligence economica dell’Aise) dopo essere stato, da generale di divisione, comandante della Guardia di Finanza in Lombardia. Ai Servizi va Andrea Di Capua, ufficiale il cui fratello, Marco (oggi direttore vicario dell’Agenzia delle Entrate e in predicato di succedere a Befera), è nei pensieri di Pollari esattamente come in quelli di Spaziante e Tremonti.

 

Non fosse altro perché, nella vicenda della maxi evasione di “Bell” (mancato versamento di imposte sui 2 miliardi di plusvalenza nella cessione di Telecom), da direttore generale dell’accertamento dell’Agenzia delle entrate, il suo ufficio, sulla scorta di due perizie, ha concluso per l’impossibilità di dimostrare i presupposti di diritto che consentirebbero di pretendere da Bell il maltolto.

l43 vito bardi 110629113936 mediuml43 vito bardi 110629113936 medium

 

La consorteria in alta uniforme ha un centro di gravità politico, la Lombardia e il ministro forzaleghista che esprime (Tremonti), un meccanismo interno di cooptazione che agli ufficiali che giurano fedeltà assicura un percorso di carriera rapido e irreversibile perché “dopato” dal riconoscimento abnorme di encomi che assicurano l’automaticità degli avanzamenti.

 

Tra il 2003 e il 2007, da comandante generale (l’ultimo non espresso dal Corpo), ne è custode Roberto Speciale, il generale fellone che consegna se stesso alla storia del Corpo anche per aver costretto i baschi verdi a umilianti ponti aerei per il trasporto di spigole che allietino le sue vacanze nelle Dolomiti. Il “doping” di Speciale (il Pdl lo ricompenserà con un seggio in Parlamento) consegna definitivamente il vertice del Corpo e le sue più prestigiose articolazioni di comando a un network che conta ufficiali quali Mario Forchetti, Vito Bardi, Michele Adinolfi, Walter Cretella Lombardo, Vincenzo Delle Femmine, Walter Manzon.

vito bardivito bardi

 

Su ognuno di questi ufficiali si posa la mano benedicente di Tremonti e il nullaosta della sua cinghia di trasmissione con il Comando Generale, Marco Milanese. Ognuno di questi ufficiali finisce, a partire dal 2011, e a diverso titolo, nel radar delle Procure italiane. Con una costante. Il sospetto di aver quantomeno commerciato in informazioni privilegiate in vicende cruciali dove potere politico e potere economico si sono contaminati torcendo le regole del mercato. Bardi e Adinolfi rimangono impigliati nelle intercettazioni dell’inchiesta P4. Di Manzon sappiamo dagli atti del Mose.

 

POLLARI E DE GREGORIO resize POLLARI E DE GREGORIO resize

Delle Femmine (già vicecapo di gabinetto di Tremonti) finisce nelle carte dell’inchiesta Bpm per i suoi rapporti con Massimo Ponzellini e il suo spicciafaccende Antonio Cannalire (l’uno e l’altro accusati di associazione a delinquere). Walter Cretella Lombardo, sopravvissuto all’inchiesta “Why not” di De Magistris, finisce stritolato a Napoli dall’accusa di corruzione. Il baratto tra la cordata della doppia obbedienza e Tremonti ha ragioni solide. Spaziante, oltre a un flusso di informazioni privilegiate, assicura al ministro che presto sarà possibile liberarsi (cancellandoli) dei Nuclei speciali di polizia valutaria, i reparti di eccellenza che sfuggono al controllo gerarchico dei comandi provinciali e regionali e indagano sui grandi evasori, sulle banche.

 

Sergio Iasi e Giulio Tremonti Sergio Iasi e Giulio Tremonti

Gli stessi di cui, una volta su due, lo studio Tremonti cura gli aspetti fiscali. In cambio, gli ufficiali che hanno giurato obbedienza hanno carta bianca. A meno che (è il caso di Michele Adinolfi) non si mettano in testa di giocare in proprio per il Comando soffiando all’orecchio di Berlusconi. Nel 2011 la cordata era data appunto per morta. Ma lei non si è mai data per vinta. Ancora il 5 settembre 2013, Spaziante poteva cedere il suo ufficio di Comandante in seconda a Vito Bardi godendo dell’enfatico e pubblico ringraziamento del Comandante generale e suo dichiarato avversario Saverio Capolupo. «A mio nome e a nome di tutta la Guardia di Finanza esprimo i più sentiti ringraziamenti per l’opera prestata dal generale Spaziante ».

Michele AdinolfiMichele AdinolfiGUARDIA DI FINANZA GUARDIA DI FINANZA EQUITALIA E GUARDIA DI FINANZAEQUITALIA E GUARDIA DI FINANZAMICHELE ADINOLFI MICHELE ADINOLFI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...