trump zelensky biden

L'UCRAINA FA VITTIME A DESTRA E SINISTRA - MENTRE VENGONO ARRESTATI DUE COLLABORATORI DI RUDY GIULIANI, AVVOCATO PERSONALE DI TRUMP, PER I LORO TRAFFICI A KIEV, UN PM UCRAINO PARLA DI MAZZETTE MILIONARIE FATTE ARRIVARE A SOCIETÀ VICINE A BIDEN, PROPRIO MENTRE IL FIGLIO PRENDEVA 50MILA DOLLARI AL MESE DAL BURISMA GROUP

1. ARRESTATI DUE SOCI DI RUDOLPH GIULIANI "LO AIUTARONO A KIEV"

Federico Rampini per “la Repubblica

 

rudy giuliani donald trump

Arrestati due collaboratori (nonché clienti) di Rudolph Giuliani: poi toccherà a lui? L' ex procuratore anti-mafia, l' ex sindaco- sceriffo di New York, è di nuovo nell' occhio del ciclone per il suo ruolo nei vari scandali che circondano la presidenza di Donald Trump. Senza incarichi governativi ufficiali, oggi Giuliani è un avvocato "privato" di Trump. Questo gli dà più libertà di manovra, che ha usato per esempio per cercare notizie compromettenti sull' ex vicepresidente di Barack Obama, Joe Biden, e gli affari del figlio in Ucraina. È la vicenda che ha fatto scattare l' impeachment. Al tempo stesso la funzione privata di Giuliani lo rende più vulnerabile perché non ha i privilegi e le protezioni di un membro dell' esecutivo. Nelle procedure d' impeachment avviate dalla Camera, lui verrà certamente raggiunto da un mandato di comparizione per essere interrogato sotto giuramento.

 

L' ultima puntata ha avuto come teatro l' aeroporto internazionale di Washington-Dulles: è lì che nella tarda serata di mercoledì sono stati arrestati Lev Parnas e Igor Fruman. Oggi ambedue hanno passaporto americano, risiedono in Florida e si qualificano come imprenditori; nacquero entrambe nell' allora Unione sovietica. Il loro arresto non è collegato all' impeachment.

 

lev parnas igor fruman

Il mandato di cattura è stato spiccato da un magistrato della Virginia (Stato confinante con Washington District of Columbia) per numerosi reati collegati con la violazione delle leggi sui finanziamenti elettorali. Due i particolari che rinviano però al Kiev-gate: gli arrestati stavano cercando di lasciare la capitale, mentre uno di loro era atteso proprio a Washington l' indomani per testimoniare alla Camera dei deputati; e i due avevano pranzato con Giuliani poche ore prima dell' arresto al Trump International Hotel di Washington, secondo i dettagli ricostruiti dal Wall Street Journal .

 

Giuliani è stato fra i primi a reagire, ha definito l' arresto come «estremamente sospetto». I due risultano essere suoi assistiti, cioè clienti dell' avvocato Giuliani. Ma al tempo stesso sono loro ad avere assistito lui, aiutandolo con la loro rete di contatti in Ucraina: è il paese dove Giuliani stava facendo il segugio su mandato di Trump, per scovare notizie compromettenti sul business di Hunter Biden, figlio del candidato democratico alla nomination.

rudy giuliani con lev parnas

 

Il mandato di cattura contro Parnas e Fruman li accusa di avere raccolto fondi illegali - in quanto provenienti dall' Ucraina - per finanziare la campagna per la rielezione di Trump. I vari reati che gli vengono addebitati non hanno un legame diretto con la materia dell' impeachment. Però la loro posizione potrebbe indurli a patteggiare sconti di pena in cambio di rivelazioni potenzialmente dannose per Giuliani e lo stesso Trump.

Non è un mistero che Giuliani sia uno degli anelli deboli nell' entourage presidenziale, per il fatto di avere un ruolo-chiave senza lo scudo di un incarico governativo.

 

Questo ispira scenari e congetture di ogni genere. Visto che la Casa Bianca sta facendo quadrato e si rifiuta di "collaborare" con la Camera nelle indagini sull' impeachment, negando ogni documento o deposizione richiesti, come può la maggioranza democratica alla Camera aggirare l' ostacolo? Il giurista Josh Chafetz in un intervento sul New York Times affaccia un' ipotesi suggestiva.

 

lev parnas donald trump

Se il Dipartimento di Giustizia governato da un fedelissimo di Trump fa sabotaggio a oltranza, la Camera può usare il proprio corpo di polizia ("Sergeant- at-arms") per procedere ad arrestare imputati che rifiutano di comparire. È un caso rarissimo però accadde un paio di volte nel 1916 e nel 1935. E in cima alla lista degli arresti Chafetz mette proprio Rudy Giuliani.

 

 

 

2. «A BIDEN BUSTARELLA MILIONARIA» - GLI SCHELETRI NELL' ARMADIO DELL' ACCUSATORE DI TRUMP

Glauco Maggi per “Libero quotidiano

 

«Biden cade come un sasso», ha sintetizzato alla sua delicata maniera Donald Trump il «momento no» dell' ex vice di Obama: Elizabeth Warren l' ha affiancato nella media dei sondaggi e su Joe ora pesa addirittura l' accusa d' aver preso bustarelle per quasi un milione di dollari dall' Ucraina. Questa ultima tegola su Biden è venuta dal Pubblico Ministero ucraino Andriy Derkach che ha prodotto documenti devastanti per Joe durante una conferenza stampa all' agenzia Interfax-Ukraine. «Essi descrivono il meccanismo con cui Biden padre otteneva i soldi», ha spiegato.

 

igor fruman lev parnas donald trump rudy giuliani

«Era attraverso il transfer di fondi del Burisma Group per attività lobbistiche, come credono gli investigatori, personalmente destinati a Joe Biden attraverso una società di lobbismo. Fondi dell' ammontare di 900mila dollari sono stati trasferiti alla compagnia basata negli Usa Rosemont Seneca Partners, che, secondo fonti pubbliche, in particolare il New York Times, è affiliata con Biden. Il riferimento al versamento è il pagamento di servizi di consulenza», ha detto Derkach, le cui esplosive dichiarazioni sono state rilanciate anche da Rudy Giuliani su Fox News.

donald trump rudy giuliani

 

Il pm ucraino ha reso pubbliche somme che erano state trasferite a rappresentanti del Burisma Group, in particolare ad Hunter Biden, il figlio dell' ex vicepresidente che sedeva in consiglio di amministrazione con un contratto di 5 anni a 50mila dollari al mese. «Secondo i documenti, Burisma ha pagato non meno di 16,5 milioni di dollari a Aleksandr Kwasnievski (ex presidente polacco diventato amministratore indipendente nel board di Burisma Holdings nel 2014), ad Alan Apter (chairman del board degli amministratori indipendenti di Burisma), a Devon Archer e Hunter Biden (che divennero amministratori nel board di Burisma nel 2014)», ha continuato il magistrato.

volodymyr zelensky

 

«Usando leve politiche ed economiche per influenzare le autorità ucraine e manipolare la questione della fornitura di aiuti finanziari alla Ucraina, Joe Biden attivamente diede assistenza alla chiusura di casi criminali all' interno delle attività dell' ex ministro ucraino della Ecologia Mykola Zlochevsky, che è il fondatore e proprietario del Burisma Group». ha detto Derkach.

 

«La quinta visita di Biden a Kiev il 7-8 dicembre 2015 fu dedicata a prendere una decisione sulle dimissioni dell' allora procuratore generale ucraino Viktor Shokin a proposito del caso di Zlochevsky e Burisma» ha raccontato Derkach. «Un prestito garantito del valore di un miliardo di dollari che gli Stati Uniti erano sul punto di dare all' Ucraina fu il perno della pressione.

 

Biden stesso ha ammesso di aver esercitato tale pressione nel suo discorso al Consiglio sulle Relazioni Estere nel gennaio del 2018, chiamando Shokin "figlio di buona donna che fu licenziato"».

 

HUNTER BIDEN

Mentre Biden è sempre più intrappolato nei traffici ucraini suoi e del figlio Hunter, dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky sono arrivate dichiarazioni che smontano definitivamente l' accusa di un "quid pro quo" di Trump nella famosa telefonata del luglio scorso.

 

«Non c' è stato alcun ricatto», ha detto Zelensky ai giornalisti a Kiev, respingendo la tesi dei DEM americani secondo i quali Trump avrebbe minacciato di non far arrivare i soldi stanziati dal Congresso Usa a favore dell' Ucraina se il governo locale non avesse investigato sulle operazioni elettorali di Hillary nel 2016, che avevano al centro un caso di hackeraggio in Ucraina, e sugli affari sporchi dei Biden. «Non è stato un soggetto del nostro colloquio», ha ripetuto Zelensky, negando non solo il quid pro quo ma aggiungendo di credere alla accuratezza della trascrizione dello scambio, in cui, appunto, non appare alcuna pressione ricattatoria.

joe biden con il figlio hunter

 

Nuove rivelazioni sono intanto uscite sulla identità del whistlerblower. Si sapeva che era un agente della Cia di stanza alla Casa Bianca e che era un registrato Democratico. Ora varie fonti hanno riportato che, durante la deposizione a porte chiuse in Congresso, l' Ispettore Generale dei Servizi Michael Atkinson ha detto che «aveva avuto un rapporto professionale» con un politico DEM che è tra i candidati per la nomination. L' agente misterioso ha fatto passare 16 giorni dalla telefonata alla querela, spesi a lavorare con lo staff di Adam Schiff, il DEM accusatore di Trump alla Camera, ovviamente per coordinare la mossa.

rudy giulianihunter e joe bidenHUNTER BIDENrudy giuliani e l'ucraina gate

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)