volodymyr zelensky ursula von der leyen

L’UCRAINA NELL’UE? PUO’ FARE SALTARE IL BANCO - CROLLERÀ LA POLITICA AGRICOLA, STORICAMENTE PRIMA VOCE DEL BILANCIO UE, FONDAMENTALE PER LA TENUTA DEL CONTINENTE: SOLO ALL’UCRAINA ANDREBBERO 95 MILIARDI DI EURO, CON UN TAGLIO DEL 20% DEI SUSSIDI AGLI ALTRI PAESI - KIEV POTREBBE INCASSARE 61 MILIARDI DAI FONDI DI COESIONE E GLI ALTRI PAESI, DA BENEFICIARI DEL BILANCIO UE FINIREBBERO A ESSERE CONTRIBUTORI NETTI (INCASSEREBBERO DA BRUXELLES MENO DI QUANTO VERSANO) - VA ALLARGATO IL BILANCIO EUROPEO, A CUI VIENE DEDICATO SOLO L’1% DEL PIL DEI SINGOLI STATI (1.000 MILIARDI CIRCA PER OGNI ESERCIZIO DI BILANCIO DI 7 ANNI) - COSA ACCADRA’ CON LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ, IN UNA IPOTETICA UE A 35 MEMBRI? SI DECIDERA’ A MAGGIORANZA? MA A QUEL PUNTO PER L’ITALIA SARANNO DOLORI…

Estratto dell’articolo di Alberto D’Argenio per “la Repubblica”

 

URSULA VON DER LEYEN VOLODYMYR ZELENSKY

Scenario catastrofico: nel 2030 l’Unione europea conterà 35 partner, solo per l’Ucraina avrà speso circa 200 miliardi di euro, non sarà in grado di prendere una singola decisione in quanto trovare l’unanimità sarà impossibile, avrà larghe fette di popolazione scontenta poiché Kiev e i nuovi soci avranno drenato tutte le risorse continentali per la politica agricola e per quella di sviluppo.

 

E confinerà con la Russia, con la Clausola di solidarietà collettiva pronta a scattare, ovvero l’obbligo per tutti i soci europei di entrare in guerra per difendere un partner in caso di attacco esterno. Non solo senza una vera politica Estera e di Difesa comune, ma anche con il rischio di un effetto a catena che coinvolga la Nato.

 

zelensky ursula von der leyen

Da ieri sera questo è lo scenario di immobilismo e fragilità che le autocrazie in giro per il mondo augurano all’Unione. Per evitarlo servono profonde riforme in Europa. E una classe politica dotata di leader capaci di guardare avanti di diverse generazioni nello scriverle. L’ingresso dell’Ucraina nella Ue infatti può essere paragonato alla caduta del muro di Berlino che portò con sé Maastricht, la nascita dell’Unione come oggi la conosciamo, l’arrivo dell’euro e l’allargamento a Est del 2004. Allora l’Europa si riunì.

Oggi deve entrare nella dimensione geopolitica globale. O perirà.

 

[…] Nelle segrete stanze, a Kiev è stato promesso l’ingresso effettivo nell’Unione nel 2030. […] Potrebbe volerci di più. Ma c’è un altro scenario: che l’Ucraina […] faccia la fine della Turchia, eterna candidata delusa. Dal punto di vista tecnico ora il primo passaggio per il negoziato di adesione ora spetta alla Commissione Ue, che deve fare un ciclopico screening di tutta la legislazione ucraina per verificare i punti in cui non è compatibile con quella europea […]

 

zelensky von der leyen

ad oggi Kiev si è limitata a ridisegnare la Corte costituzionale, la cui indipendenza è la premessa per una democrazia compiuta, a dare garanzie sulle minoranze linguistiche e ad avviare una (caotica e insufficiente) lotta alla corruzione. Il resto della legislazione va rifatto. Un lavoro titanico dal punto di vista burocratico, politico e legislativo interno allo Stato ucraino, sotto le bombe. Di fatto il totale rifacimento dello Stato. Ma non meno epocale è quanto spetta fare all’Unione europea per evitare di affondare sotto il peso dell’Ucraina, un paese da ricostruire dopo l’aggressione armata di Putin, e delle altre 7 nazioni che porterà con sé (impossibile tenerle fuori se Kiev entrerà visto che aspettano da anni): Balcani, Moldavia e Georgia.

 

Primo, crollerà la Politica agricola europea, storicamente prima voce del bilancio Ue, fondamentale per la tenuta politica e sociale del continente. Ebbene, solo all’Ucraina spetterebbero 95 miliardi di euro, con un taglio del 20% dei sussidi agli altri Paesi. Kiev potrebbe poi incassare 61 miliardi dai fondi di coesione, quelli per le infrastrutture e lo sviluppo. In definitiva, la stragrande maggioranza dei soci europei, da beneficiari del bilancio Ue finirebbero a essere contributori netti (ovvero incasserebbero da Bruxelles meno di quanto versano).

von der leyen zelensky

 

Tanto basta per far saltare tutti gli equilibri. Per questa ragione la Pac e i fondi di coesione andrebbero totalmente riformati. Come? Innanzitutto allargando il bilancio europeo, perché dedicare ad esso solo l’1% del Pil dei singoli Stati (1.000 miliardi circa per ogni esercizio di bilancio di 7 anni) non basterà più. […] tutti i leader europei dovranno accettare di spendere molti soldi e di riscrivere i criteri con i quali vengono distribuiti.

 

C’è poi la dimensione istituzionale dell’Unione, in quanto, […] se già oggi prendere decisioni all’unanimità è un’impresa, in 35, con sensibilità e culture politiche ancora più variegate, sarà impossibile. L’Europa dovrà […] riformare i suoi trattati per non sprofondare nell’immobilismo […] Una sfida alla quale i leader storicamente cercano di scappare nel timore del più classico dei vasi di Pandora con infiniti litigi su ogni virgola dei nuovi testi europei. Sarà necessario dunque cancellare le decisioni all’unanimità, ovvero il diritto di veto per ogni capitale, inserire la maggioranza in politica estera […] E poi servirà la maggioranza sulla Difesa, nonché sul Fisco, Salute, Ambiente e gli altri principale settori della politica comune.

 

volodymyr zelensky ursula von der leyen

In definitiva, dovrà scegliere a che modello affidarsi. A un’Europa sempre più federale, dove la maggioranza decide e si va avanti tutti insieme affidandosi a Bruxelles? Oppure a un’Unione a diverse velocità o a cerchi concentrici, con i singoli Paesi che decidono materia per materia in quale settore approfondire l’integrazione e in quale restare fuori (come oggi avviene per l’euro)? […]

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL COLLE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI, E A FRANCESCO GAROFANI C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA) - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? FORSE NON ESISTE. PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? ANCHE SE CI FOSSE PROBABILMENTE NON POTREBBE, PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…