
L’UE PUÒ SALVARE ANDREA ORCEL – DOMANI L’ANTITRUST EUROPEO DARÀ IL SUO VERDETTO SULL’OPERAZIONE UNICREDIT-BPM, E POTREBBE SCONFESSARE IL GOLDEN POWER DEL GOVERNO: SECONDO IL MEF, IL RISPARMIO NAZIONALE RIENTRA NELL’AMBITO DELLA SICUREZZA PUBBLICA, GIUSTIFICANDO COSÌ LA MANCATA NOTIFICA A BRUXELLES. MA LA DIREZIONE GENERALE DELLA CONCORRENZA DI BRUXELLES POTREBBE ECCEPIRE CHE LE PRESCRIZIONI, PER COME SONO SCRITTE, NON SONO PROPORZIONATE. SENZA CONSIDERARE CHE SI TRATTA DI UNA FUSIONE TRA DUE BANCHE ITALIANE...
Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/economia/2025/06/18/news/golden_power_tesoro_ue_bpm_risparmio-424675795/
giorgia meloni ursula von der leyen
L'operazione Unicredit-Banco Bpm sarà un test di fuoco per i poteri speciali del governo in materia di attività strategiche per l'Italia. Al massimo entro domani è atteso infatti il verdetto dell'antitrust europeo (DgComp) sulla concentrazione che si verrà a creare se la fusione tra le due banche milanesi andasse in porto.
Ma insieme a questa decisione dovrebbe arrivare anche un giudizio di merito sul Dpcm (Golden power) che il 18 aprile scorso il governo ha applicato all'operazione, con prescrizioni che spaziano dal mantenimento nel portafogli dei clienti di Anima (la Sgr di Bpm) dei titoli di Stato italiani, al rapporto tra depositi e impieghi della nuova banca, all'obbligo di uscire dalla Russia entro nove mesi.
Prescrizioni che non avevano trovato il consenso del Gruppo di coordinamento e che, di fatto, stanno mandando a monte l'Ops lanciata da Andrea Orcel.
Il ceo di Unicredit ieri alla Mediobanca conference ha infatti ribadito: «Se il Golden power non sarà chiarito, e da italiano mi dispiace che siamo l'unica banca italiana a cui è stato applicato, non procederemo. Le banche target del risiko stanno sempre di più mettendo in mezzo la politica per difendersi».
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Per riavvicinarsi al governo Orcel aveva votato a favore della lista Caltagirone con il 6,4% di Generali. Una quota non strategica «la ridurremo e ne usciremo nel tempo», ha detto ieri.
L'eventuale intervento della Ue sarà dunque determinante, in quanto sarebbe anche immediatamente esecutivo. Dallo scambio di lettere tra Mef e Ue filtrate in questi giorni, le visioni sono diverse.
Sia nelle procedure che nel merito. Secondo il portavoce Ue, in base all'art. 21 (4) del regolamento sulle concentrazioni, «gli Stati membri possono in circostanze molto specifiche imporre condizioni o bloccare un accordo in base a interessi legittimi, non correlati a motivi di concorrenza, come la sicurezza pubblica, il pluralismo dei media o le norme prudenziali.
philippe donnet - andrea sironi
Si tratta di un'eccezione. Qualsiasi altro interesse legittimo invocato dagli Stati membri deve essere comunicato alla Commissione ed essere debitamente giustificato». Inoltre le misure nazionali per proteggere tali interessi legittimi devono essere «appropriate, proporzionate e non discriminatorie».
E qui nasce un primo problema. Il Mef non ha comunicato alla DgComp altri interessi legittimi da tutelare in quanto ritiene che il risparmio nazionale rientri nell'ambito della sicurezza pubblica, visto che una legge del 2021 firmata dal governo Draghi ha esteso il perimetro dei settori strategici anche al risparmio.
Nella lettera di risposta alla DgComp il Mef spiega che «l'operazione prevede l'unione di una massa di risparmio e di depositi gestiti per centinaia di miliardi che chiamano in causa la sicurezza economica dei risparmiatori italiani». Inoltre secondo il Mef l'art. 21 è da interpretarsi come una ripartizione di competenze: l'Ue si esprime sugli aspetti antitrust, i singoli Paesi hanno una competenza esclusiva sulla sicurezza nazionale.
E il risparmio, secondo la legge italiana, è sicurezza nazionale, dunque nessuna notifica alla Ue. Tuttavia la DgComp potrebbe eccepire che le prescrizioni, per come sono scritte, non sono proporzionate e non discriminatorie poiché entrano nel merito di scelte di politica aziendale.
E non si può escludere che possa essere contestato il sillogismo risparmio-sicurezza pubblica, e quindi la legge del 2021 che tra l'altro estendeva l'obbligo di notifica anche alle operazioni Italia su Italia, altro punto su cui la Ue ha chiesto chiarimenti.
A cui il Mef ha risposto facendo notare che il capitale di Unicredit per oltre il 60% è detenuto da azionisti extra-europei. E che il governo italiano nell'esame dell'Ops di Unicredit su Banco Bpm ha prestato estrema attenzione a non interferire in alcun modo con le competenze di Bce, Bankitalia, Agcom, DgComp e Consob.
Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024
Infine, sugli asset russi da dismettere il Mef ha previsto una deroga per i pagamenti delle aziende italiane in loco che si troverebbero in difficoltà, considerato il mutato scenario geopolitico. Un punto che aveva creato una frattura con Forza Italia che il 18 aprile aveva fatto mettere a verbale il suo dissenso ma che ora sembrerebbe ricomposto.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
unicredit 1
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
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