giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

GIORGIA MELONI , IL CAMALEONTE - DA POLITICO

DAGOREPORT

Cosa vuol dire, lontani da uova e padelle, quando brontoliamo l’espressione ‘’girare la frittata’’, lo sappiamo tutti: il paraculismo di chi vuol far vedere un aspetto che è esattamente il contrario di quello reale, quello vero, proprio con la volontà di gabbare, il suo prossimo.

 

Dall’avvento a Palazzo Chigi, ‘’girare la frittata’’ è diventata la mossa preferita da Giorgia Meloni. Corroborata magari da qualche cinismo di Oscar Wilde (‘’La coerenza è la virtù degli sciocchi’’): tutti i “no” del passato del leader di Fratelli d’Italia ai vari governi Pd-Lega-M5S-Monti-Draghi, una volta preso il potere, si sono via via trasformati in “sì” o, per non perdere del tutto la faccia con lo zoccolo post-fascio del suo partito, in ‘’né-né”.

 

La Dea Ragione, si sa, non è mai stata in gran rapporti con la Politica. L’irrazionale dell’”oggi qui, domani là” viene anche arricchito da quelle furbizie concettuali che vengono appunto classificate con l’espressione popolare ‘’girare la frittata’’.

 

keri starmer - vertice della coalizione dei volenterosi

L’ultima, ennesima e lampante prova di paraculismo politico all’italiana si è materializzato col vertice di ieri promosso dal primo ministro britannico Keir Starmer, collegato in video-call con i leader dei 25 stati europei e non, orfani dell'America dell'era Trump, la cosiddetta “coalizione dei volenterosi”.

 

Stretta tra l’incudine di Trump e Musk e il martello del suo “alleato” di governo, il trumputiniano Salvini, la Giorgia dei Due Mondi d’acchito era contraria ad accettare l’invito di Starmer, il cui attivismo in duplex con Macron ha cestinato il suo immaginario ruolo di “pontiera” tra Usa e UE. Il giorno dopo, temendo di finire sempre più isolata in Europa con al fianco il vassallo ungherese di “Mad Vlad”, Viktor Orban, ha quindi chiamato Starmer e infine ha deciso di partecipare alla videocall.

VERTICE DI LONDRA - ZELENSKY STARMER MACRON

 

Bene: al termine del vertice virtuale, cosa ha dettato alla stampa italiana inginocchiata alla Ducetta azzoppata dal caos geopolitico trumpiano? Apprendiamo dal “Corriere della sera” di oggi che “Meloni, che era collegata da casa e non da Palazzo Chigi, ha ribadito “con forza” la posizione del governo italiano: “Inviare truppe europee a Est è una soluzione molto complicata e poco efficace e di certo, se mai una missione militare del genere dovesse partire, noi non ci saremo”.

 

Il “Corriere delle Due Meloni” prosegue: “Se Starmer e Macron hanno fretta di mettere “gli stivali a terra”, lei resta convinta che una forza di interposizione da schierare lungo la frontiera della guerra dovrebbe essere formata solo da Stati neutrali come India o Turchia e non dalle nazioni che hanno inviato aiuti, anche militari, all’Ucraina”.

GIORGIA MELONI VLADIMIR PUTIN DONALD TRUMP

 

Gran finale: “La fondatrice di FdI ha confermato la determinazione a “continuare a lavorare con i partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti per la definizione di garanzie di sicurezza credibili ed efficaci”.

 

E a far da controcanto alla pippotto meloniano, sulla prima pagina del quotidiano diretto da Luciano Fontana, sbuca la vignetta di Giannelli, con la didascalia “Due staffe”, sbertuccia perfettamente il camaleontismo della Statista della Garbatella: eccola  in precario bilico con il piedino di destra nella staffa del cavallo Trump e quello di sinistra nella staffa di Ursula von der Leyen.

 

the economist winston starmer

 

A questo punto, sorge spontanea la domandina: il vertice convocato in videocall da uno Starmer in modalità piccolo Churchill, presenti anche Zelensky e Macron, aveva per caso all’ordine del giorno l’invio di militari italiani e non sul suolo ucraino?

 

Manco per il piffero. La priorità del vertice londinese mirava intanto a far capire a Starmer la consistenza e la volontà degli stati che fanno parte della “coalizione dei volenterosi” per poter determinare l'interruzione dei "barbarici attacchi della Russia all'Ucraina".

 

Di un "dispiegamento di soldati della coalizione", il premier britannico, che è consapevole che non tutti i paesi della “coalizione dei volenterosi” sono d’accordo, si è limitato a parlarne solo in una prospettiva futura: "Saremo pronti a mandare truppe sul terreno e con aerei nei cieli, nell'eventualità di un accordo per il cessate il fuoco", in modo da garantire "una pace sicura e duratura".

 

GIORGIA MELONI TRA DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA DI GIANNELLI

Tutto qui. Allo stato attuale, con Putin che non ha nessuna intenzione di firmare sul tavolo di Ryad l’accordo raggiunto da Ucraina e Stati Uniti per il “cessate il fuoco”, cui seguiranno complesse e difficilissime negoziazioni per la pace tra Russia e Ucraina, mettersi a strillare con gli occhi fuori dalle orbite alla stampa italiana che non ci sarà mai “l’invio dei nostri soldati sul terreno”, per Meloni è solo un ciurlare nel manico e “girare la frittata” per districarsi tra Trump e l’Europa, tra Musk e Salvini.

 

(Non a caso l’Italia è il paese che ha dato i natali a Carlo Goldoni che scrisse nel 1745 la commedia “Arlecchino servitore di due padroni”)

SALVINI PUTIN

 

 

 

 

 

 

Altra arlecchinata goldoniana. All’appuntamento di giovedì 20 a Londra, per discutere dei piani di peacekeeping, Starmer ha convocato i comandanti militari dei Paesi pronti fin d'ora a mettere a disposizione truppe sulla carta (come Regno Unito, Francia, Turchia e forse il Canada), l'Italia non c’è. Ma, continuando a dare una bottarella al cerchio (Washington) e un colpetto alla botte (Bruxelles), la scaltra Meloni invierà un “osservatore” perché il capo di stato maggiore Portolano ha “altri impegni”….

 

Ma i nodi stanno arrivando al pettine: sulla posizione del governo italiano al prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 marzo (tema l’Ucraina), la premier cerchiobottista sta concordando con gli alleati della maggioranza, Tajani e Salvini, una risoluzione comune per il voto che dovrà affrontare martedì e mercoledì in Senato e alla Camera, e la poverina teme che al trumputiniano leader della Lega salti il ghiribizzo di non votare a favore del governo…

GIORGIA MELONI BACIA KEIR STARMER - VERTICE PRE L UCRAINA A LONDRA vladimir putin con la mimetica a kurskVIGNETTA GIANNELLI - GIORGIA MELONI COME DONALD TRUMPGIORGIA MELONI CAMALEONTE - VIGNETTA BY MANNELLI

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…