daniele franco e mario draghi

“LA LEGGE DI BILANCIO? SARA’ UN VIETNAM” - NEL GOVERNO FIUTANO UN AUTUNNO “POLITICAMENTE PERICOLOSO”, CON I PARTITI A FARE I CAPRICCI IN VISTA DELLE ELEZIONI - ANCHE MARIOPIO SARA’ MENO DISPOSTO AI COMPROMESSI: “DRAGHI E FRANCO SI CHIUDERANNO IN UNA STANZA E NE USCIRANNO CON LA MANOVRA GIÀ SCRITTA. SARÀ UN PERCORSO BLINDATO” - E LA CERTEZZA CHE NON SCENDERÀ A COMPROMESSI SI RICAVA DALLE CONFIDENZE DI CHI GLI STA VICINO: “SE QUALCUNO PENSA CHE DRAGHI LASCERÀ PALAZZO CHIGI CON I CONTI ITALIANI IN DISORDINE, DEVE CAPIRE CHE PIUTTOSTO LUI CONSEGNERÀ LE CHIAVI E DIRÀ "FATE VOI"…”

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

Il «caso Grillo» è chiuso, il caos nei Cinque Stelle no. Ed è per evitare un effetto domino sulla maggioranza che Mattarella e Draghi sono intervenuti. In modo da tutelare il governo. L'azione del capo dello Stato e le parole del premier sono state funzionali a togliere alibi a Conte ma anche a quanti vorrebbero sfruttare la situazione per smarcarsi anzitempo dagli impegni di governo, in vista di un autunno che sarà economicamente impegnativo e che non a caso sul Colle definiscono «politicamente pericoloso».

 

GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

Perché il nodo è quello. Le scelte di bilancio - come ammettono a Palazzo Chigi - saranno «le forche caudine» attraverso le quali dovranno passare l'esecutivo e le forze della larga coalizione. Perciò in vista dell'appuntamento autunnale le tensioni saranno destinate ad aumentare. «Il copione è già scritto. Sarà un Vietnam», spiega un autorevole ministro dem: «D'altronde quando si avvicinano le elezioni ogni partito è meno propenso ai compromessi».

 

Il problema è che anche il premier assumerà lo stesso atteggiamento. Tra gli esponenti del governo c'è già infatti chi prevede che «Draghi e Franco si chiuderanno in una stanza e ne usciranno con la manovra già scritta. Sarà un percorso blindato». L'assalto alla diligenza del Parlamento potrà anche essere evitato con la fiducia. Però i partiti vorranno incidere in Consiglio dei ministri.

 

ENRICO LETTA

Ieri Letta ha lanciato un preavviso a Draghi, chiedendo all'esecutivo di «caricare molto l'attenzione sul sociale». Altri leader seguiranno, con sempre maggiore frequenza. E la certezza che il premier non transigerà si ricava dalle confidenze di chi gli sta vicino e immagina la scena: «Se qualcuno pensa che Draghi lascerà Palazzo Chigi con i conti italiani in disordine, deve capire che piuttosto lui consegnerà le chiavi e dirà "fate voi"».

 

È chiaro allora qual è il motivo del parapiglia estivo, e perché al Quirinale temono che - per evitare la stretta di autunno - nelle forze di maggioranza ci sia la tentazione di scartare «utilizzando qualche pretesto».

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

Per sventare un primo tentativo di sganciamento, l'altra sera Mattarella ha avvisato Conte in modo da avvertire anche gli altri attori della coalizione: se M5S passasse all'appoggio esterno, il Pd si sfilerebbe dal governo e finirebbe la legislatura. Una regola che varrà per tutti, come ha detto pubblicamente il presidente del Consiglio: «Non sono disposto a guidare un esecutivo con un'altra maggioranza». Anche perché un'altra maggioranza non ci sarebbe più: «In quel caso - ha precisato Letta - considereremmo finita la legislatura».

 

mariastella gelmini

I dem ricordano ancora quanto costò elettoralmente al loro partito il sostegno al gabinetto Monti nella sua fase finale, «e sarebbe una prospettiva inaccettabile immaginare di sobbarcarci un'altra volta questo peso - avvisa un rappresentante democrat al governo - ora che si avvicina la Finanziaria». Insomma, si torna sempre sullo stesso argomento: se la legge di bilancio si preannuncia come un amaro calice, un conto è spartirlo tra tutte le forze della maggioranza, altra cosa è lasciare che un pezzo si sganci e faccia la campagna elettorale dai banchi dell'opposizione. Il riferimento del Pd è alla Lega, che a sua volta nutre cattivi pensieri verso il Pd e continua ad attaccarlo sui provvedimenti «divisivi» dello ius scholae e della cannabis: «Decidano se intendono lavorare per il Paese o se vogliono far cadere Draghi».

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

Nella maggioranza regna un clima di reciproco sospetto. Persino il ministro Gelmini, certo non vicina alle posizioni di Salvini, ha esortato a evitare «polemiche e bandierine ideologiche» per salvaguardare il governo. Ma nessuno sembra avere al momento la forza di compiere gesti di rottura. Specie dopo l'intervento di Mattarella. La pressione del capo dello Stato sul leader del Movimento ha avuto effetto, solo che a sua volta tra i grillini è forte la pressione per rompere con Draghi.

 

E Conte appare in seria difficoltà a gestire queste spinte contrapposte, che rischiano di produrre un'ulteriore scissione: «Ma Draghi non cambia approccio», si è lamentato con un ministro democrat. «Non si può dire che abbia le doti di un politico», gli è stato risposto. E se il problema fosse un altro? In conferenza stampa il premier ha riconosciuto la centralità di M5S nel governo, ma non ha fatto sconti sulla linea d'azione del suo gabinetto.

giancarlo giorgetti e matteo salvini 1

 

A partire dal tema della guerra e dell'invio di armi a Kiev: «È scritto nero su bianco nel documento del G7 e della Nato che noi sosterremo l'Ucraina per tutto il tempo necessario», ha detto il premier, indicando anche il «sostegno militare». E persino sul nodo dell'emergenza energetica ha anticipato che riunirà i ministri per discutere la possibilità di estrarre gas dalle riserve italiane, così da ridurre la spesa con fornitori stranieri. Le divergenze sono dunque di natura politica e Conte non può pensare di risolverle denunciando ingerenze nella vita di M5S.

DANIELE FRANCO E MARIO DRAGHI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...