conte di maio salvini

“LA MANOVRA DEL POPOLO” HA TROVATO FINALMENTE LE COPERTURE  DEFICIT AL 2,04% - DI MAIO E SALVINI CI METTONO TANTA ENFASI (“SARÀ DI ESEMPIO ANCHE A TUTTI GLI ALTRI GOVERNI”) MA E’ SOLO UN MODO PER MASCHERARE LA SCONFITTA INCASSATA DALL’EUROPA - IL PRIMO EFFETTO DEL BRACCIO DI FERRO CON L'UE E’ STATO LA FINE DEL RAPPORTO TRA DI MAIO E GIORGETTI: I DUE NON SI PARLANO PIÙ. E POI SI DOVRANNO RIDISEGNARE I  RAPPORTI DI FORZA ALLA GUIDA DEL GOVERNO...

1 - TENSIONI AL VERTICE, POI L' ACCORDO «LE COPERTURE PER IL 2,04% CI SONO»

Dino Martirano per il “Corriere della Sera”

 

DI MAIO CONTE GIORGETTI

Appuntamento all' ultimo minuto utile a Palazzo Chigi, tra il premier Conte, i vice Di Maio e Salvini e il ministro dell' Economia Tria, per provare a sottoscrivere una risposta da inviare nelle prossime ore alla Commissione Ue che, per la legge di Bilancio in via di approvazione, ci chiede solide rassicurazioni sulle coperture, pena l' avvio immediato della procedura di infrazione per eccesso di debito.

 

E sull'esito del «tira e molla» tra Italia e Ue, con il governo che conferma di avere le coperture per arrivare allo 2,04% «grazie a risorse» rastrellate «nelle pieghe del bilancio», si è dovuto attendere la fine di un sofferto vertice di governo che si è protratto per 4 ore dopo essere iniziato alle 21: «C' è totale accordo tra il premier Conte e i vicepremier Di Maio e Salvini sui numeri e i contenuti della risposta da inviare a Bruxelles», hanno rassicurato fonti di Palazzo Chigi. Prima che Matteo Salvini dicesse la sua: «Abbiamo trovato l' accordo su tutto...anche su ulteriori riduzioni fiscali restando nei limiti probabilmente graditi alla Ue».

DI MAIO CONTE GIORGETTI

 

Ma poi il vicepremier ha voluto aggiungere, come se il tema non lo riguardasse: «Non abbiamo parlato di numeri, di questo ragiona il presidente del Consiglio con Juncker...». Al vertice, tra l'altro, non ha partecipato il sottosegretario Giancarlo Giorgetti (Lega) che tre giorni fa aveva bocciato il reddito di cittadinanza: perché, aveva detto, è una misura che «piace all'Italia che non ci piace». Così Palazzo Chigi ha voluto tranquillizzare sui tagli necessari per passare dal 2,4% al 2,04% del rapporto deficit/Pil: dagli iniziali 9 miliardi previsti nel 2019 per il reddito di cittadinanza, che partirà da aprile, ci sono 7,1 miliardi (erano 7,5 4 giorni fa) di cui uno destinato ai centri per l'impiego.

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

Di Maio e Salvini (che si è attardato per andare ad acquistare la cena take away in un ristorante di sushi) hanno avuto un franco scambio di opinioni sull'ecobonus per le auto ecologiche finanziato da una tassa sui veicoli inquinanti e dal taglio delle «pensioni d'oro». Le due misure non piacciono alla Lega: «Siamo contrari alle tasse sull'auto», ha insistito Salvini ma poi si è convenuto di tassare solo i Suv e le auto di lusso inquinanti, escludendo così le utilitarie, per finanziarie i 6.000 euro di incentivi confermati per le ibride e le elettriche.

 

matteo salvini luigi di maio

«Siamo compatti, è il giorno più importante dal 4 marzo...», ha detto Di Maio che porta a casa anche la conferma del taglio delle pensioni più alte fino al 40% e recupera i fondi per le buche e la metropolitana di Roma. Mentre Salvini la spunta sul pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione verso le aziende creditrici e sull'aumento del tetto (da 40 mila a 200 mila euro) per gli appalti diretti cui possono accedere i sindaci. Intesa poi per il bonus cultura e per il taglio dei premi Inail per le imprese (600 milioni) voluto da Di Maio. Resta aperta la trattativa sull' eterno rinvio dell'attuazione della direttiva Bolkestein, recepita nel 2010, che preoccupa ambulanti e titolari di concessioni pubbliche.

conte salvini di maio

 

E ora i dettagli del «compromesso obbligatorio» tra Di Maio e Salvini, pressati stavolta dal premier Conte sui saldi da presentare a Bruxelles, andranno scovati tra i 27 emendamenti che il governo presenterà al Senato. La commissione Bilancio, in attesa del vertice, ha dovuto accantonare molti emendamenti. E infatti al vertice c' erano anche il ministro Fraccaro (M5S) e il vice ministro Garavaglia (Lega) che devono vigilare sul calendario: domani o mercoledì, la manovra arriva in aula al Senato che, anche con la fiducia, farà una corsa contro il tempo per rinviare il testo alla Camera prima di Natale.

 

2 - «IL GIORNO PIÙ DIFFICILE» LA TREGUA TRA I VICEPREMIER PER IL COMPROMESSO

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

Per Luigi Di Maio il testo della «manovra del popolo» limato in notturna a Palazzo Chigi è la sconfitta dei «soliti noti» e la rivincita dei cittadini sulle élite economiche del Paese. Per Matteo Salvini è un grande risultato dell' Italia, che «sarà di esempio anche a tutti gli altri governi e popoli europei».

 

Tanta enfasi oratoria, sciorinata ora dopo ora nella nervosa ed estenuante giornata definita da entrambi come «decisiva», nasconde il tentativo di mascherare l'evidenza della sconfitta, incassata in tandem dai due azionisti di maggioranza del governo. I quali hanno ben chiaro come, sul piano interno, il primo effetto del braccio di ferro con l'Europa sarà ridisegnare equilibri e rapporti di forza alla guida del governo.

 

conte e tria

La rivincita dei tecnici sui politici, a cominciare dal tanto bistrattato ministro Giovanni Tria, puntellerà inevitabilmente il ruolo di Giuseppe Conte. Volato più volte a Bruxelles per trattare e smussare e tranquillizzare, il premier non potrà non acquisire maggiore forza e indipendenza rispetto ai leader dei partiti. E la conferma dei nuovi assetti che si profilano è la moral suasion con cui Conte - nel prevertice con i suoi vice - ha chiesto loro di smetterla di litigare per siglare la tregua.

 

«Incontro positivo, atmosfera cordiale», recita il bollettino di Palazzo Chigi. Ma il clima non è questo. Nel M5S l' agitazione è massima e non solo per quel titolo («Di Maio cede sul reddito») che ieri rimbalzava sul web e faceva saltare i nervi al «capo» del Movimento. Beppe Grillo è piombato a Roma con Davide Casaleggio e ad allarmare i parlamentari stellati sono anche i piani di rientro di Alessandro Di Battista. L'insofferenza è alta anche tra i leghisti. Si dice che Giancarlo Giorgetti (assente al vertice) non rivolga più la parola al ministro del Lavoro, il quale si comporta allo stesso modo col sottosegretario. A porte chiuse si è discusso su tutto, con toni anche aspri.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

Sui soldi per rappezzare le buche di Roma. Sull' ecotassa che Salvini è riuscito ad azzoppare. Sul taglio alle pensioni d'oro, ridotto a specchietto per le allodole. Schermaglie che hanno fatto da paravento al grande scontro sulla manovra, sfida finale tra due squadre che si fronteggiano da settimane. Da una parte Di Maio e Salvini, determinati a resistere fino all'ultimo. Dall' altra Conte, Tria e i tecnici del Tesoro, sostenuti dal Quirinale e dalla Bce e intenti a esercitare l' ultimo pressing per tagliare tre miliardi e mezzo senza abbattere i totem elettorali, reddito e pensioni a quota 100.

 

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

Il 2,4% del rapporto deficit-Pil, sbandierato da Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi, è ormai un ricordo da ritaglio di giornale. La battaglia della vita si è giocata sulla soglia psicologica del 2% e non sarà facile per Di Maio e Salvini convincere i rispettivi elettorati che il salto all' indietro al 2,04% è solo una questione di «zero virgola».

 

Anche per questo i due vicepremier avrebbero provato a stringere un patto di non belligeranza. Un accordo che consenta a entrambi di convincere gli italiani che «nessuno ha calato le braghe». Per far vedere che la coppia non scoppia, i due leader hanno cominciato a parlare uno per conto dell' altro. Se Salvini avverte anche a nome del M5S che «non ci sarà nessuna nuova tassa sulle auto», sulle pensioni d' oro Di Maio usa lo stesso schema: «Straconfermo anche a nome della Lega».

 

VERTICE DEL GOVERNO SUL DEF

Formule che rivelano l' impegno a coprirsi le spalle a vicenda davanti a chi spera di lucrare sulla battuta di arresto degli avversari. «Di Maio e Salvini hanno fallito?», semina zizzania il dem Nicola Zingaretti. Eppure Salvini è convinto di averci messo «il massimo del buon senso», per tenersi in equilibrio tra le esigenze degli italiani e la salvaguardia dei conti dello Stato. E adesso, avverte, se la procedura di infrazione dovesse scattare lo stesso vorrà dire che qualcuno a Bruxelles si è messo in mente di abbattere il governo sovranista per scongiurare che diventi un modello per l' Europa intera.

Ultimi Dagoreport

FARE SESSO A 40 GRADI (ALL’OMBRA): COSA SUCCEDE AL NOSTRO CUORE? - IL SALVA-VITA DEL PROF. COSIMO COMITO: “IN CONDIZIONI NORMALI E CON LA GIUSTA TEMPERATURA, UN RAPPORTO SESSUALE EQUIVALE A FARE 2-3 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. LO STESSO RAPPORTO IN UN AMBIENTE CALDO-AFOSO, LO SFORZO EQUIVALE A FARE 4-5 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. IN TAL CASO, GLI UOMINI CHE HANNO PIÙ DI 50 ANNI COME FANNO SCIENTIFICAMENTE AD ESCLUDERE LA POSSIBILITÀ DI AVERE UN INFARTO O UN ICTUS AL POSTO DELL’ORGASMO? (ATTENZIONE ALL’”AIUTINO”)…”

elly schlein giorgia meloni giuseppe conte matteo salvini elezioni

DAGOREPORT - COME FAR FUORI IL NEMICO PIÙ INTIMO E VIVERE FELICI? È LA DOMANDA CHE TORMENTA DA UN PEZZO GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI APPENA SI APPALESA LA SILHOUETTE SOVRAPPESO DI MATTEO SALVINI - RIPOSTO IN CANTINA IL PREMIERATO, BRUCIATO IL VOTO ANTICIPATO, CHE FARE? ALLE MENINGI DEI FAZZOLARI E DEI LA RUSSA È SPUNTATA LA RIFORMA ELETTORALE CHE NON SOLO PENALIZZEREBBE LA LEGA A FAVORE DI FRATELLI D'ITALIA MA TOGLIEREBBE DI MEZZO LE CHANCE DI VITTORIA DI UN’OPPOSIZIONE MIRACOLATA IN “CAMPO LARGO” - E QUI ARRIVA IL BELLO: COME FAR INGOIARE A PD-ELLY IL ROSPO DI UNA LEGGE ELETTORALE CHE LI PENALIZZA? C'EST FACILE! SE QUEEN GIORGIA VUOLE ASFALTARE SALVINI, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO SOGNA DI TOGLIERSI TRA I PIEDI QUELLA QUOTIDIANA ROTTURA DI COJONI DI GIUSEPPE CONTE…

riarmo armi pedro sanchez elly schlein giorgia meloni giuseppe conte donald trump

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI! DUE SVALVOLATI SI AGGIRANO PER L’EUROPA: PEDRO SANCHEZ E ELLY SCHLEIN – CON LA NATO MORENTE (TRUMP SOSTIENE CHE L'ARTICOLO 5, CARDINE DELL'ALLEANZA, SI DEBBA "INTERPRETARE"), I DUE SINISTRATI DEL PSE, CHE INSIEME AL PPE SOSTENGONO LA MAGGIORANZA URSULA, MINACCIANO DI STACCARE LA SPINA DICENDO "NO" AL RIARMO UE: UN "NO" CHE SAREBBE UN REGALONE ALLA GIORGIA DEI DUE MONDI CHE NON VEDE L'ORA DI DIVENTARE LA STAMPELLA DEL PPE (DOVE E' ATTESA A BRACCIA APERTE: AL VERTICE DELL'AJA HA SEDOTTO A COLPI DI SMORFIE TRUMP SUI DAZI AL 10% ALL'UE) - LA MOLLA DI TANTO TAFAZZISMO GEOPOLITICO DI ''FALCE & MART-TELLY'' È IDEOLOGICA, TROVANDOSI STRETTA TRA L'INCUDINE DEI RIFORMISTI PD E IL MARTELLO A CINQUESTELLE DI CONTE, CHE L'HA SCAVALCATA A SINISTRA A SUON DI MANIFESTAZIONI, SLOGAN E PROCLAMI "ARCOBALENO", SORPASSANDO PERFINO AVS - E TRA I DUE LITIGANTI, LA DUCETTA SE LA GODE... 

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?