LATIN LAVITOLA - PESCIVENDOLO IN BRASILE, FACCENDIERE A PANAMA E SANTA LUCIA, LA BELLA VITA SUDAMERICANA DELL'AMICONE DI TARANTINI (SOPRATTUTTO DELLA MOGLIE) ACCUSATO DI ESTORSIONE - DAI GIOVANI SOCIALISTI DEL PSI CRAXIANO ALLE SERATE CON IL PREMIER, FINO AL “DOCUMENTO” SULLA CASA DI FINI - IERI IL SUO TELEFONO ERA SPENTO. UNA VOCE BRASILIANA INVITAVA A PROVARE PIÙ TARDI…

Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"

La parola d'ordine ora è ignorare, glissare, far finta di niente. Sul quotidiano Avanti! di Valter Lavitola oggi si parlerà di Libia: Mosca riconosce il Cnt, questo il titolo di prima pagina a cui lavoravano ieri pomeriggio i tre redattori di turno in via del Corso 117, al ritorno dalle ferie d'agosto. Lui, il direttore-editore, non ha ancora telefonato: «Non sappiamo dove si trovi, in Brasile, a Panama oppure da un'altra parte», giurano sconsolati i tre cronisti del giornale socialista (2,4 milioni di contributi statali, foglio di 8 pagine, ogni giorno in edicola a 50 centesimi con la foto di Bettino Craxi nella controcopertina per promuovere la campagna abbonamenti).

In realtà in redazione sarebbero cinque, ma Lavitola è all'estero e sua moglie, Mariastella Buccioli, 42 anni, giornalista anche lei, per comprensibili ragioni ieri ha dato forfait («Sarà sotto choc», commentano i colleghi) e si è rifugiata nella villa di sua madre a «Le Rughe».

Lavitola invece, quando già la Digos - che era andata a prenderlo nella casa di Ponte Milvio - lo dava ormai per latitante, irreperibile, in fuga, ha mandato una nota: «Non è vero che sono latitante. Come è noto alla Procura, buona parte della mia attività lavorativa si svolge all'estero ormai da qualche anno. Attendo di definire con il mio avvocato le decisioni da prendere. È mia intenzione collaborare pienamente con la giustizia per chiarire la questione». Ma il suo telefonino era spento e una voce in brasiliano invitava a riprovare più tardi. Grazie, «obrigado».

Già, la questione. I 500 mila euro estorti al premier Berlusconi, secondo i pm di Napoli, dal trio Lavitola-Tarantini-e-signora. «Non mi è mai neppure passato per la testa di raggirare il presidente Berlusconi né di impossessarmi di presunte somme destinate ad una famiglia in difficoltà», ha aggiunto ieri Lavitola nella nota inviata da lontano. La famiglia in difficoltà sarebbero i Tarantini (che solo per questo avrebbero ricevuto l'aiuto dal premier).

E così le «foto» che, secondo i pm, era la parola in codice usata da Lavitola per parlare di soldi con la segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, «in realtà erano foto vere - ha già spiegato lui nei giorni scorsi -, foto richieste da molti simpatizzanti del Pdl residenti all'estero, dovrei averne ancora qualcuna non consegnata. Non sono il consigliere di Palazzo Chigi per il Sudamerica, ma avrei tanto voluto esserlo...».

Brasile, Panama, per non parlare di Santa Lucia ai tempi dell'affaire Tulliani (appena un anno fa...). In quella zona del mondo Lavitola si dà un gran da fare. Empresa Pesqueira de Barra de Sao Joao: il nome vi dice qualcosa? È un'azienda che si occupa di commercio all'ingrosso di prodotti ittici. Pesce congelato, surgelato, conservato e secco.

La Empresa, con base a Rio de Janeiro, ha aperto ora una succursale anche a Roma, dentro il Car, il grosso Centro Agroalimentare sulla Tiburtina. Al telefono risponde un operatore gentile: «Il signor Lavitola, mi dispiace, non so dove sia e neppure la sua socia, Neire Cassia Pepes Gomes, che però sono certo ha una casa anche qui nella Capitale... Il nostro pesce? No, non viene dal Brasile. Viene dai nostri mari, dall'Europa, crostacei, molluschi, di tutto un po'...».

Valter Lavitola ha 45 anni, è nato a Salerno e ha chiamato suo figlio Giuseppe come si chiamava suo padre, morto da più di un decennio. Suo padre Giuseppe faceva lo psicologo e ogni volta i giornali ricordano che fu anche il perito del boss dei boss della camorra, Raffaele Cutolo. Gli amici di Valter, però, raccontano che questa è una delle cose che più gli fanno male («Quante perizie hanno fatto a Cutolo? Perché tirano in ballo sempre e solo mio padre...»).

In politica dall'84 con il Psi e i Giovani socialisti. Gianni De Michelis lo chiama «Valterino». Si fa presto amici importanti nel partito: Bettino Craxi, Fabrizio Cicchitto, l'ex direttore de L'Avanti! (che portava ancora la «L» davanti) Sergio De Gregorio. Ed è in quegli anni che conosce Silvio Berlusconi. Sulla sua scia tenta la scalata.

Nel '94 passa a Forza Italia. La sua occasione arriva 10 anni dopo, alle Europee 2004: ma fallisce, è il primo dei non eletti al Sud. Mentre nel 2009 non riesce neppure a farsi mettere in lista. Berlusconi comunque sembra nutrire una grande simpatia umana per questo scugnizzo che un po' gli somiglia, audace, intraprendente, con interessi nell'edilizia, nel tessile, persino nella silvicoltura e pian piano lo ammette nel cerchio magico: le serate nel castello di Tor Crescenza, le canzoni napoletane di Apicella, fino alla festa con le ballerine di samba che Lavitola in Brasile organizza in suo onore nel giugno di un anno fa. Proprio quando ormai sta per deflagrare la bomba Tulliani.

Lo accusano, infatti, di aver fabbricato lui - è settembre 2010 - il «documento-patacca» del ministro della Giustizia di Santa Lucia che inchioderebbe il cognato di Fini: il beneficiario della casa di Montecarlo, ereditata dal partito di An, è Giancarlo Tulliani. Così scrive il ministro di Santa Lucia. «Non è vero - si difese Lavitola - io faccio solo il giornalista. Ho le mie fonti e infatti ho fatto uno scoop. L'ho detto anche al presidente Berlusconi quando mi ha convocato a Palazzo Chigi. Mi ha chiesto: ma che stai combinando? Di Berlusconi si può dire tutto meno che è scemo. Ma insomma? Io, un amico di Berlusconi che fa un'indagine su Fini commissionata da Berlusconi? Andiamo...».

La Procura di Roma poi ha archiviato tutto, ma ora Lavitola è di nuovo nella bufera. Indagato anche nell'inchiesta napoletana sulla loggia P4 («solo falsità»), la sua verità sulla questione Tarantini l'ha già raccontata nei giorni scorsi: «Ho conosciuto Tarantini e la moglie un anno fa in quanto la loro figlioletta ha la stessa età di mio figlio Giuseppe, frequentano la stessa scuola, pertanto li incontravo quasi tutte le mattine. Mi hanno chiesto se potevo aiutarli con dei piccoli prestiti perché dopo le note vicende erano in pesantissime difficoltà economiche e non riuscivano ad avere aiuto da nessuno. Cosa che ho fatto. Tali importi, molto più modesti però dei 500 mila euro ipotizzati, mi sono stati rimborsati dal presidente Berlusconi in varie piccole tranche...».

E ancora: «Tarantini recentemente poi mi ha chiesto un prestito di 500 mila euro per poter riprendere a lavorare. Tale importo non gli è mai stato corrisposto, però lui riteneva non so in base a quali fonti (forse bleffava...) che avessi la disponibilità della somma che lui aveva chiesto. In ogni caso poi ci siamo visti e chiariti. In una telefonata abbiamo anche parlato di vicende giudiziarie, è vero. Lui mi disse che un avvocato gli consigliava il patteggiamento, io invece gli ho consigliato di andare a processo, in quanto ai pm ha detto sempre la verità...». Già. Così è fatto Lavitola: sempre perfettamente a suo agio. Come una salamandra in mezzo al fuoco.

 

lavitolaSILVIO BERLUSCONI tarantiniLorenzo Rudolph Francis - ministro di giustizia dell'isola caraibica di Santa Lucia

Ultimi Dagoreport

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – UCCI UCCI, SENTO AVVICINARSI GLI ANGELUCCI! IN ALLARME PER LA DECRESCITA INFELICE DEI LORO TRE QUOTIDIANI, ALESSANDRO SALLUSTI AVREBBE I GIORNI CONTATI ALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE” - GIA’ CADUTO IN DISGRAZIA CON MARINA BERLUSCONI, REO DI AVER SOSTITUITO “PAPI” CON GIORGIA, ORA GIAMPAOLO ANGELUCCI AVREBBE IN MENTE DI RIMPIAZZARE IL BIOGRAFO DELLA DUCETTA CON QUEL RAMPANTISSIMO “BEL AMI” DEL POTERE CHE SI CHIAMA TOMMASO CERNO: SENZA FARE UN PLISSE’, DA DIRETTORE DELL’’’ESPRESSO” E DEPUTATO DEL PD BY RENZI, OGGI E’ ALLA GUIDA DE “IL TEMPO”, TALMENTE SCHIERATO CON LA DESTRA CHE VEDE I FASCISTI A SINISTRA… (VIDEO STRACULT!)