LEGAIOLI E MAL-DESTRI LOMBARDI VOGLIONO UN REFERENDUM PER ABOLIRE LA LEGGE MERLIN - TANTO LE “CASE CHIUSE” ESISTONO GIÀ (VEDI BABY ESCORT DEI PARIOLI) SOLO CHE NON PAGANO LE TASSE

Rodolfo Sala per "la Repubblica"

I crociati "anti-Merlin" ci riprovano. Basta prostitute in strada, bisogna tornare alle "case chiuse" cancellate su iniziativa di una parlamentare socialista, Lina Merlin, con una legge del 1958. E bisogna farlo - è il caso di dirlo - battendo una strada diversa da quella seguita di recente da uno sparuto gruppo di amministratori locali, che avevano inutilmente tentato di raccogliere tra i cittadini le 500mile firme necessarie per proporre un referendum abrogativo della legge Merlin (tra i promotori c'era anche l'ex vicesindaco di Roma Sveva Belviso). Il termine per la presentazione delle firme è scaduto due mesi fa, il flop è stato clamoroso.

La nuova chiamata alle armi parte dalla Regione Lombardia, dove la Lega, insieme ad altri consiglieri del centrodestra (Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lista Maroni), lancia stamattina una proposta che - almeno nelle intenzioni - potrebbe essere destinata a maggior successo. Si tratta di sfruttare appieno l'articolo 35 della Costituzione, quello che prevede la possibilità di indire un referendum popolare non solo portando mezzo milione di firme in Cassazione, ma anche su richiesta di almeno cinque consigli regionali.

I dettagli li spiega il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo: «Non è che vogliamo proprio tornare alla case chiuse, l'obiettivo è considerare la prostituzione un'attività normale, per svolgere la quale bisogna aprire la partita Iva e sottoporsi ai controlli della questura e delle autorità sanitarie».

Il suo collega di partito Matteo Salvini, lanciatissimo nella corsa per il dopo Maroni, mette il suo sigillo e va oltre: «È una battaglia che da segretario della Lega intendo combattere dal primo giorno; se ci muoviamo noi potrebbe anche non risultare necessario ricorrere al voto dei consigli regionali: con mille sezioni sul territorio, le 500mila firme le raccogliamo in un mese».

Secondo stime fornite dagli abrogazionisti, le lucciole in servizio sarebbero 70mila in tutto il Paese, e nove milioni i loro clienti. Il giro d'affari stimato sfiora i 15 miliardi l'anno. La destra non è nuova a campagne mirate soprattutto a togliere la prostituzione delle strade. Ne aveva lanciata una - nel 1998, quand'era vicesindaco di Milano - Riccardo De Corato. Con un'ordinanza che comminava multe salate ai clienti pizzicati sui viali del sesso. Una proposta ripresa da altri amministratori: a Padova da Flavio Zanonato (centrosinistra) e ad Alessandria dall'allora sindaca leghista Francesca Calvo.

«Anche il socialista Hollande vuole proporre qualcosa del genere in Francia - spiega De Corato, ora consigliere regionale di Fratelli d'Italia - ed è per questo che mi rivolgo anche ai colleghi di sinistra, chiedendo loro di unirsi a noi quando dovremo votare in aula questa proposta che non è di destra né di sinistra, ma di puro buon senso, soprattutto se si considera il gettito che arriverebbe allo Stato se facessimo davvero pagare le tasse alle prostitute».

Tra i promotori del referendum, non ci sono tuttavia gli alfaniani che anche in Lombardia hanno costituito il gruppo del Nuovo centrodestra, dominato dai ciellini formigoniani contrarissimi all'abolizione della Merlin. Il liberal di Forza Italia Giulio Gallera fa spallucce: «La legge che vogliamo abrogare è contro la libertà, chi vuole prostituirsi può farlo, ma in modo legale e controllato; e questo è anche un modo di sottrarre risorse alla criminalità organizzata».

«Questa non è una priorità - ribatte il capogruppo del Pd Alessandro Alfieri, - la maggioranza di centrodestra pensi piuttosto a provvedimenti concreti e urgenti, riduca finalmente i ticket sanitari e istituisca i contratti di solidarietà per i lombardi senza lavoro».

 

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