LA LEOPOLDA DEL NOSTRO SCONTENTO - IL FESTIVAL DEL RENZISMO TRA DELUSI E ASSENZE - FARINETTI: “VADO, È UN POSTO DOVE NON CI SI LAMENTA” - POLEMICHE SULLA FONDAZIONE OPEN CHE FINANZIA L’EVENTO: “ORGANIZZIAMO ANCHE INCONTRI CULTURALI”. DI CUI NON C’È TRACCIA

1. LEOPOLDA AL POTERE BOSCHI: UN’ALTRA ITALIA RISPETTO ALLA CGIL

Jacopo Iacoboni per “la Stampa

 

MARIA ELENA BOSCHIMARIA ELENA BOSCHI

Che qualcosa di profondo sia cambiato, che si contino (anche) i primi delusi del renzismo originario, è palese, e Maria Elena Boschi, con sincerità, non se lo nasconde, se è vero che ieri, presentando la quinta edizione che parte stasera, ha detto: «Non venire alla Leopolda non vuol dire essere contro il governo, perché non è una iniziativa del governo.

 

È ragionevole anche avere altri impegni. Ho invitato personalmente Stefano Fassina, che mi ha detto di aver promesso ai bambini di portarli allo zoo domenica mattina. Non per questo non faremo la Leopolda». Quasi come se la questione, adesso, non fosse più l’entusiasmo, la rottamazione, la prossima fermata Italia, il Big Bang, il futuro, ma, assai più prosaicamente: non farsi dire troppi no.

In effetti la Leopolda 2014 è cominciata con alcune defezioni - motivate a volte da disillusione, altre volte dal sibillino «ho altri impegni», o «non mi è possibile»: da Alessandro Baricco ad Andrea Guerra. Persino «il magic touch della Mari» ha dovuto lavorare molto, ma i risultati non sono disprezzabili, dal punto di vista degli innesti: ci saranno per esempio Patrizio Bertelli di Prada, Renzo Rosso di Diesel, c’è la conferma - non era affatto scontata - di Oscar Farinetti, che alla Stampa spiega: «Alla Leopolda si respira aria di “trovare soluzioni”.

farinetti  nozze carraifarinetti nozze carrai

 

È un posto dove ci si lamenta poco mentre ciascuno esprime con sintesi le proprie idee di soluzione. Da lì son sempre tornato a casa con idee nuove e speranze, e spero anche stavolta». Se non compensa le uscite pesanti su menzionate, è comunque qualcosa che aiuta la squadra di Renzi ad attutire il colpo. E potrebbe anche esserci qualche sorpresa, alla quale si sta lavorando.
 

È chiaro che questa non è comunque più la Leopolda della speranza, ma della gestione anche machiavellica del potere; magari un potere per cambiare, questo si vedrà. Certo colpisce la fotografia di tanti ministri, sottosegretari, parlamentari, qualcosa che, se ci pensate, a quelli della Leopolda 2010 (quella Renzi-Civati) avrebbe fatto venire l’orticaria. Gente che all’epoca faceva fuoco e fiamme contro Renzi, oggi non solo ci sarà, ma avrà posti di prima fila.
 

matteo renzi andrea orlandomatteo renzi andrea orlando

Il governo arriva in forze, Graziano Delrio, Roberta Pinotti, Dario Franceschini, probabilmente Orlando, mentre altri pezzi di Pd (non solo Fassina) saranno altrove, Cuperlo per esempio in piazza con la Cgil. Non Walter Tocci, che non ritira le dimissioni da senatore. Dice Boschi: «È legittimo protestare in piazza in modo pacifico. Alla Leopolda c’è un’altra Italia che si confronta su cento temi diversi, a tavoli di lavoro dove è forse più facile parlarsi e dirsi anche quello che si sta sbagliando». Una rivendicazione orgogliosa assieme alla velata promessa di un’autocritica. 
 

2. IL MODELLO FONDAZIONE OPEN: ECCO LA CASSAFORTE LIQUIDA

Jacopo Iacoboni per “la Stampa

baricco leopolda baricco leopolda

 

Dunque dove sta, e cosa fa, un po’ più nel dettaglio, la Fondazione Open, che finanzia le Leopolda e non solo? La curiosità - come in passato per altre fondazioni - dev’essere placata anche nella circostanza della fondazione renziana. Anche perché gli elementi sono pubblici e offerti a chiunque voglia andarli a vedere: disponendo dei bilanci, e avendo la pazienza di sfogliarli, non è difficile trovare un punto da cui partire: indirizzo, sede e numero di telefono della Fondazione.

 

andrea guerraandrea guerra

Bisogna domandare a Pistoia, in via Cavour 37. E è quello che facciamo. La risposta di una segretaria, molto gentile, ha il pregio del candore: «No, in realtà qui non c’è la fondazione, è lo studio professionale del dottor Angiolo Bianchi, ma lui non è qui, è anziano, si trova a casa». Dunque non c’è lì qualcosa come degli uffici della Fondazione Open? «In realtà no, ma per questo forse le conviene parlare col dottor Alberto Bianchi».
 

A differenza di altre strutture analoghe dal punto di vista giuridico, la Fondazione Open - che ha raccolto un milione 905mila euro per le iniziative di Renzi - coincide nella sostanza con le quattro persone (solo quattro) che ormai siedono nel consiglio, è cioè Alberto Bianchi (il presidente), Marco Carrai (il fondatore), Luca Lotti e Maria Elena Boschi (il segretario generale).

 

matrimonio michelle hunziker   renzo rossomatrimonio michelle hunziker renzo rosso

Non è chiaro quale struttura abbia scritto materialmente la nota di sabato scorso in cui la Fondazione spiegava quello che La Stampa aveva raccontato con chiarezza: del milione e 905mila euro raccolti dalla fondazione per Renzi, per la prossima Leopolda ne sarà spesa una parte, tra 200 e 300mila euro. Cifra analoga agli altri anni. Si pone allora a maggior ragione una domanda: se tre Leopolde sono costate 600mila euro, che ne è del restante un milione e 300mila euro raccolti? Dice la Fondazione: «Va sottolineato che questi 2 milioni sono serviti per co-finanziare due Leopolde 2012 e 2013, due primarie, il sito della Fondazione e tantissimi eventi e incontri socio-culturali in tutta Italia».

Il sito della Fondazione (www.fondazioneopen.it) è però un guscio scarno, che dice poco o nulla, né può esser costato molto. È una semplicissima home page che indica il consiglio, lo statuto, l’atto costitutivo, i due bilanci (quello del 2014 sarà chiuso a metà del 2015). Ma non viene dettagliata l’attività della fondazione. È interessante che si faccia riferimento a «tantissimi eventi e incontri socio-culturali in tutta Italia»; di cui però non c’è assolutamente traccia in giro.

nozze di marco carrai e francesca campana comparini 3nozze di marco carrai e francesca campana comparini 3

 

Una fonte di primo piano racconta: «A quanto risulta a me non esistono incontri “culturali” fatti dalla fondazione. Mentre invece la fondazione può esser intervenuta varie volte per affittare sale per eventi politici, rimborsare viaggi, insomma, finanziare le attività di una campagna politica. O eventualmente ripianare debiti di passate campagne elettorali renziane».
 

Tutto legittimo, ma con un aspetto poco «da fondazione» in senso tipico. Paragonata a strutture giuridicamente analoghe, come la dalemiana ItalianiEuropei (e la sua costola Red, al centro di un polemica aspra tra mondo di Veltroni e D’Alema perché accusata di lavorare per la corrente del líder Massimo), o come la lettiana VeDrò, la Open non ha praticamente uffici, non stampa una rivista, non ha un comitato scientifico, né offre contributi culturali.

luca lotti nozze carrailuca lotti nozze carrai

 

Come contatti il sito offre un’elusiva possibilità di scrivere una e-mail (con form precompilata dalla quale non si vede neanche l’indirizzo mail), e nessun numero di telefono. Quello che abbiamo usato noi è nell’atto costitutivo, allegato al bilancio. Infine: del milione e 900mila euro di finanziamenti, 1 milione e 100mila vengono da finanziatori noti, i restanti 800mila no. «Il grosso, ritengo, sono famiglie fiorentine e toscane», ci viene raccontato autorevolmente. È qui, il core business silenzioso.

 

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