salvini diciotti (1)

LA LETTERA DEL PROFESSOR SINAGRA: ''DIFENDERE SALVINI È UN DOVERE CIVILE DOPO AVER LETTO LE CARTE DEL TRIBUNALE DI CATANIA''. GIÀ MAGISTRATO E DOCENTE ALLA SAPENZA DI DIRITTO INTERNAZIONALE, FA A PEZZI IL RAGIONAMENTO DEI GIUDICI: ''SECONDO LORO, CHIUNQUE SI DIRIGA VIA MARE VERSO LA COSTA ITALIANA HA DIRITTO A ENTRARE NEL NOSTRO TERRITORIO, E IL MINISTRO DELL’INTERNO NON HA PIÙ IL POTERE DI GESTIRE L'ORDINE PUBBLICO. FOLLIA''

 

Lettera aperta del Prof. Augusto Sinagra

 

AUGUSTO SINAGRA

(Augusto Sinagra, nato a Catania il 18 agosto 1941, dal 1965 al 1980 è stato magistrato ordinario e dal 1980 fino al 2013 è stato professore ordinario di diritto internazionale e di diritto dell’Unione Europea presso l’università “Sapienza” di Roma.

Ha tenuto Corsi e Master in molte università straniere.

 

Dal 1999 è direttore della Rivista della Cooperazione Giuridica Internazionale.

È autore di 201 pubblicazioni, tra cui diverse monografie tra le quali “Sovranità contesa” [Giuffré, Milano, 1999], “Diritto e Giustizia, Ragione e Sentimento” [Aracne, Roma, 2004] e la seconda edizione del manuale “Lezioni di Diritto Internazionale” [Giuffré, Milano, 2016], di cui è coautore con il prof. Paolo Bargiacchi).

 

Oggi scrive questo:

 

AUGUSTO SINAGRA

"DIFENDERE MATTEO SALVINI NON È SCELTA POLITICA. È UN DOVERE CIVILE"

 

Ho letto a fatica le fitte 50 pagine di motivazione della relazione del Tribunale di Catania (Sezione “reati ministeriali”) inviata al Senato della Repubblica per ottenere l’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro Matteo Salvini per il reato di sequestro di persona relativamente al noto caso della Nave “Diciotti”.

Le ho lette con fatica per il crescente sdegno e disappunto.

 

I tre giudici, tutti (casualmente) iscritti a “Magistratura Democratica” (notoriamente un vero e proprio movimento politico), si producono in una lunga dissertazione di norme di diritto internazionale generale e convenzionale che manifesta chiaramente l’uso strumentale delle norme stesse sul piano interpretativo (come anche l’intendimento strumentale dei dati di fatto della vicenda).

 

Omettendo commenti puntuali alle molto singolari considerazioni dei tre giudici, questi in buona sostanza si arrogano poteri di valutazione e di decisione politica spettanti esclusivamente all’Autorità - appunto - "politica". Cioè spettanti esclusivamente al Ministro dell’Interno Matteo Salvini.

 

salvini

E ciò fanno allo scopo di escludere, tra l’altro, l’esimente dell’art. 51 c.p., nonostante la legge n. 121 del 1982 indichi il Ministro dell’Interno come “responsabile della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica ed è l’autorità nazionale di pubblica sicurezza. Coordina i compiti e le attività delle forze di polizia esercitando la funzione di direzione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica”.

 

Questo significa che pur di arrivare a formulare l’accusa, i tre giudici pretendono di privare il Ministro del suo potere di esercizio di un diritto o di adempimento di un dovere.

Ma quel che è peggio è che, come detto, i tre giudici pretendono di valutare loro le esigenze di ordine pubblico e di pubblica sicurezza, oltre che di valutare loro se i contatti in sede europea svoltisi nei giorni dal 20 al 25 agosto 2018 (durata del preteso sequestro), per trovare una soluzione condivisa, giustificassero o meno la decisione politica del Ministro.

 

Qui siamo ad una vera "usurpazione dei poteri", allo stravolgimento dello Stato di diritto, alla negazione dei diritti e delle libertà oltre che dell'Autorità dello Stato nella sua configurazione di ripartizione dei poteri.

 

Montesquieu si sta rivoltando nella tomba per lo sdegno.

diciotti migranti

La “relazione” al Senato dei tre giudici, che prima qualifica abusivamente i soggetti interessati come “migranti”, e poi pudicamente come “stranieri non regolari” o “immigrati irregolari”, conferma un dato dell’esperienza, e cioè che i provvedimenti giurisdizionali possono essere motivati in un modo o in un altro in vista di una preconcetta convinzione o preordinato convincimento. Per la mia pregressa esperienza di PM e di giudice posso darne attestazione.

 

In buona misura, secondo i tre giudici di Catania, chiunque si diriga via mare verso la costa italiana ha diritto ad un “place of safety” (POS), e il Ministro dell’Interno ha l’obbligo di indicarlo subito. E chiunque, pur privo di documenti e non identificato, ha diritto ad entrare nel territorio dello Stato.

laura boldrini a bordo della diciotti 1

Signori, è "l’invasione legalizzata", consentita e voluta. È la negazione della sovranità e indipendenza dello Stato. È l’abolizione delle frontiere.

 

Già c’era il precedente dell’eccentrico Capo di Stato Maggiore Generale della Difesa Ezio Vecciarelli, il quale annunciava la sostanziale inesistenza dei confini dello Stato.

Dunque, la politica in materia di immigrazione ora la fanno i giudici.

 

la nave diciotti a catania 12

Troppo vi sarebbe da dire in punto di diritto (come per esempio il fatto che la Convenzione sul diritto del mare di Montego Bay non intacchi il potere dello Stato costiero di consentire o meno l’ingresso a soggetti stranieri, ancor più se privi di documenti di identificazione e dunque irregolari), come ha osservato il giovane e bravo Collega Prof. Daniele Trabucco.

 

Le Navi della nostra Guardia Costiera, quindi, non solo hanno l’obbligo di “salvare” in qualunque zona marittima naufraghi finti o naufraghi veri (e per questi ultimi certamente l’obbligo di salvataggio non conosce né se né ma, né dove e né quando, ma anzi subito), ma avrebbero anche l’obbligo di portare in Italia tutti e chiunque. E solo in Italia...

L’obiettivo vero è “colpire” il Ministro Matteo Salvini in quanto ostacolo a un preordinato progetto di disintegrazione dello Stato e di sconvolgimento della comunità civile.

CARMELO ZUCCARO

 

Tutto ciò nonostante il Procuratore Capo di Catania Carmelo Zuccaro avesse correttamente richiesto l’archiviazione del procedimento. E non risulta che il Dottor Carmelo Zuccaro, che già ha una grande esperienza in materia, sia meno “bravo” o meno “perspicace” dei tre giudici autori di questo capolavoro di "politica migratoria".

 

La parola adesso è al Senato della Repubblica, che sicuramente negherà l’autorizzazione a procedere, ma questa certezza non ci esime dal dovere di testimoniare apprezzamento e condivisione nei confronti del Ministro Matteo Salvini, ma anche di una sua difesa, perché questo dovrebbe essere il dovere dei cittadini italiani veri.

 

AUGUSTO SINAGRA

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...