LIGRESTI CADE E SI PORTA DIETRO L’EX CAPO ISVAP GIANNINI: INDAGATO PER CORRUZIONE E CALUNNIA

Luigi Ferrarella per "Il Corriere della Sera"

Quasi dieci anni di occhi chiusi sulla Fondiaria di Salvatore Ligresti da parte dell'organo istituzionalmente deputato in Italia a vigilare sul settore delle assicurazioni, l'Isvap. E in cambio, come tangente, la nomina del «controllore» (presidente uscente dell'Isvap) a futuro componente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, caldeggiata proprio dal «controllato» Salvatore Ligresti presso gli allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, ma non andata in porto per la caduta del governo e l'esplodere della crisi debitoria dei Ligresti.

È questa la cornice nella quale, sulla base di quanto raccontato da un testimone e confermato dallo stesso Ligresti, la Procura di Milano contesta all'ex (fino al 2012) presidente e commissario straordinario dell'Isvap, Giancarlo Giannini, le ipotesi di reato sia di «corruzione» in concorso con Ligresti, sia di «calunnia» ai danni di Ligresti per la successiva denuncia nei suoi confronti da parte dell'Isvap di Giannini per ostacolo all'autorità di vigilanza: un esposto presentato in Procura a Milano a scoppio ritardato dopo l'avvio delle indagini sul crollo dell'impero Ligresti, e volto (secondo la lettura accusatoria) a nascondere la propria connivenza con Ligresti dietro asseriti inganni ordìti da Fondiaria per imbrogliare Isvap.

Ed è proprio questa imputazione di calunnia, punita più severamente delle tangenti, ad attrarre a Milano la competenza territoriale anche della corruzione, altrimenti di competenza romana.

Ad alzare il velo sul possibile scambio - tra protezione di Ligresti da parte dell'Isvap e raccomandazione di Ligresti presso Berlusconi e Letta per sponsorizzare la nomina di Giannini all'Antitrust - è stato un testimone interno a Fondiaria: Fulvio Gismondi, che nella compagnia era il consulente incaricato appunto di tenere i rapporti con l'autorità di vigilanza guidata da Giannini dal 2002 al 2012, quando l'Isvap è stato trasformato in Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) e collocato nell'orbita di Banca d'Italia pur conservando la propria autonomia gestionale.

Gismondi ha raccontato in Procura lo scenario corruttivo di cui si è detto a conoscenza, e ha indicato in Ligresti la fonte diretta di alcune informazioni su questa vicenda. E Ligresti, convocato a riscontro in Procura, ha confermato quanto testimoniato da Gismondi.

Lo si intuisce soltanto adesso, ma Giannini è indagato da almeno sei mesi: questa nuova indagine per corruzione (l'ex presidente Isvap era infatti già stato indagato a Torino nell'ottobre scorso per una più generale ipotesi di concorso in falso in bilancio) spunta infatti da un avviso di proroga delle indagini che, come appunto è obbligatorio accada allo scadere dei primi sei mesi dall'iscrizione, Giannini ha ricevuto ora dal gip milanese Andrea Pellegrino su richiesta del pm (Luigi Orsi) titolare dei tanti filoni dell'inchiesta milanese sui Ligresti:

quello su Ligresti per aggiotaggio in rapporto alle anomalie sui titoli Premafin e sulla proprietà di alcuni trust esteri, quello su Ligresti e sui suoi figli per la bancarotta delle holding immobiliari Imco e Sinergia, quello sull'amministratore delegato di Mediobanca per il patto occulto che Alberto Nagel è indiziato di aver raggiunto con Ligresti in base a un «papello» fatto rispuntare da sua figlia Jonella, quello sulla valutazione dei complessi prodotti finanziari derivati che in pancia a Unipol stanno rendendo complicato il concambio della fusione con Fondiaria-Sai, e quello sui destini urbanistici (per il Comune di Milano) e creditizi (per le banche più esposte con i Ligresti) del futuro centro di ricerca biomedica «Cerba».

Una decennale immunità avrebbe dunque prima evitato a Fondiaria le ispezioni invece spesso mandate ai concorrenti, e poi nel 2010-2011 aiutato Ligresti a traccheggiare anche quando un'ispezione s'era dovuta in qualche modo fare.

In realtà, infatti, per l'accusa già almeno dal 2008 sarebbe dovuta emergere l'insufficienza delle riserve a copertura dei sinistri, specie per quelle pratiche che in un primo tempo l'assicurazione di Ligresti archiviava come se gli incidenti non dovessero dare luogo in futuro a risarcimenti, e che poi rispolverava per forza quando invece doveva liquidare appunto quei risarcimenti: una casistica che in Fondiaria avrebbe toccato il 30% delle pratiche contro una media nel settore raramente superiore al 10%, così nascondendo per tre anni sotto il tappeto di un continuo rinvio l'insufficienza delle riserve stimata in almeno 420 milioni di euro nel 2011.

«Giannini è sicuro di poter dare tutti i chiarimenti necessari», anticipa l'avvocato Giampiero Biancolella che difende l'ex presidente dell'Isvap insieme al collega Cassani, «tanto che ha già concordato con il pm un interrogatorio, a fine mese o più probabilmente in settembre, nel quale potrà dimostrare l'irreprensibilità delle proprie condotte».

 

 

 

IsvapGIANCARLO GIANNINIGiancarlo Gianniniligresti salvatoreSalvatore Ligrestijonella e salvatore ligrestiGiulia Paolo Jonella e Salvatore LigrestiLUIGI ORSI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”