SCAZZO DA SPOGLIATOIO - LETTA-ALFANO, LA PROVA PROVATA CHE NON C’E’ NESSUN “SPIRITO DI SQUADRA” CHE TENGA DUE POLITICHE LONTANE

Fabio Martini per "la Stampa"

Il profano si è divorato il sacro ancora prima che i ministri approdassero in abbazia. C'era poco di spirituale già nel lungo corteo di auto blindate. Pulmini, scorte, agenti, volanti della polizia che - tra due ali di bosco - si inerpicavano alle sei della sera sulla Provinciale di Radicofani per portare un drappello di ministri e un primo ministro nell'Abbazia (sconsacrata) di Spineto.

Appena i ministri sono scesi dai due pulmini, si sono ritrovati, come è ovvio, circondati dal consueto "circo mediatico", microfoni, satelliti, appelli: «Quando dichiarate?». È cominciata così la 24 ore di ritiro, voluta da Enrico Letta in un luogo di antica spiritualità per provare a concentrarsi, per «fare squadra» tra ministri - ecco il punto - che vorrebbero tanto stringersi in team, ma si sentono scoperti alle spalle, poco legittimati da due partiti, il Pd e il Pdl, che continuano a guardarsi in cagnesco.

Ma lo slittamento dal sacro al profano si è consumato via via, col passare delle ore in un crescendo mozzafiato e sul far della notte il ritiro in Abbazia si era trasformato in un rodeo mediatico. Tanto è che, prima di andare a dormire, il primo consuntivo lo faceva trapelare un ministro, con un sms: «Ma quale squadra, qua le squadre sono ancora due!».

Effettivamente, al di là delle buone intenzioni di Letta e di Alfano, a tarda sera il consuntivo era lontanissimo dai propositi evangelici della vigilia. In poche ore è accaduto di tutto, in modo convulso: nel viaggio tra Roma e l'Abbazia di Spineto, in pulmino si è consumato un duro confronto, durato ben due ore, tra Letta ed Alfano sulla manifestazione del Pdl a Brescia. Poi, per trovare le parole giuste da calibrare in un comunicato di compromesso, Alfano si è consultato via cellulare con Berlusconi.

Una volta concordato, il testo è stato letto ai giornalisti dal portavoce di Letta (i ministri non faranno campagna elettorale per le amministrative), ma l' armistizio è durato un'ora, dopodiché si è sfaldato. In una apposita sala stampa si è assistito ad un civile ma davvero inedito duello tra il portavoce di Letta che riferiva ai giornalisti quanto il premier stava dicendo ai suoi ministri in "conclave" («inaccettabile quanto accaduto a Brescia«) e, in contemporanea, la portavoce di Alfano, a sua volta riferiva quanto stava dicendo il vicepremier Pdl sulla impossibilità di sperimentare «maggioranze variabili su singoli provvedimenti». Dai due portavoce la conferma che, non soltanto in pulmino, ma anche dentro l'Abbazia premier e vicepremier avevano tenuto il punto.

Tutto era cominciato davanti a palazzo Chigi. Qui, alle 16, era previsto l'appuntamento dei ministri, che si sono divisi in due pulmini: sul primo il van inizialmente adibito alle scorte c'erano i quattro leader politici del governo, Enrico Letta e Dario Franceschini del Pd, Angelino Alfano e Maurizio Lupi del Pdl. Sul secondo tutti gli altri, tranne otto si erano mossi autonomamente.

Letta e Franceschini hanno messo sotto pressione i due ministri del Pdl, rimproverando l'inopportunità del comizio di Berlusconi a Brescia («un errore») e chiedendo di invertire quel messaggio, uscendo subito con un segnale forte, in controtendenza e in sintonia col Capo dello Stato.

Alfano ha spiegato che per i ministri del Pdl sarebbe stato «impossibile sconfessare Berlusconi», obiezione sensata, che ha aperto la strada ad un faticoso compromesso: un comunicato nel quale si impegnano i ministri a non partecipare a comizi e a talkshow nella attuale campagna elettorale per le elezioni amministrative. Letta avrebbe voluto che, d'ora in poi, i ministri partecipassero a trasmissioni televisive soltanto occupandosi di questioni di propria competenza. Ma ad Alfano e a Berlusconi - che è stato interpellato telefonicamente - questa appendice non è andata bene. Ed è saltata.

Certo, il ritiro di Spineto non è cominciato brillantemente. Il vero obiettivo di Letta è iniziare a consolidare uno spirito di squadra, nella speranza di formare il prima possibile un "partito del governo", capace di tenere botta ai falchi dei due partiti. Nel suo discorso preliminare, quando finalmente i ministri si erano seduti, Letta ha ripetuto moniti e buone intenzioni di tanti suoi predecessori: «Quello che conta sono i provvedimenti e non l'annuncio di questi». Dopo il duello politico con Alfano, i ministri hanno preso la strada delle rispettive stanze e l'Abbazia Vallombrosana del secolo XI, circondata da una proprietà di oltre 800 ettari, ha ripreso il suo secolare silenzio. Ma stamattina si ricomincia.

 

 

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