LONDON FALLING – PRODUCE UN TERZO DELLA RICCHEZZA NAZIONALE MA IL CETO MEDIO SCAPPA - E QUELLO CHE RESTA E’ UNA METROPOLI DIVISA TRA STRARICCHI E ULTRAPOVERI

Enrico Franceschini per "la Repubblica"

La lista delle città britanniche con la più alta qualità della vita, compilata dal
think tank Demos e da una società di analisi della City, contiene numerose sorprese: in testa ci sono Reading e Bracknell, due località di cui pochi al di fuori dell'Inghilterra avranno mai sentito parlare, seguite da Aberdeen, Southampton, Preston e Bristol, non proprio in cima all'elenco dei posti che uno desidererebbe visitare da queste parti.

Ma la sorpresa maggiore è in fondo alla lista: in ultima posizione, alla pari con l'anonima Middlesbrough, c'è Londra. Pur producendo un terzo della ricchezza nazionale, avendo i musei, parchi, teatri, negozi, ristoranti più belli ed essendo meta di milioni di turisti da tutto il mondo, la capitale non è il luogo in cui la maggior parte dei sudditi di Sua Maestà preferiscono vivere.

Al contrario: è il luogo da cui scappano. «La mancanza di case a prezzo accessibile, la congestione del traffico, strutture pubbliche come scuole, trasporti e ospedali insufficienti, superano di gran lunga i vantaggi di risiedere all'ombra del Big Ben», osserva John Hawksworth, uno degli autori del rapporto. «Londra ha successo», conclude l'analista, «ma è un successo pagato a caro prezzo, troppo caro per molti».

Tra coloro che non se ne sorprendono c'è Michael Goldfarb, un columnist del
New York Times che vive da anni nella metropoli lungo il Tamigi, autore di un articolo che nei giorni scorsi ha fatto scalpore sulle due sponde dell'Atlantico. «Londra - denuncia il giornalista americano - sta svuotandosi. La classe media se ne va. Conosco coppie con due ottimi lavori, incarichi di prestigio, che la abbandonano a malincuore per andare a stare nei sobborghi o più lontano, semplicemente perché non riescono più ad avere qui il tipo di vita a cui aspiravano».

E Goldfarb offre una spiegazione del fenomeno: negli ultimi vent'anni la capitale è diventata una città polarizzata, di ricchi e poveri, schiacciando la middleclass: «Il mercato immobiliare londinese è appannaggio dei super-ricchi della terra, che parcheggiano qui i loro soldi con la prospettiva di vederli crescere del 10 per cento annuo».

Questa, in effetti, è la percentuale di cui sono aumentati i prezzi delle case a Londra nel 2012. Ma sono aumentati della stessa pazzesca percentuale nel solo mese di ottobre di quest'anno: il sintomo di una "febbre del mattone", come testimonia un sondaggio secondo cui oggi Londra ospita più residenze per miliardari, case dai 50 milioni di sterline (60 milioni di euro) in su, di qualsiasi altra città del pianeta.

Questi Paperoni russi, cinesi, indiani, arabi comprano a Londra come investimento o per venirci magari due settimane all'anno. Tutti coloro che hanno soldi da parte ne vogliono un pezzo: italiani, spagnoli, greci, rivelano le agenzie immobiliari, sono arrivati a frotte negli ultimi anni di crisi dell'eurozona.

Il risultato è che i prezzi salgono come se fossero drogati. Il costo medio di un'abitazione in città, perlomeno nei quartieri del centro (Westminster, Kensigton e Chelsea) ha raggiunto il milione di sterline. Per questo gli amici del columnist del New York Times, e tanti altri come loro, fuggono da Londra. Non è soltanto una metafora. Provate a girare in macchina verso le otto di sera nelle zone più chic della metropoli e l'impressione di svuotamento balza agli occhi: le belle case attorno a Regent's Park o le eleganti stradine di Belgravia sono tutte al buio, non una finestra illuminata. Lì dentro non ci vive nessuno.

Non è del tutto, esatto, naturalmente, che Londra si stia svuotando. La sua popolazione, che nel 1981 era intorno ai 7 milioni di abitanti, è cresciuta attualmente a 8 milioni e mezzo e si prevede che salirà a 9 milioni entro il 2020 e a 10 milioni nel 2030. Ma ad arrivare sono un pugno di ultra-ricchi e una moltitudine di poveri.

Quelli che possono mandare i figli alle scuole private d'elite da 30 mila sterline (35 mila euro) di retta annua e curarsi presso le cliniche private di Harley street (dove peraltro non si trova un medico bianco anglosassone protestante a pagarlo a peso d'oro: sono tutti indiani, pachistani, egiziani, brasiliani); e quelli che vanno a stare nelle sterminate periferie disagiate, preda di gang, abusi e violenza, espulsi mano a mano che avanza la gentrification (da "gentry", piccola nobiltà), ovvero la ristrutturazione dei quartieri poveri per darli ai ricchi (Shoreditch e Stratford, il quartiere delle Olimpiadi dell'estate 2012, sono due casi recenti).

Il mensile Prospect, che dedica la copertina dell'ultimo numero a questo esodo della middleclass dalla capitale, definisce il fenomeno "la sindrome di Londra": come una malattia in cui si diventa vittime del proprio successo. «Se una città perde la sua classe media, la sua borghesia, perde l'identità che ha contribuito a rafforzarla e a renderla un luogo vibrante e affascinante nel corso dei secoli», concorda il commentatore del
New York Times Michael Goldfarb.

La soluzione, suggerisce la rivista, è costruire più case popolari, scuole statali, ospedali, ovvero fare qualcosa per arginare l'emorragia di chi opta a malincuore per Reading, non potendo più permettersi Londra. La tentazione pericolosa, obietta Boris Johnson, sindaco della capitale, è prendersela con i ricchi: «Dobbiamo ricordare che l'1 per cento della popolazione con il reddito più alto produce il 30 per cento delle tasse nazionali, senza contare quello che dona in beneficenza e che spende a sostegno del consumo, dovremmo dichiararli eroi e la regina dovrebbe nominarli cavalieri, altro che farne un capro espiatorio dei problemi di Londra».

Il sindaco non ha tutti i torti: negli ultimi cinque anni l'economia a Londra è cresciuta del 12,4 per cento mentre nel resto della Gran Bretagna tra il 2 e il 6 per cento, a testimonianza di quanto sia importante il suo ruolo come traino della produttività nazionale. Londra e per esteso il Regno Unito possono continuare a brillare, «se smettiamo di prendercela con banchieri e immigrati », taglia corto l'Economist.

Ma le città, come scrive Peter Ackroyd in London, splendida biografia dell'antica Londinium fondata dai Romani, sono come «un essere vivente»: se togli loro la linfa vitale, quell'insieme di artigiani, bottegai, artisti, studiosi, professionisti, che ne hanno meglio rappresentato l'anima, dai tempi di Shakespeare alle bombe naziste del Blitz, dal declino degli anni '70 al boom dell'era della Thatcher e di Blair, non sono più la stessa cosa.

«Se vogliamo che Londra resti quello che è e anzi progredisca, occorre ridurre lo spaventoso gap tra ricchi e poveri che la sta trasformando », dice David Lammy, il giovane deputato laburista che ambisce a diventare nel 2016 (sfidando proprio il conservatore Johnson) il primo sindaco nero della capitale. «Non c'è bisogno di scatenare una caccia alle streghe contro i super-ricchi per cominciare a difendere meglio i diritti del cittadino medio», rassicura Lammy, che promette di battersi «per il 99 per cento» e non a caso, appena annunciata la candidatura a sindaco di Londra, è corso a New York a prendere lezioni da Bill de Blasio, il democratico italo- americano neo-eletto primo cittadino della Grande mela con un programma radicale come non se ne sentivano da tempo in America.

La "sindrome" di Londra va curata prima che sia troppo tardi, avverte il deputato di colore. Per scongiurare che diventi, come nell'indimenticabile romanzo di Dickens, la storia di due città, "il migliore dei tempi" per pochi previlegiati, "il peggiore dei tempi" per tutti gli altri.

 

LONDRA jpegIL SIMBOLO DELLE OLIMPIADI SUL TOWER BRIDGE DI LONDRA jpeglondra trafalgar squareLondra Tower Bridgelondra bigbenlondra buckingham palacelondra london tower

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO