
LUCI E OMBRE SU SAN SIRO – IL CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO DICE SÌ ALLA VENDITA DELLO STADIO MEAZZA A INTER E MILAN PER 197 MILIONI DI EURO: LA DELIBERA PASSA SOLO GRAZIE AI CONSIGLIERI DI FORZA ITALIA, CHE USCENDO DALL’AULA HANNO ABBASSATO IL QUORUM – LA LEGHISTA SILVIA SARDONE S’INCAZZA CON GLI ALLEATI: “SIETE LA STAMPELLA DI SALA”
SAN SIRO A MILAN E INTER, C'È IL SÌ ALLA VENDITA CON 24 VOTI, FI FUORI.SCAVUZZO,SPERO MAGGIORANZA NON PERDA PEZZI
(ANSA) – Milano dice sì alla vendita di San Siro. A notte fonda, il Consiglio comunale ha approvato la delibera per la cessione dello stadio a Milan e Inter, la cui offerta da 197 milioni di euro sarebbe scaduta proprio oggi.
I voti a favore della maggioranza sono stati 24, sufficienti a far passare il documento grazie alla decisione di Forza Italia di uscire dall'Aula che ha abbassato il quorum; i no sono stati invece 20, nessun consigliere si è astenuto.
Il tempo di ospitare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina che lo storico impianto, a cent'anni dalla sua inaugurazione, sarà abbattuto per lasciare il posto ad un altro, più moderno e funzionale, in tempo per gli Europei di calcio del 2032.
"Abbiamo provato a scrivere una pagina nuova, e siamo solo all'inizio", afferma al termine della seduta di quasi 12 ore la vicesindaca Anna Scavuzzo, che parla di "soddisfazione rispetto alla prospettiva di trasformare l'area di San Siro, su cui c'era preoccupazione per un futuro incerto".
MILANO - STADIO GIUSEPPE MEAZZA
Rimanda invece i commenti alle prossime ore il sindaco, Giuseppe Sala, rimasto in Aula per tutta la seduta. "In 'salese'", il gergo del Consiglio comunale, "mi ha detto 'sono contento'", rivela Scavuzzo, auspicando ora che "la maggioranza non perda i pezzi, anche se il passaggio è stato di forte frizione".
Dei 20 voti contrari alla delibera, sono sette quelli della maggioranza, che si aggiungono a quelli di Lega, Fratelli d'Italia, Noi Moderati e di un consigliere di Forza Italia, Alessandro De Chirico, che ha votato no in dissenso con la linea del partito. Non hanno partecipato al voto il capogruppo della Lista Beppe Sala Sindaco, Marco Fumagalli, che ha dichiarato la sua intenzione di dimettersi, e Manfedi Palmeri del centrodestra.
Nel corso della lunga discussione non sono mancate le polemiche, anche della maggioranza e, soprattutto, dei Verdi, in particolare per avere scelto il metodo della tagliola: un sub emendamento, quando ormai erano le 3 di notte, ha fatto decadere la maggior parte dei 239 emendamenti.
Sino a quel momento ne erano stati discussi appena 25. "Quando ci sono posizioni diverse che si confrontano - prova a tagliare corto la vicesindaca Scavuzzo - la dialettica funziona così. Abbiamo lasciato lo spazio per esprimersi e per assumere una decisione e la maggioranza di questa aula si è espressa". La parola passa ora a Milan e Inter. "Adesso parte una pratica amministrativa non banale - conclude Scavuzzo - e tocca alle squadre fare una parte che fino ad ora hanno fatto troppo poco".
E I LEGHISTI SBOTTANO CON GLI ALLEATI "SIETE LA STAMPELLA DEL SINDACO"
LA LEGHISTA SILVIA SARDONE IN CONSIGLIO COMUNALE
Estratto dell’articolo di Paolo Berizzi per “la Repubblica”
La lunga notte di San Siro inizia con le tende canadesi, i fischietti e i campanacci in "piazza Gaza" — che sarebbe piazza della Scala in modalità pro Pal e anti palazzinari — , e finisce con un volo di stracci nel centrodestra. L'amazzone salviniana Sardone accusa di tradimento Forza Italia nella quale pure ha militato diciannove anni: «Nemmeno nei miei peggiori incubi avrei immaginato una roba così».
SIM SALA BIM - MEME BY EMILIANO CARLI
Il tempo di una birra alla buvette di Palazzo Marino ed eccola di nuovo in aula, ancora lei, più agguerrita di prima. «Sala, lei è il peggiore sindaco nella storia di Milano!». Stentorea, la voce ruvida da arena televisiva.
[…] La stessa musica si ascolta all'esterno, un mantra, infatti ci sono anche i bonghi, "Sala svendi casa tua", il cartello più tenero. Il sindaco resta immobile sullo scranno più alto, scortato dalla vice Scavuzzo, dalle assessore Riva (sport) e Cappello (commercio). Alle sardonate e ai "buuu" della platea annuisce sarcastico: tanto la partita stadio, grazie all'aiutino del centrodestra (i retroscena di corridoio parlano di una telefonata-sblocco di Tajani), è già in tasca, anche quando mancano 239 emendamenti al voto.
[…] Lo stadio Giuseppe Meazza di San Siro sarà venduto, per alcuni svenduto, insieme alla sua gloria. Prezzo di vendita: 1.261 al metro quadrato, o giù di lì. Gli "anti" potevano davvero fare qualcosa per impedire che dopo 99 anni rimanesse ancora un bene pubblico (del Comune)? Forse no. «Voteranno sì, è ovvio. Ma l'opposizione a questo modello padronale e privatistico di città continua», dice Nico Vox al gazebo di Potere al Popolo.
[…] La delibera, dunque. Prima che la plasticità del voto la battezzasse spaccando la coalizione di centrodestra — Lega furiosa con gli alleati di Forza Italia — , i tasselli erano già instradati. Il passepartout si chiama "desistenza azzurra": «Per il bene della città consentiremo l'approvazione della delibera», aveva annunciato donna Letizia Moratti, ex sindaca.
«Non la affosseremo», il coordinatore regionale Alessandro Sorte. I leghisti li bolleranno come "la stampella di Sala". Unico dissidente: il consigliere Alessandro De Chirico. Milano chiama Roma? Facile. Il milanese Salvini dicono se la sia legata al dito. «Questa la pagano», fa uno in felpa tra il pubblico.
Per capire il clima occorre riavvolgere un poco il filo. Uno stadio da demolire con cento anni di storia, 280 mila metri quadrati di area ai "fondi" Usa nerazzurri e rossoneri, 197 milioni incassati (meno 22 di compartecipazione), 1,2 miliardi di investimenti previsti. Però anche cose successe: l'inchiesta "grattacielopoli" in Comune, le intercettazioni sul mattone facile e gli appetiti globali dei costruttori.
La minoranza ricorda l'allarme lanciato da Nando Dalla Chiesa sul rischio infiltrazioni mafiose e riciclaggio: macché, «questa è solo un'opportunità che Milano non può e non deve perdere», Pd e FI sono sulla stessa linea. Si capisce che si andrà lunghi, lunghissimi, nella pancia di Palazzo Marino, ma poi perché, se tutto è già quasi depositato?
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