lucrezia pietro reichlin luciana castellina

“I MIEI FIGLI, LUCREZIA E PIETRO REICHLIN, ECONOMISTI? ERANO GIOVANI COMUNISTI. POI L’AMERICA ME LI HA ROVINATI” - LE MEMORIE DELLA QUASI 94ENNE LUCIANA CASTELLINA: "VEDEVO MUSSOLINI A CASA SUA, ERO AMICA DELLA FIGLIA. VILLA TORLONIA ERA ORRENDA, SEMBRAVA UN MAGAZZINO" - I 5 ARRESTI, L’ULTIMO AD ATENE DOPO IL GOLPE DEI COLONNELLI E LA TELEFONATA DI PINO RAUTI A CUI NON RISPOSE: “MI DISSE CHE VOLEVA AVVERTIRMI DELL’ARRESTO. “MA LEI NON MI HA RICHIAMATO...”

Estratto dell'articolo di Tommaso Labate per corriere.it

 

LUCIANA CASTELLINA

Qua è il 1940 ed è compagna di scuola di Anna Maria Mussolini: «Andavo a giocare a Villa Torlonia. La cosa più sorprendente era l’interno della villa: disordinata, sembrava un magazzino». Qua è il 25 luglio 1943, il giorno dell’arresto di Mussolini: «In vacanza per la prima volta a Riccione, stavo giocando a tennis con Anna Maria. Interruppero la partita all’improvviso, la portarono via».

 

Qua invece è il 1967 e si trova ad Atene dopo il golpe dei colonnelli: «Avevano arrestato duemila persone ma nessuno sapeva dove fossero. Venni a sapere che li avevano portati allo Stadio del Phalerion. Con Furio Colombo salimmo su un taxi ma il tassista si rifiutò di spingersi fin lì. Con la scusa di un caffè, lo lasciammo in un bar e prendemmo la macchina. Il giorno dopo mi arrestarono».

lucrezia reichlin

 

Se Luciana Castellina dimostra tanti in meno dei suoi quasi 94 anni, molto si deve alla scelta di avere la Storia come compagna di allenamento. Con il Novecento ha corso, combattuto, giocato a tennis.

 

Sua mamma era per metà ebrea. Che cosa ricorda delle leggi razziali?

«Avevo zie e cugini che si nascondevano dentro casa, ai Parioli. Ma non sapevo del rastrellamento del Ghetto, di San Lorenzo bombardata. Anzi, non sapevo neanche che esistessero le borgate, la Roma oltre quella che frequentavo. Non sapevo neanche che ci fosse stata la Resistenza, a Roma».

ALFREDO REICHLIN LUCIANA CASTELLINA

Compagna di scuola di Anna Maria Mussolini, frequentava Villa Torlonia.

«Anna Maria aveva avuto la paralisi infantile ed era molto protetta. Chiedeva qualsiasi cosa e la otteneva. A casa sua c’era una casa sull’albero e poi il cinema, vedevamo i film dell’Istituto Luce».

Vedeva Mussolini?

«Donna Rachele più spesso ma anche lui, qualche volta. Girava per questa villa che dentro era bruttissima, sembrava un magazzino».

(...)

Come divenne comunista?

pietro reichlin

«Nove giorni dopo la Liberazione partecipai con i compagni di scuola a una manifestazione per Trieste italiana. Quelli del Pci ci picchiarono di santa ragione e non capivo il perché. Scoprii solo dopo che era una manifestazione organizzata da un gruppetto di neofascisti, che poi diedero l’assalto alla sede del Pci. Respinto l’assalto, dalla direzione del Pci venne fuori un certo Jacchia, che fece un comizio sulla pulizia etnica nei confronti degli sloveni. Il giorno dopo andai a scuola e cercai questi comunisti».

 

(..)

L’università?

luciana castellina foto di bacco (2)

«Ricordo Marco Pannella. Lui dirigeva i goliardi, io guidavo la lista di comunisti e socialisti. Entrambi candidati alle elezioni universitarie, entrambi eletti. L’esperienza più bella fatta in quegli anni è stata a Primavalle, nelle borgate. Le prostitute, soprattutto: avevano figlie che non facevano mai uscire per paura di consegnarle a un futuro da prostitute a loro volta. Noi dovevamo salvare quelle bambine, le portavamo a giocare a pallavolo».

Il rapporto con gli intellettuali del Pci?

«Per anni non li ho incontrati. Diffidenza reciproca».

Poi ne avrebbe sposato uno, Alfredo Reichlin, nel 1953.

«Quando successe avevo già capito come averci a che fare, con gli intellettuali».

Quante volte l’hanno arrestata?

«Cinque. La prima il giorno dell’attentato a Togliatti, 14 luglio 1948. L’ultima in Grecia dopo il golpe dei colonnelli, nel 1967. Paese Sera mi chiese di andare perché conoscevo Atene. Venni a sapere che le famiglie dei duemila arrestati chiusi allo stadio del Phalerion erano state autorizzate a portare dei pacchi a un commissariato. Mi spinsi fin lì con Furio Colombo e un cameraman Rai, dopo aver preso con l’inganno la macchina a un tassista.

 

luciana castellina foto di bacco

Il giorno dopo in hotel trovo una chiamata di Pino Rauti, che all’epoca lavorava al Tempo, ma non lo richiamo. Ancora qualche ora e, uscita dalla doccia, trovo la stanza piena di polizia. Ho giusto il tempo, prima dell’arresto, di inghiottire i foglietti di carta con gli indirizzi dei compagni ricercati. I giornalisti internazionali fecero un appello per la mia liberazione, in cima le firme del New York Times. Poi venni espulsa. Anni dopo, Rauti mi disse che voleva avvertirmi dell’arresto “ma lei non mi ha richiamato...”».

 

(...)

I suoi figli, Lucrezia e Pietro, sono diventati economisti di fama internazionale, lontani dal marxismo-leninismo.

«Erano entrambi giovani comunisti molto impegnati. Poi l’America (sorride, ndr) me li ha rovinati».

Lei è stata protagonista di molte scissioni della sinistra: il Manifesto-Pdup, poi di nuovo nel Pci. Come fu rientrare, nel 1984?

rossanda pintor castellina

«Berlinguer, ormai in minoranza nel Pci, aveva marcato la distanza dall’Unione Sovietica e rotto il compromesso storico. Le ragioni dello stare separati erano svanite. Anni dopo, quando Occhetto propose lo scioglimento, insieme a Ingrao, Natta e Magri firmai la mozione numero 2, che si opponeva alla fine del Pci».

Ancora scissioni.

«Paolo Flores d’Arcais propose di scrivere una lettera di incitamento ai ragazzi italiani che stavano al fronte in Iraq, dov’era scoppiata la guerra degli Usa contro Saddam. A me disgustava la sola idea che si potesse proporre una cosa del genere. Io e Lucio Magri andammo via mentre i più giovani aderirono a Rifondazione comunista, dove però gli rendevano la vita impossibile. Decidemmo a quel punto di entrare anche noi, io feci il direttore di Liberazione e iniziarono a rendere la vita amara anche a me».

Con Rossana Rossanda siete tornate a scrivere sul manifesto, dopo la rottura che intervenne nell’ultimo periodo?

«Prima in un supplemento interno, “Sbilanciamoci”, poi sul giornale vero e proprio. Ma, a novant’anni compiuti, Rossana voleva convincermi a farne uno tutto nostro».

E lei che cosa rispose?

«Che non avevamo più l’età»

 

 

luciana castellina foto di baccocastellinaGINEVRA BOMPIANI - MARILENA GRASSADONIA - ROSSANA ROSSANDA - LUCIANA CASTELLINA Castellina Rossanda

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....